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Etiopia, assaltata una chiesa ortodossa in Oromia: 29 morti

Media locali accusano la milizia che nega: "Mai violenze su civili"

Pubblicato:10-03-2021 19:30
Ultimo aggiornamento:10-03-2021 19:31

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ROMA – Ventinove persone sono state uccise da uomini armati nella chiesa cristiana ortodossa di Abo, nella città di Debos Kebele, nella regione etiope dell’Oromia: lo hanno riferito fonti della stampa locale. Secondo queste ricostruzioni, diffuse anche dalle testate Addis Standard e Al-Bawba, i fedeli erano riuniti per dare inizio ai due mesi di digiuno previsti dalla Chiesa ortodossa di rito Tewahedo. I testimoni intervistati dai cronisti hanno raccontato che tra le vittime figurano 21 donne, le quali sarebbero state prima portate dai ribelli nella vicina foresta e lì uccise. Alcune di loro avevano con sé dei bambini piccoli. Un sopravvissuto ha puntato il dito contro l’Esercito di liberazione oromo (Ola), una milizia che però oggi ha inviato all’Addis Standard una lettera nella quale nega ogni responsabilità. “Ciò che ci lascia perplessi è che vi siate accontentati del racconto di un singolo individuo” ha sottolineato il portavoce della milizia, Odaa Tarbii. “Vorremmo ribadire che le nostre forze non sono assolutamente responsabili”. Il portavoce ha quindi aggiunto che il gruppo “non colpisce nessuno in base all’appartenenza etnica o religiosa”, che “molti dei nostri combattenti sono a loro volta di fede ortodossa” e infine che quei combattenti che “compiono crimini contro i civili vanno incontro a severe punizioni”.

Il gruppo ha poi accusato un’altra milizia, facendo il particolare di un loro capo o componente, Faqadaa Abdiisaa. In Etiopia le violenze dei gruppi armati sono frequenti. Dopo il suo insediamento nel 2018, il premier Abiy Ahmad ha avviato un processo di riconciliazione volto a disarmare i gruppi ribelli e assorbirli nel sistema partitico. Proprio negli ultimi giorni però, due tra i più grandi partiti di opposizione legati agli oromo – il principale gruppo etnico del Paese – hanno annunciato che boicotteranno le elezioni legislative di giugno denunciando “arresti e repressione” da parte del governo federale. Fuori dalle elezioni anche il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf) contro cui il governo ha sferrato un’offensiva militare, accusandolo di governare illegalmente la regione del Tigray e di aver attaccato una base militare federale.

(Foto di Addis Standard)


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