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Bologna, lavoratori Rotopress non mollano: “Andremo fino a Loreto”

Lunedì manifestazione a Bologna, e intanto il sit-in permanente supera i 100 giorni consecutivi

Pubblicato:09-09-2022 15:16
Ultimo aggiornamento:09-09-2022 15:16
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Bologna, lavoratori Rotopress non mollano: "Andremo fino a Loreto"
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BOLOGNA – “Abbiamo intenzione di fare una prima manifestazione lunedì qui, davanti ai cancelli del Carlino, e poi abbiamo anche in previsione una ‘discesa’ giù a Loreto, dove si trova la proprietà della nostra azienda, dove poter manifestare anche lì. Perché noi rivendichiamo, come da quattro mesi, il diritto alla dignità e al lavoro”. Superata la soglia dei 100 giorni di presidio permanente, 103 per l’esattezza, i lavoratori della Rotopress di Bologna annunciano una doppia iniziativa per incalzare la proprietà sul futuro dell’azienda. Davanti ai cancelli della sede di via Mattei, ormai da quattro mesi i lavoratori si alternano nella protesta, dandosi il cambio ed esponendo striscioni ben visibili dalla strada, e chiedendo delle risposte sul destino dello stabilimento bolognese, specializzato in stampe grafico-commerciali, che fa capo al gruppo Figini con sede appunto a Loreto, nelle Marche, ma di cui è socio anche il gruppo Monrif, società editrice del quotidiano Il Resto del Carlino, che detiene il 33% delle quote. Sono infatti in 34 da maggio in cassa integrazione a zero ore, con le rotative ferme. Risposte, dicono, ancora non sono arrivate.

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“È stato chiesto un incontro a breve, è arrivato il momento di capire, nel bene e nel male, se c’è futuro per la nostra azienda. Abbiamo intenzione questo mese di alzare lo scontro, passare a una ‘fase due’ e per avere risposte definitive”, motiva Augusto Serino, dipendente Rotopress da 24 anni e componente della segreteria Uilcom dell’Emilia-Romagna.
Infatti, “è giunto il momento che ci sia chiarezza, i quattro mesi di presidio incominciano a pesare- aggiunge Enrico Baldazzi, Slc-Cgil Bologna- ognuno si prenda le proprie responsabilità e concorra alla risoluzione di un problema che non può rimanere insoluto e deve trovare delle soluzioni nel rispetto dei lavoratori che sono qua al presidio e delle loro famiglie”. Nel frattempo, però, anche tra i lavoratori serpeggia la sfiducia. “Abbiamo raggiunto un clima di tensione anche tra di noi, si può capire molto bene che quattro mesi qua fuori sono diventati qualcosa di insostenibile”, conclude Serino.


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