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Libia, Dambruoso: “Difficile evitare l’intervento militare”

"L'intervento bellico, con tutta la difficoltà di questa affermazione, deve essere preso in considerazione", dice il questore della Camera e deputato di Sc

Pubblicato:10-03-2016 14:05
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:08

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ROMA  – La Libia “deve essere supportata per arrivare a un governo credibile nel medio periodo. L’intervento bellico, con tutta la difficoltà di questa affermazione, deve essere preso in considerazione e credo che sarà difficile evitarlo“. Lo dice il questore della Camera e deputato di Sc, Stefano Dambruoso, intervistato dalla Dire.

“La situazione in Libia è assolutamente fuori controllo- spiega- serve una strategia ben organizzata che prevede un intervento bellico nell’immediato e un progetto su un governo successivo. È questo il tipo di progetto su cui dobbiamo iniziare ad essere consapevoli, chi fa politica e fa analisi di questo tipo sa che andrà a finire così”, sottolinea.

L’intervento italiano comporterebbe un rischio terrorismo più accentuato? “L’Italia già oggi è considerata un membro ufficiale e importante di una coalizione internazionale, quindi non aggiungerebbe nulla al rischio attuale. La fibrillazione di quanto potrebbe accadere a seguito di un intervento in Libia- osserva l’ex pm- avrebbe ripercussioni sul territorio e nelle vicinanze, nel Maghreb”. Occorre valutare “quanto ci possiamo permettere di lasciare che la Libia sola, senza un supporto vero dei paesi interessati, dalla coalizione internazionale ai grandi partner dell’area come l’Iran e l’Arabia Saudita. Non si può lasciarla alla crescita istituzionale autonoma e senza aiuto”, conclude.


“TERRORISMO? IL RISCHIO C’E’, BISOGNA CONVIVERCI”L’arresto di ieri dell’Imam somalo che voleva attaccare Roma è “la conferma di un rischio che in Italia è presente, fortunatamente non così numeroso come in altri paesi europei”, dice Dambruoso, intervistato dalla Dire. “Abbiamo un rischio ricollegabile al fenomeno Isis e al terrorismo di matrice islamica, ma è sotto controllo. Nessuna sottovalutazione certo, però è un episodio che è stato bloccato per tempo quindi la prevenzione ha funzionato e questo è l’aspetto che preferisco valorizzare”, sottolinea. “Dovremo convivere ancora per diversi anni con il rischio dell’area islamista, ci conviviamo già dal 2001, sono passati 15 anni e abbiamo parzialmente acquisito una certa convivenza con questo rischio. Nei prossimi 10 anni credo faremo ancora questo tipo di analisi”, conclude.

“SU SICUREZZA VISIONI DIVERSE DAI 28 PAESI UE” –  “L’Europa considera prioritaria la sicurezza dal rischio islamista ma è difficile mettere d’accordo 28 teste, questo riguarda tutti i temi e anche sulla sicurezza ci sono visioni differenti”, spiega Dambruoso. “Quel che dobbiamo fare insieme è avviare percorsi legislativi che mirino non solo alla repressione ma alla de-radicalizzazione di una comunità che arriverà in Europa e vi si stabilirà sempre più numerosa”, aggiunge.

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