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Emergenza sicurezza a Milano, cosa sta succedendo

Episodi di criminalità in crescita a Milano da mesi, soprattutto sul filone baby gang. C'è un problema sicurezza? Intanto, nella notte un poliziotto è stato accoltellato il 25 aprile un rom è stato freddato in strada

Pubblicato:09-05-2024 12:37
Ultimo aggiornamento:09-05-2024 12:46

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MILANO – Nella notte un poliziotto è stato accoltellato alla schiena mentre cercava, insieme ad alcuni colleghi, di arrestare un uomo che lanciava pietre contro treni e passanti alla stazione di Lambrate. E la un paio di settimane fa un uomo è stato freddato con tre proeittili in strada, forse per una faida tra famiglie rom. Cosa sta succedendo a Milano? Si sta aprendo una fase ‘emergenza’ sicurezza? Quel che è certo è che gli episodi di criminalità e violenza, in particolare ad opera di baby gang, sono da tempo in aumento.

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COSA È SUCCESSO ALLA STAZIONE DI LAMBRATE

Il poliziotto Christian Di Martino, 35 anni, è stato accoltellato durante le operazioni di arresto di un 37enne di origini marocchine che stava infastidendo le persone in stazione di Lambrate e lanciava pietre contro i treni. Il poliziotto ferito, colpito con tre fendenti alla schiena, è stato operato d’urgenza nella notte all’ospedale Niguarda.
I poliziotti delle ‘volanti’ sono intervenuti a Lambrate verso mezzanotte, su richiesta della Polizia ferroviaria che era alle prese con la furia del 37enne marocchino: appariva in forte stato di agitazione aveva lanciato pietre contro i treni ma anche contro alcuni passanti. Una donna, infatti, era stata colpita alla testa.


LA RAPINA COL MORTO DI QUALCHE GIORNO FA

È finita col morto la rapina di un cellulare poco più di un decina di giorni fa, con un uomo freddato a colpi di pistola in via Varsavia Jhonny Suleimanovic, un rom bosniaco di 18 anni, ucciso nella notte tra il 25 e il 26 aprile davanti agli ingressi dell’Ortomercato di Milano. L’uomo è stato colpito da tre proiettili che lo hanno colpito e ucciso sotto gli occhi della madre e del fratello. La pista è quella della faida tra famiglie nomadi: l’agguato potrebbe essere una risposta a uno sgarro precedente, un regolamento di conti finito nel sangue.

BABY GANG SEMPRE PIÙ VIOLENTE

Tra la fine del 2023 e questa prima parte del 2024 emerge molto di più la violenza gratuita delle baby gang, o al limite quella più finalizzata delle guerre per il controllo delle piazze della droga. Esempi? Un diciottenne e un sedicenne fermati dai carabinieri a marzo per un tentato omicidio di un anno prima ai danni di un giovane studente indiano in Erasmus in Italia. Due coltellate alla schiena per un cellulare e un po’ di contanti. Sempre a marzo altri due 19enni (già in galera) raggiunti da una seconda ordinanza di custodia per aver accoltellato un 21enne nella sciccosa corso Como della movida. C’è poi la vendetta ‘in contumacia’ di un uomo, che avendo litigato con un 38enne con reciproco scambio di minacce roteando coltelli ha poi mandato cinque conoscenti a pestarlo a sangue riducendolo in fin di vita quando questo si era ripresentato con una scacciacani.

IL CASO SHIVA

E la violenza dei rapper, quella che arriva quando salta il confine con la fiction da videoclip? Abbondanti le foto di Baby Gang (con la viralità alimentata dai giudici che gli parlano da genitore), un altro epigono del genere che ha gambizzato a colpi di pistola due rivali è il 24enne Shiva, arrestato a ottobre per tentato omicidio dopo una sparatoria innescata a Settimo l’11 luglio. Entrambi i feriti, lievi- reticenti in ospedale e con le forze dell’ordine- a confermare indagini che hanno inquadrato i fatti in vecchi contrasti tra frequentatori del mondo rap/trap milanese e Shiva, che avrebbe reagito a un’aggressione. Buone ultime, ma solo per motivi cronologici, il gruppo di ragazzine capaci di assalire e sfregiare con una lattina d’alluminio per bevande un uomo di 31 anni a Chiesa Rossa. Il taglio sul volto è rimasto indelebile, come confermato anche dalla vittima in video; i fatti risalgono al 28 dicembre, anche se i carabinieri sono risaliti solo una settimana fa a una 15enne e una 17enne a capo di un gruppo di cinque altre coetanee che operavano tra Rozzano e la periferia sud di Milano. “Concreto e serio” il pericolo di reiterazione dei reati, ha rilevato il gip nel convalidare gli arresti.

LE MANI DEI PIROMALLI

Tutto questo testosterone, maschile e femminile, mentre i professionisti della violenza la usano sempre meno per infiltrarsi al meglio nelle maglie larghe della Milano che lavora e produce, consuma e crepa. Vedi i Piromalli, marchio storico a denominazione d’origine controllata della ‘ndrangheta, che all’Isola si erano già comprati quattro punti vendita di cibo e bevande al “Mercato Comunale”. Le mani dei Piromalli si erano poi allungate ad alcuni locali della movida milanese, presi in controllo attraverso prestanome privi di qualunque esperienza. Ci sono poi stati cinque arresti dei carabinieri di San Donato coordinati dalla procura di Lodi per chiudere una guerra di droga che ha visto due tentati omicidi il 27 settembre e il 30 novembre scorsi durante scontri tra due fazioni rivali in lotta per il controllo della piazza di San Giuliano Milanese. Nelle colluttazioni furono usati anche bastoni e coltelli e le perquisizioni domiciliari degli arrestati hanno fatto emergere anche un revolver 44 magnum (carico e pronto all’uso) nascosto dentro l’auto di un quarto arrestato. Alla Barona invece, storica periferia operaia milanese, 14 arresti a fine febbraio hanno interrotto un flusso di cocaina che arrivava anche in Sardegna. I malviventi custodivano armi da fuoco, per conto dei vertici dell’associazione, in nascondigli anche all’interno di alcuni locali pubblici.

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