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VIDEO | Violenza donne, autonomia e lavoro: nel Lazio arriva ‘Ricomincio da tre’

Coinvolte in progetto 10 donne uscite da centri e case rifugio

Pubblicato:10-06-2019 15:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:23

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ROMA – Si chiama ‘Ricomincio da tre’ il progetto per l’inclusione sociale e lavorativa di dieci donne vittime di violenza di genere, italiane e straniere di età compresa tra i 18 e i 60 anni in uscita da centri antiviolenza e case rifugio, che la Regione Lazio ha finanziato con 250mila euro provenienti dai fondi Por-Fondo sociale europeo (Fse) 2014-20 nell’ambito delle azioni programmatiche regionali di contrasto alla violenza domestica. Presentato stamattina alla Casa Internazionale delle Donne a Roma alla presenza, tra gli altri, dell’assessora regionale alle Pari Opportunità, Lorenza Bonaccorsi, e della consigliera, Marta Bonafoni, il progetto sarà portato avanti da ‘Donna e politiche familiari’ Onlus, associazione che da vent’anni si occupa di violenza su donne e bambini, e Elidea-psicologi associati, che riunisce un team di psicologi del lavoro.

“Abbiamo scelto di chiamarlo ‘Ricomincio da tre. Sapere, fare, essere‘, perché vogliamo dare a queste donne la possibilità di ricominciare a sapere, saper fare e saper essere”, spiega Teresa Dattilo, psicologa e psicoterapeuta, presidente di ‘Donna e politiche familiari’ illustrando il l’iniziativa. Come? Se l’esperienza della violenza isola, svaluta, rende fragili e dipendenti, “il nostro obiettivo finale- chiarisce alla Dire- è rendere queste donne “autonome dal punto di vista emotivo e psicologico” e “indipendenti a livello economico”.


LE TRE FASI DEL PROGETTO

Un traguardo da raggiungere in tre fasi, più il monitoraggio. La prima, “già iniziata, è la presa in carico in alleanza con la rete di centri antiviolenza, Asl e consultori” di dieci donne residenti nella Regione Lazio selezionate tra i 20 casi segnalati dai servizi, e una “formazione di genere interna finalizzata ad acquisire un linguaggio comune sulle caratteristiche di queste donne”.

Mercoledì inizierà l’orientamento “personale e professionale”, con la definizione del “piano di intervento personalizzato”, per entrare poi nel vivo del percorso con la terza fase: il “progetto individualizzato”, che sarà basato su azioni di: empowerment; formazione comportamentale; gestione di emozioni, relazioni e conflitti; formazione tecnica (inglese, informatica, web design, diritto del lavoro). E ancora: seminari e workshop su come si scrive un curriculum; gruppi di sostegno psicologico; counseling familiare; sostegno e consulenza legale; laboratori inclusivi di teatro, Mindfullness e arteterapia. Il tutto con l’aiuto degli psicologi che lavoreranno per incanalare l’energia impiegata dalle donne nell’alimentare le reazioni disfuzionali alla violenza in “strategie funzionali- spiega Andrea Mazzeo, psicologo del lavoro di Elidea- lavorando sulla presenza a se stesse e riorientando i diversi sé”.

