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“Denuncio il medico”, ma al 97% ha ragione lui

Le cause penali e civili di risarcimento sulla colpa medica sono "un grande business", ricorda l'Ordine. Confronto a Milano per depenalizzarle

Pubblicato:05-07-2023 15:24
Ultimo aggiornamento:05-07-2023 15:24

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Il 97% delle denunce penali per colpa medica si rivela infondata al vaglio del giudice. Al contempo gli esperimenti di depenalizzazione come la legge Gelli-Bianco mostrano il fianco perchè alla fine sono le strutture a rivalersi in sede civile sui professionisti nonostante l’alleggerimento della posizione penale. E’ il quadro d’insieme su cui oggi a Milano l’Ordine dei medici nazionale e quello meneghino, guidato dal presidente Roberto Carlo Rossi, ha incontrato in Statale il presidente della commissione ministeriale da poco insediata dal ministro Schillaci, Adelchi d’Ippolito, procuratore della Repubblica di Venezia e già consigliere del ministero, insediato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio il 28 marzo scorso a capo della commissione nazionale ministeriale sulla colpa medica, operativa dal 13 aprile.

ORDINE MEDICI: CAUSE PENALI E CIVILI UN GRANDE BUSINESS

Le cause penali e civili di risarcimento sulla colpa medica sono “un grande business”, ricorda l’Ordine, che cita anche stime del sindacato dei camici Anaao, secondo cui ogni anno in Italia vengono intentate 35.600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300 mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Oltre la metà di queste sono in corso tra Lombardia e Lazio. Nel 97% dei casi (nell’ambito penale) si traducono in un nulla di fatto, anche se il problema degli errori esiste, eccome, e non solo in Italia. Si tratta- secondo stime non confermate e non relative solo all’Italia- soprattutto di infezioni correlate all’assistenza sanitaria (6-700 mila casi) che si trasformano in decessi nell’1% (parliamo comunque di 6-7 mila persone).

Roberto Carlo Rossi (OmceoMi) e a dx Franco Anelli (Fnomceo)

10 MILIARDI ALL’ANNO IN “MEDICINA DIFENSIVA”

I costi della cosiddetta ‘medicina difensiva’ che finiscono non solo a carico di medici, di pazienti, ma soprattutto della sanità pubblica, ammontano invece- secondo quanto diffuso dall’Ordine dei medici di Milano a “oltre 10 miliardi ogni anno”, andando ad incrementare ulteriormente anche le già lunghe liste di attesa.


Per tutto questo D’Ippolito ha iniziato da Milano il suo tour in Italia tra i vari Ordini territoriali. “L’obiettivo del lavoro della commissione “non è certo l’impunità, ma quello di individuare un perfetto punto di equilibrio tra la piena tutela del paziente e la serenità del medico, perché un professionista sereno è di interesse della collettività. Il dato dal quale partiamo è che su 100 denunce che si fanno contro i medici solo 3 si concludono con la condanna”.

ROSSI (OMCEOMI): FAVOREVOLI A DEPENALIZZARE, MA EVITARE INCOSTITUZIONALITA’

“La depenalizzazione della colpa medica significa la non imputabilità del medico per omicidio colposo/lesioni colpose- spiega il presidente dell’Omceomi, Roberto Carlo Rossi-. Noi siamo favorevoli, ma vi sono pareri contrastanti tra i giuristi. Alcuni ritengono la richiesta anticostituzionale. Qualche passo è stato già compiuto attraverso una ‘blanda’ revisione del Codice penale prevista dalla Legge Gelli, risultata tuttavia poco efficace”, anche perchè “non viene equamente e adeguatamente applicata su tutto il territorio nazionale. Inoltre, anche da un punto di vista civilistico, i medici sono ancora troppo esposti. Infatti, se da un lato la Legge Gelli favorisce che venga chiamata in causa la struttura sanitaria piuttosto che il medico, dall’altro il medico è a sua volta spesso tratto in causa dalla struttura”.

“Sin dagli albori del diritto- prosegue Giuseppe Deleo, medico legale e Consigliere dell’Omceomi- si è di fatto applicata alla colpa medica la medesima criteriologia delle altre “colpe”, senza però tenere conto dell’unicità e peculiarità del ruolo del medico stesso, la cui opera insiste, per forza di cose, sull’incolumità del corpo e della persona, attraverso la somministrazione di terapie mediche o attraverso i trattamenti chirurgici, per tutelare il benessere della persona stessa. In funzione di tutto ciò e senza certamente volere sfuggire al riscontro giudiziario, il medico meriterebbe un inquadramento legislativo e giuridico dedicato”.

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