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Da Angelina Mango a Rocco Papaleo, tutti pazzi per Maratea Capitale della Cultura 2026

Una città 'politeista', la definisce il sindaco Stoppelli, che inquadra anche la candidatura in chiave di sviluppo, "per far sì che i nostri giovani non siano più costretti a emigrare, ma possano realizzare i propri sogni nel loro territorio"

Pubblicato:05-03-2024 11:56
Ultimo aggiornamento:05-03-2024 12:09

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ROMA – “Un punto di equilibrio tra nord e sud, mare e montagna. Un ponte tra la Basilicata e il mondo“. È così che Maratea si presenta al ministero della Cultura per chiedere di essere eletta Capitale italiana della Cultura del 2026. Arrivata tra le dieci finaliste, oggi la città costiera ha portato al Collegio romano il suo dossier che si chiama ‘Il futuro parte da un viaggio millenario’. Un futuro fatto prima di tutto di giovani, che oggi sono arrivati a Roma per sostenere la loro città. Ma non solo, perché Maratea stamattina ha ricevuto il sostegno anche di Angelina Mango, la giovanissima vincitrice di Sanremo nata proprio a Maratea.

A spiegare il dossier alla commissione, il sindaco Daniele Stoppelli: “Maratea è una città politeista che ha avuto un tempio dedicato a Minerva, uno a Venere e una via dedicata a Castore e Polluce. La nostra città preserva resti archeologici risalenti al Paleolitico, ma ha anche 32 chilometri di costa. A Maratea abbiamo avuto la colonizzazione micenea, quella greca, quella bizantina, qui esiste il più grande giacimento di ancore del Mediterraneo. A Maratea approdò il monachesimo d’Oriente che da qui ha evangelizzato l’intero territorio della lucania. La nostra candidatura vuole essere un riconoscimento per il nostro patrimonio che deve essere uno stimolo di crescita e sviluppo che coinvolga tutti i comuni della Basilicata. Lo facciamo per far sì che i nostri giovani non siano più costretti a emigrare, ma possano realizzare i propri sogni nel loro territorio”.

presentazione maratea capitale cultura

Cuore del programma culturale di Maratea Capitale della cultura 2026 sarà la Fondazione Francesco Saverio Nitti, presieduta da Stefano Rolando che ha individuato quattro parole chiave per questa candidatura: ‘Italia’, “perché la nostra ambizione è essere anche capitale della cultura italiana”, ‘2026’, “quando l’immaginario nord-montagna sarà coronato dalle Olimpiadi di Milano Cortina, di cui siamo fieri, ma avrebbe senso anche il nesso sud-mare”. E poi la parola ‘programmazione’, “fatta da un tetto finanziario sfidante, dal servizio pubblico e partecipazione”, e infine la parola ‘popolo‘: “quello del territorio, quello regionale, quello italiano, quello dei migranti e quello del mondo”. 


Il palinsesto è composto da 60 progetti a cui parteciperanno 2.026 artisti e che verranno realizzati dal 2025 al 2027. “Formazione, teatro e arti visive renderanno Maratea un hub di collegamento tra la costa e le aree interne”, ha spiegato l’assessora a Turismo e spettacolo, Valentina Trotta. Un “piano ambizioso, ma la nostra non sarà solo la Capitale degli eventi: lascerà una eredità strutturale con il completamento delle opere come l’auditorium di Villa Nitti e gli spazi polifunzionali, poi interventi sul porto e per la tutela dei luoghi d’interesse”. Il budget è di 5 milioni di euro che nel 2026 saranno per il 30% usati per le spese di gestione e per il 700% per la produzione. I fondi arrivano dalla Regione, dal Gal, ma anche dall’amministrazione di Maratea attraverso l’imposta di soggiorno, oltre all’apporto delle imprese private e dalle coproduzioni che si svolgono a Maratea. “La Regione Basilicata- ha detto infine l’assessore regionale Cosimo Latronico- vede in questo dossier un piano di sviluppo per l’intera regione, per questo abbiamo assunto un impegno di tre milioni di euro”. E non poteva che essere Rocco Papaleo, attore e regista di origini lucale, a lanciare l’ultimo appello alla commissione: “Sono molto orgoglioso di essere qui. Forse ero pessimista e ho accettato questo ruolo quasi come un dovere. E invece oggi sono stupito e vi ringrazio davvero di avermi coinvolto. Amo la Basilicata e i lucani, non fosse altro che per invogliarmi ad amare me stesso. La mia- ha detto- è la storia di uno che voleva andarsene e se ne è andato, ma che ora vuole tornare“.

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