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Celli (Ps): “Tavolo riformista, ora si fa sul serio. Rompere con un passato squalificante non è rottamazione ma buon senso”

SAN MARINO - Simone Celli non intende uscire dai giochi della riunificazione della sinistra sammarinese, né tanto meno

Pubblicato:03-12-2015 14:10
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:40

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SAN MARINO – Simone Celli non intende uscire dai giochi della riunificazione della sinistra sammarinese, né tanto meno dal Partito socialista, di cui si ritiene a pieno titolo esponente e consigliere. Proprio per questo convoca oggi la stampa, la prima dalle sue dimissioni dalla segreteria del Ps, da Palazzo Pubblico, per rivendicare la propria parte nel progetto del “tavolo riformista”, plaudere agli sviluppi e dare alcune indicazioni a tutti i compagni di avventura.

Celli  Simone

Simone Celli

Le mie dimissioni sono effettivamente servite a qualcosa– esordisce- dopo mesi di tentennamenti e resistenze più o meno palesi, il Ps sembra aver deciso di partecipare in modo convinto ai lavori del tavolo riformista”. Evidentemente, “ero io il problema e l’ostacolo- aggiunge ‘amareggiato e ironico’- che impediva al Ps di compiere una scelta netta in questo senso”. Ma con le recriminazioni la chiude qui: “L’unica cosa che mi interessa- prosegue subito- è che il progetto ricostruzione dell’area riformista stia assumendo sempre più sostanza e concretezza, giorno dopo giorno”. Celli si riferisce al testo sottoscritto nei giorni scorsi da Ps, Psd e Su in cui “si parla in modo chiaro e inequivocabile di superamento della frammentazione dell’area di sinistra riformista attraverso creazione di una realtà nuova”. Per il consigliere socialista “è giunto il momento di fare sul serio“.

Di qui le sue tre indicazioni: deve essere “un progetto inclusivo– spiega- va bene partire da tre sigle, ma bisogna avere la capacità di allargarne i confini, confrontandosi anche con i consiglieri indipendenti e con quei settori della società civile senza rappresentanza politica”. Ma soprattutto,”deve essere un progetto a vocazione maggioritaria“, puntualizza. “Non si può partire dal presupposto che i riformisti sono minoranza nel Paese- lamenta- è la visione classica della sinistra che ama essere perdente e che non mi appartiene, la sinistra può e deve essere vincente”.


SimoneCelli

Simone Celli

Seconda direttiva: “E’ necessaria una politica delle alleanze realista e ragionevole, basata sulla visione di società comune, non su una sommatoria di sigle e calcoli matematici”. L’unità dei riformisti “non deve nascere contro qualcuno- prosegue- ma i riformisti non devono essere succubi di nessuno“. Infine, terzo presupposto: il progetto deve basarsi sul rinnovamento totale dei gruppi dirigenti. “Ci devono essere persone senza contiguità nelle vicende giudiziarie attuali- manda a dire- non è rottamazione, né scontro generazionale, ma è questione di buon senso se si vuole rompere con un passato squalificante”. Infine, a chi dice che l’unità riformista cancella storia e tradizione socialista, Celli replica: “Al contrario è l’opportunità per rilanciare valori e ideali socialisti”.

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