NEWS:

Mare più alto di tre metri? C’è un precedente di 330.000 anni fa

Studio Università Ca'Foscari mostra danni fatti dal caldo nel passato e lancia un monito: il ghiaccio è più sensibile di quanto si ipotizzava

Pubblicato:04-10-2022 16:51
Ultimo aggiornamento:04-10-2022 18:14

ghiacciaio
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

VENEZIA – Troppo caldo scioglie i ghiacciai e alza il livello del mare. È uno degli scenari più temuti dall’attuale emergenza climatica. E ora c’è una ragione in più per prendere sul serio questo problema: perché è già successo. Migliaia di anni fa, ma è successo. Infatti, già in epoche molto lontane con periodi caldi del pianeta gli enormi ghiacciai costieri dell’Antartide Orientale -che si trovano in bacini sotto il livello del mare- non erano stabili. Dunque, anche allora il caldo penetrò anche sotto il livello del mare e scaldò i ghiacciai sciogliendoli. Lo ha dimostrato uno studio coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia con il centro di ricerca francese Lsce, Cnrs e Roma Tre, pubblicato su ‘Nature Communications’: si è concentrato sui ghiacciai costieri ospitati dal bacino subglaciale di Wilkes, la cui fusione potrebbe far innalzare il livello del mare globale di ben tre metri.

IL GHIACCIO SI RITIRÒ DI 300 CHILOMETRI E IL MARE SI ALZÒ DI UN METRO

I ghiacciai costieri ospitati dal bacino subglaciale di Wilkes hanno subito un ritiro di circa 300 chilometri verso l’interno dell’Antartide tra 330.000 e 320.000 anni fa“, spiega Ilaria Crotti, autrice dello studio svolto durante il dottorato in Scienza e gestione dei cambiamenti climatici in co-tutela tra Ca’ Foscari e l’Univesità di Paris-Saclay. “Si tratta del maggior ritiro degli ultimi 350.000 anni e contribuì all’innalzamento del livello globale dei mari di un metro“, evidenzia poi. “Stimiamo che un minor ritiro dei margini di questi ghiacciai, nell’ordine di 100 metri, sia avvenuto invece tra 125.000 e 115.000 anni fa, contribuendo all’innalzamento del livello globale del livello dei mari di mezzo metro”, afferma la scienziata.

GHIACCIAI SOTTO IL LIVELLO DEL MARE SONO PIÙ SENSIBILI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI DI QUANTO SI IPOTIZZAVA

Le informazioni contenute nello studio sono utili per comprendere come i ghiacciai costieri dell’Antartide Orientale potranno reagire all’aumento delle temperature atmosferiche e oceaniche in corso. L’analisi della composizione isotopica delle molecole di acqua contenute in una carota di ghiaccio nota come ‘Tadice’, proveniente dall’area di Talos Dome, ha rivelato che “durante i passati periodi caldi del pianeta i ghiacciai sotto il livello del mare sono stati molto più sensibili all’aumento delle temperature dell’oceano australe di quanto finora ipotizzato”.


NEI PASSATI PERIODI CALDI DEL PIANETA SI SONO FUSI E SONO ARRETRATI

Il confronto tra la carota ‘Tadice’ e una carota di sedimento marino estratta nell’area costiera al largo del bacino subglaciale di Wilkes ha infatti permesso di riscontrare che nei periodi caldi i ghiacciai costieri hanno subito fenomeni di fusione e migrazione verso l’interno del continente. La quota del sito Talos Dome, in particolare si è abbassata a causa della fusione e dell’arretramento dei margini costieri dei ghiacciai dovuto all’aumento della temperatura dell’oceano australe.

LEGGI ANCHE: Marmolada, Cnr: “Tragedia dovuta a cambiamenti climatici, capiterà ancora”

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it