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Francia, scontro sulla riforma del lavoro. La Sinistra: “Fermiamo Macron”

La Sinistra francese promette battaglia sulla riforma voluta da Macron

Pubblicato:05-09-2017 11:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:39

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ROMA – “Non permetteremo a Macron di andare fino in fondo. Vogliamo fermarlo. Prima o poi la gente si renderà conto di essere stata ingannata, perché non è per quello che sta facendo che lo ha votato”. E’ deciso l’ex candidato all’Eliseo Jean-Luc Melenchon, leader di sinistra del movimento France Insoumise (Fi), che stamani alle emittenti ‘Bfmtv’ e ‘Rmc’ è intervenuto sul tema della riforma del Codice del lavoro, che il governo Macron spera di far entrare in vigore in tempi brevi, “entro l’autunno al massimo”, come ha chiarito il premier Edouard Philippe.

Dopo il via libera delle Camere, è atteso entro questa settimana il parere della Corte costituzionale sulle cinque ordinanze che modificheranno “in profondità” – parola di Macron – la legge. Ultimo passo, l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri il 22 settembre.


Per il 12 e il 23 settembre intanto sono state già fissate due giornate di manifestazioni, la prima dei sindacati e la seconda di France Insoumise, e c’è chi teme una spaccatura del fronte dell’opposizione. Per questo oggi Melenchon ha inviato un messaggio di distenzione: chiunque vorrà partecipare alla giornata del 23 “sarà il benvenuto”. “Non sono in competizione con la Cgt (il Consiglio nazionale dei lavoratori, ndr)”, ha aggiunto il leader di sinistra in riferimento all’appuntamento del 12 convocato anche dalla Federazione sindacale (Fsu) e dall’Unione sindacale Solidaires: “Quella del 23 è la manifestazione di tutti, non di Jean-Luc Melenchon”.

La riforma del lavoro, annunciata dal governo Macron a fine agosto, contiene vari punti che preoccupano le sinistre e i sindacati. Primo tra tutti, quello che consente ai datori di lavoro di negoziare direttamente con i dipendenti l’interruzione del rapporto, soprattutto laddove l’impresa non è dotata di un sindacato interno, una situazione che riguarda il 96% delle piccole e medie imprese. D’altronde l’obiettivo di questa riforma è proprio quello di rendere più flessibile il mercato del lavoro, facilitando i licenziamenti.

I più critici osservano poi che Macron ha mantenuto molti punti della proposta El-Khomri, che la mobilitazione sindacale era riuscita a bloccare un anno fa. Tra questi, l’imposizione di un tetto massimo alle indennità retributive. Semplificata anche la procedura di licenziamento: la legge precedente prevedeva che, nel caso in cui il datore di lavoro sbagliasse la compilazione della lettera di licenziamento, il lavoratore potesse impugnarla per annullare la procedura. Questo “meccanismo di garanzia” ora viene eliminato: al datore di lavoro non solo vengono forniti moduli più precisi per scongiurare errori, ma viene garantito anche un periodo nel quale si potranno completare o integrare le motivazioni dell’interruzione stessa anche dopo l’avvenuta notifica della lettera all’interessato.

Altra modifica degna di nota è l’introduzione del “parametro nazionale” per valutare le difficoltà economiche che hanno spinto l’azienda a compiere tagli sul personale. La legge precedente prevedeva che il tribunale compisse una valutazione economico-finanziaria alla luce dell’andamento dell’economia internazionale. Ora, si prenderà in considerazione quella “limitatamente al territorio francese”.

di Alessandra Fabretti, giornalista

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