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Martedì a Roma l’Afghanistan Women’s Political Participation Network

L'appello alla comunità internazionale per la liberazione delle attiviste imprigionate nelle carceri

Pubblicato:05-12-2022 15:50
Ultimo aggiornamento:05-12-2022 20:07

Afghanistan Women’s political partecipation network
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ROMA – “I talebani hanno costruito l’apartheid di genere in Afghanistan. Siano liberate le donne dei diritti umani imprigionate nelle carceri: Alia Azizi, Zarifa Yaqubi, Elaha Delawarzai, Homaira Yusofi, Farhat Popalzai. Alziamo la nostra voce!”. È l’appello lanciato alla comunità internazionale da Sediqa Moshtaq, Batool Haidari, Nesa Mohammadi e Razia Ehsani Sadat, le attiviste dell’Afghanistan Women’s Political Participation Network messe in salvo dalla Rete Umanitaria della società civile fondata dalla giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola.

“I talebani hanno condannato le donne dell’Afghanistan alla violenza, allo sfruttamento e alla povertà perché escluse da ogni diritto e dall’istruzione”, denuncia Nesa Mohammadi, dottoressa ostetrica. “I talebani sono killer criminali responsabili degli omicidi di bambini, giovani e donne dell’Afghanistan. Noi non negoziamo con i criminali”, aggiunge Razia Ehsani Sadat, giornalista di punta dell’Awppn.
Sediqa Moshtaq, membro dell’ex Camera del Commercio nazionale delle donne afghane, accusa: “Le donne in Aghanistan sono tenute prigioniere in un luogo pietrificato, private della loro identità di genere e dei diritti!”.

Il 30 agosto 2021 queste donne hanno scritto all’inviata speciale del TG1 un appello disperato: “Salvaci dalla morte, vendetta certa dei Talebani”, costrette a nascondersi in sotterranei per mesi e mesi con le loro bambine per non cadere nelle mani dei terroristi talebani. Settanta profughi sono stati recuperati in un anno dalla Rete Umanitaria della società civile, grazie al sostegno dei Ministeri dell’Interno e degli Esteri. Il Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti in questi giorni ha accolto altri 7 afghani, una famiglia braccata con un bimbo di un anno nato nella persecuzione talebana, arrivati pochi giorni fa coi corridoi umanitari di Sant’Egidio, un salvataggio in extremis.


Domani 6 dicembre queste donne porteranno la loro testimonianza e il loro appello nella sede del Parlamento Europeo in Via IV Novembre 149, alla presenza del Direttore del Parlamento europeo in Italia Carlo Corazza, della Presidente della Stampa Estera Esma Cakir e con i Salesiani per il Sociale di don Francesco Preite, che hanno accolto il numero più alto di profughi, le Chiese Cristiane Evangeliche Battiste con la Fcei, i Pastori Giuseppe Miglio e Ivano De Gasperis, la Pastora Antonella Scuderi, Lucia Bianco del gruppo Abele, con l’accoglienza della cooperativa ‘Una Città non basta’ di Maria Rosaria Calderone e Gianni Caucci, con l’Unione Donne in Italia – Vittoria Tola e Giulia Potenza – l’Associazione Federico nel cuore di Antonella Penati, gli Ambasciatori italiani fino all’anno scorso a Kabul, Stefano Pontecorvo e Vittorio Sandalli, l’ex viceministra degli Esteri Marina Sereni, Pina Onotri dello Smi, la dottoressa Lucia Celesti dell’Ospedale Bambino Gesù, Suor Rita Giarretta e don Roberto Dal Molin, Presidente nazionale delle Opere Salesiane. La conferenza stampa sarà trasmessa dalle 10.00 dalla Sala delle Bandiere e in diretta audio-video da Radio Radicale.

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