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L’amica geniale, Nino Sarratore è un narcisista patologico da manuale

In tante si sono immedesimate in Lila e Lenù. Intervista a Rosa Maria Spina, psicologa, sessuologa e psicoterapeuta

Pubblicato:04-03-2022 17:31
Ultimo aggiornamento:04-03-2022 17:33

nino sarratore screenshot
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ROMA – Lenù lo ama e lo desidera sin dall’adolescenza, lo guarda amare altre ragazze per poi lasciarle facendole soffrire, assiste inerme e disperata alla sua relazione con Lila, vedendo poi aprirsi un nuovo spiraglio di speranza quando i due si lasciano. Lila intesse una relazione clandestina con lui, per un periodo lascia il marito e i due amanti vanno a convivere, ma la storia dura poco e presto la ragazza torna dal marito. La vita di Lenù e Lila, le due protagoniste della tetralogia ‘L’amica geniale’ e dell’omonima serie televisiva Rai, è accomunata anche dall’amore per Nino Sarratore. Ma chi è questo ragazzo che sin da bambino smania per andare via dal rione e diventare un uomo tanto diverso da quel padre che tanto critica e odia? “Nino è un personaggio molto complesso, che affascina ma che, se si va un po’ oltre, si rivela il classico uomo dal quale dovremmo tenerci alla larga. Nino Sarratore è il classico narcisista patologico”, spiega alla Dire Rosa Maria Spina, psicologa, sessuologa e psicoterapeuta.

“Chiariamo una cosa- precisa- tutti nasciamo narcisisti in realtà, perché da neonati e da bambini abbiamo un senso di onnipotenza, come se comandassimo ciò che ci circonda (se abbiamo fame e piangiamo veniamo allattati, se abbiamo bisogno di essere puliti piangiamo e veniamo cambiati). Ed è un sentimento necessario fino a un certo punto della vita, perché ci consente di sviluppare la fiducia in noi stessi e negli altri. Il narcisismo patologico subentra quando questa fiducia viene disillusa e tradita dalle nostre figure di riferimento che si rivelano totalmente inaffidabili. Da questa inaffidabilità nasce il cosiddetto attaccamento insicuro che spinge chi lo sperimenta ad andare cercare fuori la sicurezza che non ha dalla famiglia di origine. Questo tipo di relazione con i genitori, però, nel frattempo rende queste persone fredde, poco empatiche, incapaci di fidarsi. Nino convince le vittime di essere follemente innamorato di loro, le idolatra amplificando i loro lati positivi, cerca di rassicurarle riguardo alle loro insicurezze. Ma in realtà- chiarisce la psicologa- è tutta una strategia per tenerle legate a sé e risucchiare tutte le loro energie. Quando la ‘vittima’ di turno non ha più energie a cui poter attingere, il narcisista patologico, in questo caso Nino Sarratore, si allontana per andare alla ricerca di una nuova vittima con la quale ripetere lo stesso schema. In questo- constata Spina- Nino si rivela, alla fine, non tanto diverso dal padre e anzi ne porta alle estreme conseguenze alcune dinamiche e alcuni comportamenti”.

Sul finire del terzo capitolo della storia, Lenù si riavvicina a Nino e finalmente ha l’occasione per diventare la sua compagna e coronare un sogno che coltiva sin da ragazzina. Nino risveglia in lei l’ambizione e la creatività, la spinge a scrivere un nuovo romanzo, si rivela insomma l’opposto di Pietro Airota, il marito di Lenù. Secondo Rosa Maria Spina, “Nino e Pietro sono due facce della stessa medaglia. Pietro non è un narcisista patologico come Nino, ma entrambi sono delle ‘sanguisughe’ emotive. Pietro ha scelto Elena ma, una volta sposati e dopo aver lui preso la cattedra universitaria, l’ha relegata nel ruolo di moglie e madre, trasformandola nel modello di cui aveva bisogno per portare avanti la sua carriera. E Nino tira fuori Elena da questa condizione e ne risveglia tutte le qualità”. La decisione di Lenù di lasciare il marito e andare via con Nino, ignorando i moniti di Lila che cerca di mettere in guardia l’amica dai rischi dello stare insieme a un uomo così, “ha creato in moltissime spettatrici un’immedesimazione in quella che sembra una storia romantica- osserva la psicologa- non tenendo conto che invece siamo di fronte a una relazione molto disfunzionale”.


Un altro motivo di tanta immedesimazione, che ha scatenato dibattiti, post, meme e fazioni sui social, è probabilmente il fatto che molti di noi hanno incontrato un narcisista patologico sul proprio cammino sentimentale. “I narcisisti- spiega l’esperta- non si rendono conto del male che fanno, non hanno la percezione di sbagliare, cercano sempre una scappatoia screditando chi hanno di fronte, scaricando sulla vittima la colpa. Non sono capaci né di empatia né di mettersi in discussione. Inoltre sono dei manipolatori e questa loro dinamica è perfettamente compatibile con quella del dipendente affettivo o comunque di chi ha delle fragilità in questo senso. Se non ci sono alla base delle caratteristiche di dipendenza affettiva, infatti, difficilmente ci si lega a un narcisista e manipolatore. Il dipendente affettivo, che è una persona con moltissime insicurezze, trae moltissima forza dalle attenzioni, inizialmente esagerate (ad esempio il ‘love bombing’) che il narcisista gli riserva. Queste relazioni finiscono perché il narcisista se ne va, alla ricerca di una vittima da cui trarre energie, o perché quest’ultima, per via di un evento forte che si verifica all’interno della coppia, chiude la relazione ed entra in terapia, perché difficilmente- tiene a precisare Spina- si può uscire da queste dinamiche da soli“.

COME RICONOSCERE UN NARCISISTA PATOLOGICO

Ma come riconoscere un narcisista patologico, per non cadere nella sua rete? “I narcisisti hanno degli schemi ricorrenti che possono essere notati e riconosciuti in tempo per non diventare loro prede. Prima di tutto si attaccano a persone che conoscono da poco tempo, così da poter amplificare i propri comportamenti, e da subito sottopongono la vittima al cosiddetto ‘love bombing’. Questa escalation di sentimenti e dichiarazioni deve mettere in allarme perché certe dichiarazioni estreme non sono ‘normali’ all’inizio di una relazione. Un altro campanello d’allarme- aggiunge la psicoterapeuta- è quando, dopo il love bombing, il narcisista sparisce sapendo che ormai il legame è stabilito, che la vittima è caduta nella sua rete e quindi non c’è più bisogno di continuare a tempestarla di attenzioni. Ovviamente la vittima resta spiazzata e inizia a cercarlo ossessivamente. Il narcisista torna quando ha la sensazione di stare per perdere il controllo sulla vittima. Queste persone, inoltre, creano aspettative per il futuro della coppia, ma poi non investono nella progettualità“. Come distinguere allora gli eccessi del narcisista patologico dall’entusiasmo di chi ha avuto un colpo di fulmine? “La differenza sta nel fatto che chi si innamora, seppur col colpo di fulmine, poi resta, costruisce, progetta e vive la vita in modo normale”, conclude Spina.

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