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Mangiare pop corn al cinema? Galli: “Preoccupato più da no green pass, che mascherina giù”

"Virus evolve continuamente, ma su omicron 3 c'è ancora molto da sapere"

Pubblicato:10-03-2022 18:39
Ultimo aggiornamento:10-03-2022 18:39

massimo galli
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ROMA – “Mi preoccupano meno le persone che vanno al cinema abbassando la mascherina rispetto a quelle che si siedono in sala senza Green pass. Poi, quando andrò al cinema e avrò accanto persone che mangiano davanti al grande schermo, sarò costretto a sopportare il cattivo odore dei pop corn, un segno di profonda inciviltà”. Massimo Galli, professore fuori ruolo di malattie infettive dell’Università di Milano, commenta con ironia il nuovo allentamento delle restrizioni legate al Covid-19.

Dopo due anni di aperture e chiusure, di mascherine rigorosamente indossate a copertura di bocca e naso, l’idea di poterle riabbassare per mangiare e bere davanti a un bel film potrebbe suscitare non poche perplessità. A maggior ragione si si considera che negli ultimi giorni si è tornato a parlare di aumento contagi e nuove varianti. “Su omicron 3 c’è ancora molto da sapere- spiega Galli- la dimostrazione è che il virus è in continua evoluzione e che avremo un inverno australe in cui i paesi dove la vaccinazione è davvero bassa potrebbero avere dei problemi. Già la omicron 2 aveva dimostrato qualche problema, ad esempio con gli anticorpi monoclonali ma non con gli antivirali”.

Nel frattempo, a livello internazionale, “c’è stato un aumento dei casi legati all’epidemia negli ultimi giorni, soprattutto in Gran Bretagna, Svizzera e Francia, ma anche da noi. In Italia, però, a differenza della Gran Bretagna, non c’è stato un aumento di ricoveri in ospedale. Tutto sommato- ricorda il professore- quello che stiamo vedendo è il frutto della riduzione delle precauzioni dell’ultima settimana, degli ultimi dieci giorni. Una riduzione che spero potremo comunque superare senza ulteriori danni”.


Galli invita a non abbassare la guardia sul Covid. “Sarebbe forse il caso di ricordarsi che esistono ancora momenti di rischio, perché la pandemia non è finita e che per quanto le cose siano andate per diverso tempo assai meglio, credo che abbiamo ancora a che fare con alcuni fenomeni legati al coronavirus”.

Di certo, però, “c’è moltissima gente vaccinata e c’è moltissima gente che ha avuto di recente la malattia, perché l’infezione corre e la variante omicron è praticamente quella dominante. Se una persona ha già tre dosi- evidenzia lo studioso- difficilmente avrà un malanno superiore ad un’infezione delle vie respiratorie di bassa gravità e mi rifiuto di dire che avrà un raffreddore o un’influenza. Credo che la tranquillità assoluta sia ancora da venire, ma ritengo che si possa ragionevolmente pensare che questa cosa non possa ripartire con l’energia e la virulenza del passato. Quello che si vuole evitare è che si torni ad avere gli ospedali assediati, ma questo sembra improbabile”.

Gli italiani intanto si pongono sempre la stessa domanda: adesso quanto durerà l’effetto protettivo della dose booster? Secondo i ricercatori dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito l’efficacia inizia a diminuire dopo due mesi. Massimo Galli non è d’accordo: “Non credo affatto che sia così- spiega- soprattutto se si considera la generalità della popolazione. Non credo sia così per le numerose persone che sono state infettate da omicron e che, nella gran parte dei casi, avranno sicuramente una risposta immunitaria ulteriormente spinta da omicron che ha fatto da booster”.

E in tema di risposta anticorpale, Galli aggiunge: “Una volta di più mi sento di dire che sarebbe arrivato il momento di andare a vedere la situazione dei fragili in termini di risposta sierologica. Anche i lavori internazionali, tra cui quello pubblicato dal ‘Morbidity and Mortality Weekly Report’, l’organo ufficiale dei Centers for disease control and prevention-Cdc di Atlanta, ritengono utile misurare questa risposta per poter categorizzare chi risponde e chi no nelle varie situazioni”.

Secondo il professore “parlare di tutto ciò infastidisce molto, perché questi anticorpi hanno un costo, perché è un dato di fatto che le persone se li stiano facendo per conto proprio e che i governi non abbiano intenzione di assumersene l’incarico e la responsabilità. Non di meno credo sarebbe opportuno che chi andrà a fare la quarta dose sapesse quali sono le sue condizioni prima e dopo, per poter ragionare sull’utilità della stessa“.

Fortunatamente ora c’è un’ulteriore arma a disposizione nella lotta contro il Covid-19: “Adesso esistono gli anticorpi monoclonali somministrabili non per via venosa ma per vie più comode come quella intramuscolare– ricorda lo studioso- che possono costituire una barriera difensiva nelle persone che proprio in nessun caso o non possono fare il vaccino o non possono rispondere al vaccino. Si tratta- conclude Galli- di una serie di categorie previste, persone con allergie al vaccino e persone con malattie comportanti una grave immunodepressione”.

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