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Gigi D’Alessio: “Dopo 30 anni i ragazzi di oggi mi cantano Annarè”

Al cantautore il Comune di Napoli gli ha consegnato il premio "Napoli Città della Musica" - Ambasciatori della Musica Napoletana

Pubblicato:06-10-2022 14:31
Ultimo aggiornamento:06-10-2022 15:15

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NAPOLI – “Sono passati trent’anni e la generazione di oggi mi canta Annarè, che è una bella soddisfazione”. Così Gigi D’Alessio a margine dell’evento durante il quale il Comune di Napoli gli ha consegnato il premio “Napoli Città della Musica” – Ambasciatori della Musica Napoletana. Il riconoscimento è stato assegnato “sulla base delle indicazioni pervenute alla commissione Cultura che, su proposta del consigliere Gennaro Demetrio Paipais, ha candidato in prima battuta Gigi D’Alessio per il trentennale della sua carriera, celebrato recentemente anche attraverso una diretta Rai seguita in tutto il mondo”.

“È un riconoscimento importante – ha proseguito – ma soprattutto anche una grande responsabilità perché parliamo del monumento, il monumento è la canzone. Molti dicono ‘sono io che porto la canzone napoletana in giro per il mondo’. Non è così: è la canzone che porta noi a girare il mondo, perché la canzone è più importante di noi. Io sicuramente sono onorato di ricevere questo riconoscimento, ma soprattutto sento il peso della responsabilità anche perché i miei predecessori, gli artisti che hanno fatto la storia della canzone napoletana e quelli che faranno la storia della canzone napoletana sono colleghi importanti. Mi sento un po’ lusingato perché viene subito dopo lo spettacolo che abbiamo fatto a piazza del Plebiscito che è stato un trionfo. Un poker di successi perché è stato un successo in televisione, sui social, di critica e di pubblico”.

E sugli ultimi lavori ha evidenziato: “L’esperimento che ho fatto con ‘Buongiorno’ prendendo canzoni mie di trent’anni fa e fare dei featuring con i rapper, gli urban, la nuova scena del rap napoletano, è stata una bella sfida. Però cosa è successo? Attraverso questo album i ragazzini di 14 anni di oggi conoscono le canzoni di trent’anni fa“.


“La difficoltà più grande che ho – ha confessato D’Alessio – è fare le scalette perché ho tante canzoni. Prima, a differenza di oggi, faceva successo tutto l’album. Era un album con 12 canzoni, erano 12 canzoni di successo. Oggi si parla di singoli. È un po’ come il prodotto usa e getta: fai il singolo, dura 3 mesi e poi sparisce. Se a distanza di trent’anni posso dire che potrei fare il pianista del pubblico quando vado a fare un concerto, diventa difficile dire quale canzone potrebbe ancora vivere tra tanti anni. Per il momento posso dire che sono tanti anni e quando vado a cantare sono loro che ricordano le parole a me“.

Su un duetto a Sanremo con il figlio il cantautore napoletano ha le idee chiare: “Luca deve andare avanti con le proprie forze. Non sarebbe giusto nei confronti degli altri perché magari chi non è figlio di non può avere l’opportunità? Io non sono stato figlio di nessuno e sono andato avanti. Luca deve capire anche quando sbaglia, deve sbagliare perché solo quando sbagli capisci gli errori dove stanno. Altrimenti se tu prendi una persona che ti porta per mano vuol dire che la vita è facile. Ti piace vincere facile“.

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