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Al cinema il thriller psicologico ‘America Latina’ dei fratelli D’Innocenzo: “Il femminile ci salva”

Dopo il successo di 'Favolacce' i gemelli tornano a lavorare con Elio Germano. Il film è in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Pubblicato:09-09-2021 17:36
Ultimo aggiornamento:12-01-2022 11:00

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VENEZIA – Una moglie, un marito e due figlie che vivono in una villa immensa con tanto di piscina nelle campagne di Latina. Lui, professionista, possiede uno studio dentistico. Tutto sembra perfetto, fino a quando un giorno, scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita. È ‘America Latina’ il nuovo film dei gemelli D’Innocenzo, presentato in concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia e nelle sale dal 13 gennaio.

“Come ci sentiamo ad essere qui? Personalmente mi ca.o sotto-, ha dichiarato Damiano D’Innocenzo in conferenza stampa presentando il film a Venezia- poi per scordarmi di questa codardia, con mio fratello cerchiamo di fare sempre più cose, senza pensare a ciò che gli altri si aspettano da noi e noi da noi stessi. Una bulimia, disordine, estremamente vitale che difendo con grande fierezza”.

Una fame di cinema e voglia di mettersi alla prova che non si placa mai, ‘America Latina’ n’è l’esempio, visto che, come hanno raccontato i gemelli, è nato durante il Festival di Berlino, mentre attendevano di sapere se avrebbero vinto qualcosa con ‘Favolacce’. Come in quest’ultimo, anche in ‘America Latina’ ritroviamo Elio Germano, che però interpreta un personaggio molto distante dal precedente. “È l’antitesi dell’uomo vincente, macho. Il film parla dell’immaginario che vogliamo riempire, del ruolo che dobbiamo interpretare nella vita e nella società. È un modello che invade anche il femminile. Questo personaggio ha una sensibilità e caratteristiche femminili”, ha dichiarato Elio Germano al Lido.


Il femminile ci salva, era il principale tema che volevamo esplorare. Quanto l’amore riesce a mettere i pezzi a posto? Anche quello platonico, non corrisposto, fraterno. Noi stessi quando amiamo rendiamo il mondo più bello”, ha dichiarato Fabio D’innocenzo. “Ogni volta che ci approcciamo all’amore ci ricongiungiamo con i nostri fantasmi, con suspance, dolcezza, ossessioni e thriller quindi. Il film è anche profondamente tenero. Ogni sentimento per decollare deve avere il suo contrario vicino, perché la vita è piena di contraddizioni”, ha proseguito il regista.

È una storia immersiva. Non è un viaggio al termine della notte ma dell’uomo– ha spiegato- Volevamo fare un film diverso da ‘Favolacce’, meno bozzettistico, frammentario, un film dritto, con un personaggio che vive la storia e ce la fa vivere attraverso il suo sguardo”. Amore, quindi, ma anche conflitto tra verità e apparenza, intrinseco nello stesso titolo della pellicola.

“Viviamo in società che ci chiede di aderire a un metodo vincente e tutto viene schiacciato in questa prospettiva- ha spiegato Germano-. Bisogna essere performanti, accordati al sistema del mercato, per cui contano solo i numeri. I sentimenti non sono quantificabili, quindi non servono, non esistono. America Latina è un posto immaginario, un’antinomia tra un’America ideale, come vorremmo che fossimo,  come vorremmo apparire, cioè vincenti, e un posto che era una palude. Quindi la nostra palude rispetto all’immaginario che vorremmo proiettare sugli altri. E come si realizza questo? Nascondendo parti di noi, nascondendo sotto, in uno scantinato. Quando ciò che è sotto viene fuori mette in crisi tutto ciò. È una conflittualità interna per riconoscere la quale bisogna avere una certa sensibilità. Altra caratteristica che non va di moda. L’uomo sensibile, fragile, che riesce ad avere ancora questi sentimenti, scopre questa frattura, questo bipolarismo. E fa un viaggio per ritrovarsi, in un viaggio all’interno per ritrovare la sincerità. In un mondo di fake news è qualcosa che non si trova. È una ricerca di sincerità, per questo una storia d’amore”.

Ad accompagnare questo percorso le musiche dei Verdena. “È la loro prima colonna sonora e non credo ce ne saranno altre. Gli abbiamo chiesto di lavorare in sottrazione, di non essere declamatori nella musica. La musica doveva accompagnare il film con grande gentilezza”, ha spiegato Fabio D’Innocenzo durante un incontro con i giornalisti.

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