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Vaccino, Sip: “Averlo avuto subito avrebbe evitato il contagio di 165.210 bambini”

Intervista al dottor Rocco Russo, coordinatore del Tavolo Tecnico sulle vaccinazioni della Società italiana di pediatria

Pubblicato:06-11-2021 14:01
Ultimo aggiornamento:06-11-2021 14:01

vaccino bambini
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ROMA – “La Società italiana di pediatria, insieme all’Accademia americana di pediatria, viaggia in linea con quella che è l’indicazione e la raccomandazione della vaccinazione anche nella fascia pediatrica“. Non usa giri di parole il dottor Rocco Russo, coordinatore del Tavolo Tecnico sulle vaccinazioni della Società italiana di pediatria.

Raggiunto dalla Dire, l’esponente Sip accende i riflettori sui numeri della pandemia da Covid-19 in relazione ai più piccoli, spiegando che “sono proprio i dati che fanno capire il valore dell’importanza dell’intervento vaccinale, anche a livello pediatrico. In Italia, dall’inizio della pandemia, dati aggiornati al 27 ottobre 2021 e prodotti dall’Istituto superiore di sanità, sono stati registrati 182.150 casi di bambini positivi al Covid-19 tra i 6 e i 10 anni, con 6 decessi“.

Russo aggiunge che “se andiamo a considerare l’andamento del numero dei casi nel corso del tempo constatiamo, ad esempio, che in soli due mesi – confronto con i dai dati pubblicati dall’Iss il 25 agosto per questa stessa fascia di età dai quali emerge un numero di contagiati pari a 163.660 casi – c’è stato un incremento pari a 18.490 casi“.


L’esperto precisa poi che “soprattutto se avessimo avuto sin dall’inizio della pandemia un vaccino come quello attualmente approvato dalla Fda, con un’efficacia del 90,7% per la prevenzione del Covid-19, avremmo evitato a circa 165.210 bambini di essere contagiati da questo maledetto virus pandemico“. “Dunque- si domanda Russo- perché i bambini devono correre il rischio di contagiarsi? Come genitore voglio garantire a mio figlio la massima protezione dal Covid-19”. L’esperto prosegue affermando che “queste misure di prevenzione risultano essere di fondamentale importanza, in primis per la tutela della salute degli stessi bambini, ma anche per scongiurare loro, nel caso di nuovi lockdown, il rischio di una sorta di ‘deprivazione sociale’, caratterizzata dall’assenza di un confronto diretto con altri coetanei, cosi come delle attività scolastiche, ludiche ed altro”.

Russo dichiara poi che “il vaccino ci consente, dunque, di proteggere dall’infezione questa fascia d’età ed evitare che il virus si possa diffondere ulteriormente in fasce di popolazione non protette dallo stesso vaccino e mutarsi con nuove varianti che potrebbero essere anche più aggressive”.

Il coordinatore del Tavolo Tecnico sulle vaccinazioni della Società italiana di pediatria afferma che “non siamo solo noi a difenderci dal virus, ma è anche lo stesso virus che cerca di difendersi. Ovviamente, la variante nasce dall’esigenza di un virus di trovare un giusto equilibrio per poter sopravvivere nel tempo. E più si replica all’interno di specifiche fasce di popolazione, più ha la possibilità di mutare e, dunque, di sopravvivere”.

“Si tratta- afferma- di una vera e propria battaglia tra noi e il virus: anche il virus vuole sopravvivere e lo fa trovando terreno fertile all’interno di una popolazione suscettibile. Ecco perché è importante vaccinare tutti: deve essere una vaccinazione globale, dobbiamo bloccare tutte le vie di fuga del virus per evitare che si possa replicare e fare ulteriori danni”.

La vaccinazione anti Covid-19 sembra sempre più prossima anche per i più piccoli. Secondo quanto detto dal presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, le famiglie italiane con bambini tra i 5 e gli 11 anni potrebbero trovarla già sotto l’albero del prossimo Natale. L’esponente Sip informa che “la scelta della vaccinazione nella fascia pediatrica tra i 5 e gli 11 anni è stata fatta al momento per il vaccino Pfizer ed è successiva alla prima approvazione dell’Fda per il mercato americano, ma ci auspichiamo che gli Organi regolatori europei possano offrire quanto prima possibile ai bambini europei l’opportunità di beneficiare di tale tipo di intervento preventivo”.

Già, ma perché Pfizer e non altri vaccini? Russo risponde che “gli altri Paesi hanno messo in atto strategie vaccinali per la fascia pediatrica al di sotto degli 11 anni in rapporto alla disponibilità del tipo di vaccino autorizzato nello specifico Paese. Ad esempio, in Cina il vaccino Sinovac nel mese di giugno è stato autorizzato per la fascia di età 3-17 anni. Con lo stesso vaccino anche la Cambogia sta vaccinando i bambini dai 6 anni, mentre Cuba, per la fascia 2-18 anni, utilizza vaccini prodotti localmente e che non sono stati approvati a livello internazionale. Con gli stessi vaccini cubani in Venezuela partirà a breve la campagna di prevenzione per i bambini di età compresa tra i 2 e i 12 anni”.

Il dottor Russo sottolinea che “si tratta, dunque, di un problema di approvazione del prodotto vaccinale nello specifico Stato. Il governo di Pechino, ad esempio, ha approvato il vaccino Sinovac in linea con le procedure vigenti nella stessa Cina. Cosa ben diversa è quello che riguarda l’Europa, dove risulta essere vigente una regolamentazione e procedura di approvazione dei vaccini che seguono normative e percorsi completamente diversi”. Spiega Russo che “questo, ad esempio, è il motivo per il quale in Italia, attualmente, non vacciniamo con Sinovac, perché in Europa, al momento, il vaccino cinese non è stato approvato”.

L’esponente Sip aggiunge infine che “in Europa, per quanto riguarda il vaccino indicato per la fascia pediatrica si sta procedendo non solo con Pfizer ma anche con l’altro vaccino a piattaforma mRNA, ossia Moderna, che verrà approvato nel prossimo futuro. Al momento, invece, questo discorso non è valido per il vaccino AstraZeneca, che non prevede specifici trial clinici nella fascia pediatrica”, conclude.

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