“Occorre aiutare queste donne a raccontare ciò che è accaduto loro in tanti anni, dando un nome a ciò è stato vissuto- continua Dattilo- alleggerirle del senso di vergogna, deresponsabilizzarle e decopevolizzarle rispetto al fallimento del rapporto di coppia”. E “non farle sentire sole”. Come una delle dieci destinatarie di ‘Ricomincio da Tre’, “una donna del Bangladesh, sfregiata con l’acido dal marito che, dopo essere uscita dalla rete dei centri antiviolenza, ora vive sola” e non può contare sull’appoggio della sua famiglia d’origine, che si è schierata dalla parte dell’uomo.
“Tutte le donne selezionate sono senza lavoro e tutte hanno bambini- precisa alla Dire la psicoterapeuta- Staremo con loro circa un anno e saranno supportate, anche attraverso un percorso di gruppo che lavorerà su autostima, autoefficacia e dipendenze affettive”. Saranno circa 20 le persone a lavoro “tra psicologi, psicoterapeuti, psicologi del lavoro, coach, un regista teatrale, una professoressa di inglese. Le donne prenderanno anche un’indennità di 300 euro al mese, come rimborso spese mensile e, al termine del percorso, potranno svolgere tirocini in biblioteche, librerie e catene di parrucchieri”.
‘Ricomincio da tre’ è, sottolinea Bonaccorsi, solo uno dei tasselli di una politica più ampia che “in Regione Lazio l’assessorato alle Pari Opportunità sta portando avanti per rafforzare la rete di sostegno delle donne nella delicatissima fase che, dopo il percorso nei centri e nelle case rifugio, le porta a riaffacciarsi alla vita e a un mercato del lavoro inaccessibile per determinate categorie”. La “Regione Lazio è all’avanguardia rispetto alla politica di contrasto della violenza contro le donne, con una legge che si rifà alla convenzione di Istanbul- interviene Mariagrazia Passuello, della cabina di regia per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere- Anche il piano triennale va in questa direzione e nella legge è contenuta la creazione della cabina di regia regionale che prevede una rete interna all’istituzione” e lavora “in sinergia con le associazioni dei centri per fare prevenzione”.
Per Bonafoni si può fare un primo bilancio di queste politiche dall’entrata in vigore della legge 4 del 2014, quando “abbiamo deciso di incidere sul finale delle storie di queste donne” mettendo in campo strategie di “prevenzione che hanno coinvolto le scuole per il contrasto degli stereotipi” e agito sui “minori vittima di violenza assistita, presi in carico in modo strutturale”, attraverso “il rilancio della rete di consultori, ospedali e centri antiviolenza” e “l’interlocuzione continua con il mondo delle associazioni”. Uno sforzo collettivo che, secondo Bonafoni, rappresenta un cambio di passo rispetto al 2013. E, a livello nazionale, si è reso simbolicamente tangibile ieri, con “la vittoria delle azzurre contro la nazionale australiana ai mondiali di calcio femminile in Francia. La ct ha detto questo: ‘Voi ci vedete, già questo produce uno spostamento’; ‘La marcatura non è a uomo, ma è individuale’, anche questo produce uno spostamento. In Italia si è rotto il simbolico e si sta producendo uno spostamento- conclude- che è culturale”.

