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Caro bollette, il 15% delle imprese a rischio chiusura. Confcommercio Milano chiede confronto tra i leader politici

L'indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza fotografa l'impatto dell'aumento dei costi energetici sulle imprese

Pubblicato:05-09-2022 17:32
Ultimo aggiornamento:05-09-2022 17:32

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MILANO – Il 15% delle imprese valuta la chiusura dell’attività, il 10% la sospensione temporanea e l’8% il ricorso alla cassa integrazione per il personale. Inoltre, il 96% delle imprese boccia le misure varate dal governo contro i rincari dell’energia mentre il 69% degli imprenditori vorrebbe un confronto tra i candidati su questo tema in vista delle elezioni. Questo quanto emerge dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sull’emergenza dei costi energetici realizzata in questi giorni e i cui risultati sono stati elaborati dall’Ufficio Studi. Al sondaggio hanno risposto 703 imprese, in particolare della
ristorazione (28%), del dettaglio non alimentare (19%), dei servizi (17%), del dettaglio alimentare (10%).

“Gli interventi per far fronte all’emergenza caro energia- sottolinea Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza- devono essere molto rapidi per evitare una vera e propria recessione e indesiderati ‘lockdown’ per le imprese. Noi abbiamo dichiarato la nostra disponibilità ad ospitare confronti con i maggiori candidati alle elezioni politiche per discutere di temi prioritari come il caro energia. E dal nostro sondaggio emerge l’interesse delle imprese ad ascoltare e valutare le proposte dei partiti”.

LE MOSSE DELLE IMPRESE CONTRO IL CARO BOLLETTE

Nel dettaglio delle risposte, il 66% delle imprese prevede un minore uso di illuminazione e aria condizionata/riscaldamento; il 32% un maggiore indebitamento con le banche per pagare le bollette; il 18% la riduzione dell’orario di lavoro; il 15% la chiusura dell’attività e il 10% la sospensione temporanea. L’8% il personale in cassa integrazione e il 7%, là dove è possibile, l’operatività solo in alcune aree. Il 9% non prevede alcuna conseguenza.


Secondo l’indagine, il maggiore indebitamento con le banche, ma anche la chiusura e il personale in cassa integrazione, sono segnalati soprattutto dalle imprese del settore alberghiero/ricettivo.

IN MEDIA AUMENTI DEL +121% PER BOLLETTE IMPRESE

Gli aumenti registrati dalle imprese vanno dal +181% nel dettaglio alimentare al +161% per alberghi-ricettività e +123% per la ristorazione, al +119% e +116% rispettivamente per i negozi non alimentari e i servizi: è la sensibile crescita, in un anno (2022-2021), dell’incidenza percentuale dei costi per l’energia sui fatturati delle imprese del terziario. Con una media, per tutti i settori, del +121%.

Secondo il sondaggio, la spesa per l’elettricità è aumentata fra il 100 e il 200% per il 27% delle imprese, di oltre il 200% per il 26% e fra il 50-100% per il 23%. Il 24% segnala un incremento fra il 30 e il 50%. Maggiori rincari per dettaglio alimentare, ristorazione ed alberghi/ricettività (dove il 90% dichiara un aumento superiore al 100% rispetto al 2021 e il 31% lamenta un rincaro superiore al 200%).

La spesa per il gas è invece aumentata di oltre il 200% per il 19% delle imprese e fra il 100 e 200% per il 25%. Il 31% registra aumenti fra il 50 e 100% mentre il 25% segnala rincari tra il 30 e il 50%. Maggiori incrementi di spesa del gas per alberghi/ricettività, ristorazione, servizi.

Anche sui carburanti, le imprese registrano una crescita fra il 30 e il 50% per oltre la metà degli operatori (55%) e fra il 50% e il 100% per il 27%. Il 18% segnala rincari fra il 100 e il 200%. Maggiori rincari per agenti rappresentanti di commercio, dettaglio alimentare, servizi.

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