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Italia-Africa, Dioma (Iabw): “Ripartire insieme, nel modo giusto”

All'Italia Africa Business Week (Iabw) anche gli interventi di Ciarlo (Aics), Mazzù (Luiss) e Mistretta (Farnesina)

Pubblicato:09-10-2021 11:30
Ultimo aggiornamento:11-10-2021 09:48

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ROMA – La pandemia di Covid-19 può e deve anzi diventare occasione per “ripartire insieme”, rilanciando una cooperazione economica italo-africana piu’ inclusiva e sostenibile: lo ha sottolineato oggi Cleophas Adrien Dioma, presidente di Italia AfricaBusiness Week (Iabw), forum al via a Roma con una due giorni sul tema “Building Back Better Together”.

In primo piano, in apertura, relazioni imprenditoriali, sociali e culturali. “Già cinque anni fa quando organizzammo la prima edizione apparve evidente che l’Africa era pronta per l’Italia” ha esordito Dioma. “Oggi l’Italia deve mettersi in gioco ed essere pronta per l’Africa”.

Il presidente di Iabw ha parlato del forum come di “un follow up naturale” della conferenza ministeriale che si è tenuta a Roma giovedì e ieri con la partecipazione di delegazioni giunte da 49 Paesi. “Queste giornate dimostrano quanto l’Africa sia interessata all’Italia” ha detto Dioma, annunciando la nascita “a breve” della “prima associazione di africani che vogliono lavorare con l’Italia”.


Secondo il presidente di Iabw, l’Italia ha tanto da offrire anche perché per la sua rete di piccole e medie imprese ha una struttura particolarmente adatta al continente. “Ci sono settori come quelli delle energie rinnovabili e dell’alimentare che dispongono di know-how in grado di sostenere la crescita” ha detto Dioma. Convinto che l’interesse per queste opportunità si sia già espresso nella “crescita costante” del forum nei suoi primi cinque anni. “All’inizio era solo un sogno, perché volevamo fare qualcosa per aiutare il nostro Paese di adozione e per l’Africa, la nostra terra madre” ha detto il presidente di Iabw, origini in Burkina Faso, una vita in Italia. “Questo sogno oggi deve continuare: l’Italia è un Paese bellissimo; noi lo amiamo e qui crescono i nostri figli”.

Ad aprire i lavori, con Dioma, rappresentanti anche politici di Paesi di diverse aree subsahariane. Tra loro Denis-Christel Sassou Nguesso, ministro della Cooperazione internazionale e della promozione del partenariato pubblico-privato della Repubblica del Congo, Abdoulaye Diop, ministro degli Affari esteri e della cooperazione del Mali, Patrick Rajoelina, ministro degli Affari esteri del Madagascar e Dee-Maxwell Saah Kemayah, ministro degli Affari esteri della Liberia. A intervenire nel panel inaugurale anche Marina Sereni, viceministra italiana degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

DIOP (MALI): MEDIA NON RACCONTINO SOLO GUERRE

Basta con le “immagini negative” dell’Africa, presentato spesso dai media come un continente dilaniato dalle guerre, nonostante le tante iniziative e opportunità che offre sul piano imprenditoriale e degli investimenti: è l’appello di Abdoulaye Diop, ministro degli Affari esteri e della cooperazione del Mali.

“C’è una maggioranza di persone che si danno da fare e che investono” ha detto Diop, facendo riferimento al suo e ad altri Paesi.

Nell’intervento il ministro ha parlato anche di economia. “Il Mali è il primo produttore di cotone del continente ma appena il 2 per cento della lavorazione e del confezionamento avviene sul territorio nazionale” ha detto il ministro. “L’obiettivo è arrivare a un’industria locale dei filati, che dia lavoro e opportunità ai giovani”.

In evidenza anche il ruolo delle comunità maliane all’estero. Secondo Diop, “le rimesse e i contributi delle diaspore valgono oggi ben l’11 per cento del Prodotto interno lordo”.