BONACCORSI: RAGGIUNTI 76 POSTI LETTO IN CASE RIFUGIO LAZIO

Si chiama ‘Ricomincio da tre’ il progetto per l’inclusione sociale e lavorativa di dieci donne vittime di violenza di genere, italiane e straniere di età compresa tra i 18 e i 60 anni in uscita da centri antiviolenza e case rifugio, che la Regione Lazio ha finanziato con 250mila euro provenienti dai fondi Por-Fondo sociale europeo (Fse) 2014-20 nell’ambito delle azioni programmatiche regionali di contrasto alla violenza domestica. Presentato stamattina alla Casa Internazionale delle Donne a Roma alla presenza, tra gli altri, dell’assessora regionale alle Pari Opportunità, Lorenza Bonaccorsi, e della consigliera, Marta Bonafoni, il progetto sarà portato avanti da ‘Donna e politiche familiari’ Onlus, associazione che da vent’anni si occupa di violenza su donne e bambini, e Elidea-psicologi associati, che riunisce un team di psicologi del lavoro. “Abbiamo scelto di chiamarlo ‘Ricomincio da tre. Sapere, fare, essere’, perché vogliamo dare a queste donne la possibilità di ricominciare a sapere, saper fare e saper essere”, spiega Teresa Dattilo, psicologa e psicoterapeuta, presidente di ‘Donna e politiche familiari’ illustrando il l’iniziativa. Come? Se l’esperienza della violenza isola, svaluta, rende fragili e dipendenti, “il nostro obiettivo finale- chiarisce alla Dire- è rendere queste donne “autonome dal punto di vista emotivo e psicologico” e “indipendenti a livello economico”. Un traguardo da raggiungere in tre fasi, più il monitoraggio. La prima, “già iniziata, è la presa in carico in alleanza con la rete di centri antiviolenza, Asl e consultori” di dieci donne residenti nella Regione Lazio selezionate tra i 20 casi segnalati dai servizi, e una “formazione di genere interna finalizzata ad acquisire un linguaggio comune sulle caratteristiche di queste donne”. Mercoledì inizierà l’orientamento “personale e professionale”, con la definizione del “piano di intervento personalizzato”, per entrare poi nel vivo del percorso con la terza fase: il “progetto individualizzato”, che sarà basato su azioni di: empowerment; formazione comportamentale; gestione di emozioni, relazioni e conflitti; formazione tecnica (inglese, informatica, web design, diritto del lavoro). E ancora: seminari e workshop su come si scrive un curriculum; gruppi di sostegno psicologico; counseling familiare; sostegno e consulenza legale; laboratori inclusivi di teatro, Mindfullness e arteterapia. Il tutto con l’aiuto degli psicologi che lavoreranno per incanalare l’energia impiegata dalle donne nell’alimentare le reazioni disfuzionali alla violenza in “strategie funzionali- spiega Andrea Mazzeo, psicologo del lavoro di Elidea- lavorando sulla presenza a se stesse e riorientando i diversi sé”. “Occorre aiutare queste donne a raccontare ciò che è accaduto loro in tanti anni, dando un nome a ciò è stato vissuto- continua Dattilo- alleggerirle del senso di vergogna, deresponsabilizzarle e decopevolizzarle rispetto al fallimento del rapporto di coppia”. E “non farle sentire sole”. Come una delle dieci destinatarie di ‘Ricomincio da Tre’, “una donna del Bangladesh, sfregiata con l’acido dal marito che, dopo essere uscita dalla rete dei centri antiviolenza, ora vive sola” e non può contare sull’appoggio della sua famiglia d’origine, che si è schierata dalla parte dell’uomo. “Tutte le donne selezionate sono senza lavoro e tutte hanno bambini- precisa alla Dire la psicoterapeuta- Staremo con loro circa un anno e saranno supportate, anche attraverso un percorso di gruppo che lavorerà su autostima, autoefficacia e dipendenze affettive”. Saranno circa 20 le persone a lavoro “tra psicologi, psicoterapeuti, psicologi del lavoro, coach, un regista teatrale, una professoressa di inglese. Le donne prenderanno anche un’indennità di 300 euro al mese, come rimborso spese mensile e, al termine del percorso, potranno svolgere tirocini in biblioteche, librerie e catene di parrucchieri”. ‘Ricomincio da tre’ è, sottolinea Bonaccorsi, solo uno dei tasselli di una politica più ampia che “in Regione Lazio l’assessorato alle Pari Opportunità sta portando avanti per rafforzare la rete di sostegno delle donne nella delicatissima fase che, dopo il percorso nei centri e nelle case rifugio, le porta a riaffacciarsi alla vita e a un mercato del lavoro inaccessibile per determinate categorie”. La “Regione Lazio è all’avanguardia rispetto alla politica di contrasto della violenza contro le donne, con una legge che si rifà alla convenzione di Istanbul- interviene Mariagrazia Passuello, della cabina di regia per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere- Anche il piano triennale va in questa direzione e nella legge è contenuta la creazione della cabina di regia regionale che prevede una rete interna all’istituzione” e lavora “in sinergia con le associazioni dei centri per fare prevenzione”. Per Bonafoni si può fare un primo bilancio di queste politiche dall’entrata in vigore della legge 4 del 2014, quando “abbiamo deciso di incidere sul finale delle storie di queste donne” mettendo in campo strategie di “prevenzione che hanno coinvolto le scuole per il contrasto degli stereotipi” e agito sui “minori vittima di violenza assistita, presi in carico in modo strutturale”, attraverso “il rilancio della rete di consultori, ospedali e centri antiviolenza” e “l’interlocuzione continua con il mondo delle associazioni”. Uno sforzo collettivo che, secondo Bonafoni, rappresenta un cambio di passo rispetto al 2013. E, a livello nazionale, si è reso simbolicamente tangibile ieri, con “la vittoria delle azzurre contro la nazionale australiana ai mondiali di calcio femminile in Francia. La ct ha detto questo: ‘Voi ci vedete, già questo produce uno spostamento’; ‘La marcatura non è a uomo, ma è individuale’, anche questo produce uno spostamento. In Italia si è rotto il simbolico e si sta producendo uno spostamento- conclude- che è culturale”.

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