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Tracce della misteriosa Theia nel mantello terrestre

Uno studio pubblicato su Nature spiega che il protopianeta, della cui esistenza non ci sono prove, avrebbe lasciato dei resti vicino al cuore incandescente della Terra

Pubblicato:06-11-2023 12:55
Ultimo aggiornamento:06-11-2023 12:55
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ROMA – Il cuore della Terra sta probabilmente svelando come si è formata la Luna, fornendo le prove della teoria dell’impatto gigante. Secondo questa ipotesi  il nostro satellite sarebbe stato ‘espulso’ dalla Terra primordiale dopo un colossale impatto con un altro proto-pianeta chiamato Theia: i detriti generati da questo incidente spaziale si sarebbero aggregati formando la Luna.  Uno studio pubblicato su Nature spiega che nella parte più profonda del mantello terrestre, quella più vicina al cuore incandescente del nostro pianeta,  ci sono delle anomalie riconducibili proprio a Theia, corpo celeste misterioso della cui esistenza non ci sono mai state prove. Finora

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LO STUDIO PUBBLICATO SU NATURE

Il primo novembre 2023 è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature uno studio a prima firma Qian Yuan dell’ Arizona State University, ricercatore specializzato in geodinamica anche al California Institute of Technology di Pasadena. Sostanzialmente, lo studio ha condotto delle simulazioni per dimostrare che delle anomalie del profondo mantello terrestre possono essere delle tracce di Theia. Le anomalie in questione sono due enormi blocchi, grandi come due continenti: uno situato sotto l’Africa, l’altro sotto all’Oceano Pacifico. La caratteristica di queste due zone sepolte a un passo dal nucleo terrestre è la bassa velocità di propagazione delle onde sismiche rispetto a come dovrebbe essere. Non solo. Si tratta di zone con una densità maggiore compresa tra il 2 e il 3,5% rispetto alle aree circostanti. “Le nostre simulazioni canoniche di impatto gigante mostrano che una frazione del mantello di Theia potrebbe essere giunta al solido mantello inferiore della proto-Terra“, scrivono i ricercatori nella presentazione dello studio. 


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Insomma, sostengono che le tracce del misterioso pianeta che si sarebbe scontrato con il nostro siano ancora nelle viscere della Terra, spiegando anche la posizione così in basso nel nucleo con una forte presenza di ferro,  materiale presente sulla Luna e in minor misura sulla terra. Quello che c’è sepolto nella parte più bassa del mantello sarebbe dunque riconducibile a Theia. Non è tutto qui. L’ipotesi è che non si sia trattato di una successione di eventi insolita. Scrivono i firmatari dello studio, cui hanno partecipato anche dall’Osservatorio astronomico di Shangai, dalla Nasa e dall’Università di Durham, in Gran Bretagna: “Poiché gli impatti giganti sono comuni nelle fasi finali dell’accrescimento del pianeta, simili eterogeneità del mantello causate dagli impatti possono esistere anche all’interno di altri corpi planetari“. Potrebbe quindi essere successa la stessa cosa anche su altri pianeti, nella fase iniziale della loro formazione. 

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