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“Quella notte ho afferrato mio fratello Sultan di 6 anni e ci siamo tuffati nell’acqua gelida. Dopo un’ora, intorno alle 4 del mattino, è morto. La Guardia costiera italiana è arrivata due ore dopo a recuperarmi”. Assad è un profugo siriano di 22 anni e la sua è una delle testimonianze raccolte dal collettivo di giornalisti Lighthouse Reports, in un’inchiesta che ricostruisce il naufragio di migranti a Cutro del 26 febbraio in cui sono morte 94 persone, e chiama in causa Frontex e l’Italia. Ora la Procura di Crotone ha disposto perquisizioni nelle sedi di Frontex, Guardia costiera e Guardia di Finanza ed emesso sei avvisi di garanzia per omicidio e disastro colposo in conseguenza di omissione di soccorso. Il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury: “Ora basta rimpallarsi le responsabilità: le autorità italiane e Frontex dicano chiaramente che cosa non è andato e si assumano la responsabilità, perché quel naufragio poteva e doveva essere evitato”.
Sono emersi anche elementi positivi al summit della Comunità politica europea che si è tenuto a inizio mese in Moldavia, nonostante l’inasprirsi della guerra in Ucraina. Ne è convinto Bernardo Venturi, direttore dell’organizzazione non-profit Agenzia per il peacebuilding, che guarda alla regione del Caucaso: “Abbiamo visto durante questo vertice così come a Praga sei mesi fa come l’Azerbaigian e l’Armenia si sono parlati e si sono incontrati per discutere del Nagorno-Karabakh, una terra contesa che negli ultimi mesi ha visto sfortunatamente ampi scontri armati”. Secondo Venturi, il format è interessante perché tiene insieme più Paesi rispetto all’Unione Europea ma va migliorato, anzitutto coinvolgendo le realtà della società civile.
Presentato a Roma, nei locali dell’Accoglienza del Buon pastore, con la Comunità di Sant’Egidio e l’associazione Connect, un libro che non parla di frontiere ma di ciò che unisce. L’autore, nigeriano, è Nnamdi Oguike. “Ho scelto di intitolare questa raccolta di racconti ‘Non dire che non è il tuo Paese’ per invitare i lettori a identificarsi con tutti i Paesi che sono descritti nel libro” ci dice. “Immagino che nessuno al mondo possa essere cittadino di tutti questi Paesi insieme e che quindi si potrebbe essere portati a dire: ‘Beh, questo Paese di cui si parla non è il mio e dunque questa storia non mi riguarda’. Il libro invece vuol comunicare che non è così, che questi Paesi sono fatti da essere umani”.
Innovazione tecnologica al servizio di una crescita inclusiva: è la promessa di Gitex Africa, mostra internazionale alla prima edizione nel continente, a Marrakech, in Marocco. Secondo gli organizzatori, a partecipare sono da ieri circa 900 società e 250 relatori con manager, delegati o rappresentanti in provenienza da 95 Paesi. Gitex è una rassegna tecnologica nata nel 1981 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. L’edizione 2023 si è invece spostata in Marocco, con il sostegno del re Mohammed VI, favorevole all’avvio di appuntamenti annuali in Africa.
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