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Asvis in Farnesina: “Ora 3015 giorni di sviluppo”

Rilanciato l'appello per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell'Agenda 2030 dell'Onu

Pubblicato:07-02-2020 09:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:58
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di Brando Ricci

ROMA  – Tremilaquindici giorni per salvare il pianeta. Puntando su cooperazione, anzitutto con l’Africa, senza dimenticare il clima, con un approccio “olistico” e “creativo”. L’appello, per i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda 2030 dell’Onu, è stato rilanciato durante una conferenza in Farnesina.

Al centro dell’incontro cosa fare per attuare quella che secondo il direttore dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (AsVis), Enrico Giovannini, è la “la più grande dichiarazione d’intenti rispetto al futuro che il genere umano abbia mai prodotto”.


L’Alleanza è nata quattro anni fa con l’obiettivo di incrementare la conoscenza dell’Agenda e dei suoi 17 obiettivi sia presso le istituzioni che nella società civile e nelle imprese. Il direttore ha sottolineato il ruolo avuto dalla sua organizzazione nella scelta della Commissione europea di utilizzare l’Agenda 2030 come quadro di riferimento per le politiche. Non sono mancati però gli interventi che hanno sottolineato alcune criticità. La segretaria generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, ha messo in evidenza come, nonostante miglioramenti in alcuni aspetti, almeno tre obiettivi contenuti nel piano delle Nazioni Unite sono molto lontani dall’essere raggiunti: la lotta contro il cambiamento climatico, la riduzione delle disuguaglianze e la sfida della trasformazione digitale. A rappresentare la diplomazia italiana al più alto livello politico la viceministra Emanuela Del Re, che ha insistito sul ruolo della cooperazione allo sviluppo e sull’importanza che questa ricopre nel raggiungimento degli scopi dell’Agenda. Secondo Del Re, l’Italia ha elaborato in questo senso un modello efficace, al punto da “essere stato indicato come ‘best practice'” dall’Ocse. La viceministra ha parlato anche del rapporto stretto che unisce l’Italia all’Africa, dove si è recata ancora questo mese, in Senegal: “All’Africa destiniamo il 46% dei nostri aiuti bilaterali e sempre in Africa si trovano 11 dei 23 ‘priority country’ per la nostra collaborazione allo sviluppo”. Uno degli aspetti discussi sono state le modalità di finanziamento alla cooperazione allo sviluppo. Se del Re ha detto che la soglia dello 0,7% del Prodotto interno lordo stabilito come obiettivo dall’Onu “non può essere l’unico criterio di valutazione”, Gemma Arpaia, dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) ha messo in luce la “volatilità nello stanziamento di fondi verso i progetti”, convenendo sul fatto che bisogna comunque “monitorare la qualità e non solo la quantità”. Tutti d’accordo infine sulla necessità di un cambio di narrazione rispetto alle sfide poste dall’Agenda. Secondo Giovannini, il testo dovrebbe entrare a far parte dei programmi di studio delle scuole. Del Re è andata oltre, affermando che i contenuti del documento dovrebbero “entrare a far parte del lessico quotidiano dei ragazzi”.

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