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Caso mamma Frida, il Tribunale di Venezia non ha mai ascoltato la bambina. La denuncia di Differenza Donna

La figlia è costretta ora a collocamento diurno extrafamiliare ed obbligata agli incontri con il padre che l'ha riconosciuta tardivamente

Pubblicato:09-05-2024 13:32
Ultimo aggiornamento:09-05-2024 13:32
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ROMA – “E’ stato emesso dal Tribunale di Venezia nel caso di una bambina riconosciuta tardivamente dal padre e che si ritiene condizionata dalla madre sulla base di valutazioni di consulenti di psicologia giuridica un provvedimenti limitativo della genitorialità materna sulla base del costrutto ascientifico dell’alienazione parentale“, che ha come “gravi conseguenze” per la bambina, come per tutti i figli. “Il provvedimento è stato emesso senza ascoltare la bambina né direttamente, come prevede la legge, né tramite ausiliari o incaricando servizio sociale, né procedendovi il curatore speciale, e dispone il collocamento diurno della bambina extrafamiliare, anche avvalendosi della forza pubblica”. E’ la denuncia sollevata dall’associazione Differenza Donna sul caso di mamma Frida e di sua figlia, costretta ora a collocamento diurno extrafamiliare ed obbligata agli incontri con il padre. La Commissione d’Inchiesta sul Femminicidio su input della senatrice Valeria Valente, a capo del coordinamento del gruppo di lavoro sulla violenza istituzionale, ha annunciato di voler vedere tutti gli atti in questione proprio a riguardo della corretta applicazione di quanto previsto dalla Riforma Cartabia.

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“L’Associazione Differenza Donna- ricordando tutta la battaglia contro l’alienazione parentale- sin dal primo ingresso nelle aule giudiziarie dei costrutti ascientifici riconducibili alla cornice ideologica della cosiddetta Alienazione genitoriale (ma anche alienazione parentale, sindrome di alienazione genitoriale, ecc.), ha segnalato le gravi compressioni dei diritti e delle libertà fondamentali che questa cornice ascientifica produce. Il comitato CEDAW continua a esprimere preoccupazione per l’incremento di provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale delle donne, che hanno denunciato violenza nelle relazioni di intimità, basate sulle valutazioni di consulenti che contengono riferimenti alla PAS”.
(DIRE) Roma, 9 mag. – “Il Rapporto del gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza domestica e ogni altra forma di violenza di genere contro le donne (GREVIO) nel 2020- ricorda l’associazione- ha sottolineato l’inadeguatezza della risposta giudiziaria in materia di affidamento dei figli e delle figlie vittime di violenza assistita. La Corte di Cassazione, con ordinanza del 17 maggio 2021 n. 1327 e poi con ordinanza del 24 marzo 2022 n. 9691 ha chiarito che i provvedimenti assunti recependo in maniera acritica censure alla genitorialità materna genericamente motivate sulla base della cosiddetta sindrome della ‘madre malevola’ restaurano la ‘colpa d’autore’, risalente a dottrine giuridiche espunte dal nostro ordinamento in quanto incostituzionali, con gravi conseguenze sullo sviluppo psicofisico dei figli e delle figlie minorenni che patiscono, quale conseguenza immediata e diretta, la recisione del legame materno. È stato chiarito inoltre- ricorda l’associazione- che l’utilizzo della forza pubblica nei confronti dei minorenni è da ritenersi fuori dallo Stato di diritto”.


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“Il Senato ha approvato nell’ambito della riforma della giustizia civile- continua Differenza Donna- importanti modifiche normative che escludono la legittimità dell’ingresso nelle aule giudiziarie di costrutti ascientifici e il ricorso indiscriminato alle consulenze psicoforensi. Il Parlamento europeo con la Risoluzione del Parlamento europeo del 6 ottobre 2021 sull’impatto della violenza da parte del partner e dei diritti di affidamento su donne e bambini (2019/2166(INI)) sottolinea che la cosiddetta ‘sindrome da alienazione parentale’ e concetti e termini analoghi, che si fondano solitamente su stereotipi di genere, operano a scapito delle donne vittime di violenza domestica, colpevolizzando le madri per aver alienato i figli dal padre, mettendo in discussione le competenze genitoriali delle vittime, ignorando la testimonianza dei bambini e i rischi di violenza cui sono esposti i figli e pregiudicando i diritti e la sicurezza della madre e dei bambini; di conseguenza esorta gli Stati membri a non riconoscere la sindrome di alienazione parentale nella loro prassi giudiziaria e nel loro diritto e a scoraggiarne o addirittura proibirne l’uso nei procedimenti giudiziari, in particolare durante le indagini per accertare l’esistenza della violenza”.

Prosegue l’associazione: “La Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza nei confronti delle donne ha depositato ad aprile 2023 un rapporto relativo all’utilizzo della pas e ogni sua derivazione nei procedimenti relativi alla responsabilità genitoriali, segnalando l’incremento di provvedimenti limitativi della genitorialità materna sulla base di questo costrutto con gravi conseguenze per i figli e le figlie. L’esecuzione di questi provvedimenti, dunque- continua l’associazione- ancora incombe sulla vita di bambini e bambine anche molto piccoli, che da un giorno all’altro si vedono strappati all’affetto della loro madre protettiva con modalità che non trovano alcuna legittimazione nell’ordinamento e che anzi violano i loro diritti e libertà fondamentali”.
L’Associazione Differenza Donna ritiene “non procrastinabile un’azione netta e univoca che protegga i bambini, le bambine e le loro madri dalle gravi violazioni in corso nei loro confronti provvedendo all’adozione di tutti i provvedimenti nelle Loro rispettive competenze, ivi incluso l’adozione di un decreto urgente che dichiari l’inefficacia dei provvedimenti motivati sulla base dell’alienazione genitoriale, in ogni sua declinazione”.

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