CIARLO (AICS): PER CONTINENTE 30% RISORSE SVILUPPO

L’Africa è “assolutamente prioritaria”, come conferma il fatto che solo nel 2019 il sistema della cooperazione italiana ha investito per il continente 400 milioni di dollari, il 30 per cento delle risorse pubbliche destinate allo sviluppo: lo ha detto oggi Emilio Ciarlo, dirigente dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).

Ciarlo ha sottolineato che Aics ha nel continente il maggior numero di sue sedi all’estero. Il dirigente, responsabile dell’Agenzia per le Relazioni istituzionali e la comunicazione, ha aggiunto: “L’Africa è il principale partner destinatario dei nostri investimenti, che sono pensati per una rinascita in un’ottica di partnership”.

MAZZU’ (LUISS): FORMARE STUDENTI A PROVA DI FUTURO

Un “programma diaspore”, un piano per l'”international training”, un osservatorio sui movimenti degli studenti tra Italia e Paesi africani: queste, secondo Marco Francesco Mazzù, recruting leader e professore di Digital & Marketing, alcune delle iniziative della Luiss per contribuire a formare generazioni “a prova di futuro”.

Il capitale umano per noi sono gli studenti e i ricercatori e da sempre le università sono i luoghi dove cominciano e sono favoriti i cambiamenti e la costruzione delle nuove conoscenze” la premessa di Mazzù. “E’ lì che si realizzano incontri su più fronti, quelli che servono per una nuova generazione che abbia orizzonti internazionali”.

Il professore ha citato l’impegno specifico della Luiss. “Negli ultimi cinque anni le domande di ammissione sono cresciute in modo esponenziale” ha detto. “La presenza degli studenti africani ha cambiato in meglio le dinamiche di interazione e le capacità di ‘problem solving’ lavorando in gruppo con la giusta prospettiva sociale e umana”.

Secondo Mazzù, animatore quest’anno del ciclo di dibattiti del Programma diaspore insieme con l’associazione Le Reseau, tra le espressioni chiave c’è “brain circulation”. “Questo scambio deve correre lungo due direzioni, sia verso i Paesi europei che verso l’Africa” ha sottolineato il professore. Convinto che la formazione e la crescita dei talenti africani sia la prospettiva del nuovo “international training program”. Con il supporto e in rete con l’imprese, ha detto Mazzù, lavoreremo per “una nuova generazione che abbia una leadership multiculturale”.

MISTRETTA (FARNESINA): IL BUSINESS VA DOVE C’È LA PACE

“Il business va dove c’è la pace, lo diciamo da amici”: così oggi Giuseppe Mistretta, direttore centrale per l’Africa subsahariana del ministero degli Esteri, in merito al conflitto in corso in Etiopia dal novembre scorso.

Secondo il diplomatico, l’appello per “la stabilità, il progresso e la tranquillità che c’erano fino a qualche anno fa” ha segnato tutte le occasioni di confronto tra i governi di Roma e di Addis Abeba, da ultimo ieri in occasione del forum Incontri con l’Africa 2021. “Vogliamo rivedere condizioni di pace e di stabilità in Etiopia” ha sottolineato Mistretta, parlando di “un feeling degli italiani, non solo del governo ma delle persone”, in riferimento al conflitto che contrappone il partito al potere nella regione del Tigray al governo federale.

Menzionate, durante l’intervento, le elezioni legislative di quest’anno. “Hanno confermato per un nuovo mandato il primo ministro Abiy Ahmed e dove si sono tenute si sono svolte correttamente” ha detto Mistretta.

Dobbiamo risolvere però la situazione umanitaria; l’Italia sta inviando container sotto la bandiera di Echo, la cooperazione europea, non solo in Tigray ma ovunque c’è un’emergenza”. Al termine dell’intervento ancora un appello: “Vogliamo vedere l’Etiopia in pace, e unita”. Mistretta ha parlato del conflitto durante un panel dedicato alle prospettive di cooperazione con l’Etiopia, organizzato da forum Italia Africa Business Week.

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