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Rapporto Svimez: emergenza emigrazione verso Centro-Nord e Pil sotto lo zero nel Mezzogiorno

I dati del rapporto Svimez 2019 su 'L'economia e la società del Mezzogiorno'

Pubblicato:01-08-2019 12:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:35
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ROMA – “Le persone emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari a 21.970). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità”. E’ quanto si legge nel rapporto Svimez 2019 su ‘L’economia e la società del Mezzogiorno’. Nel solo 2017, si legge, sono andati via “132 mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70 mila unità. La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese”.

Sono di più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. In base alle elaborazioni della Svimez, infatti, i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l’estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017.

SVIMEZ: NEL 2019 SPETTRO RECESSIONE

“La modesta crescita osservata nei primi sei mesi, che proseguiva il trend espansivo avviatosi ad inizio 2014, ha lasciato il posto ad un sempre più marcato rallentamento dell’attività produttiva“. Si legge ancora nel rapporto Svimez 2019. “Nel quadro di un progressivo rallentamento dell’economia italiana– si legge- si è riaperta la frattura territoriale che arriverà nel prossimo a segnare un andamento opposto tra le aree, facendo ripiombare il Sud nella recessione da cui troppo lentamente era uscito”. L’Italia farà registrare “una sostanziale stagnazione, con incremento lievissimo del PIL del +0,1%. Il Pil del Centro-Nord dovrebbe crescere poco, di appena lo +0,3%. Nel Mezzogiorno, invece, l’andamento previsto è negativo, una dinamica recessiva: -0,3% il Pil. Nell’anno successivo, il 2020, la Svimez prevede che il Pil meridionale riprenderà a salire segnando però soltanto un +0,4%” .


SUD, SVIMEZ: “TORNA AD ALLARGARSI GAP OCCUPAZIONE COL CENTRO-NORD”

La dinamica dell’occupazione nel Sud presenta dalla metà del 2018 una marcata inversione di tendenza, con una divaricazione negli andamenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord: sulla base dei dati territoriali disponibili, gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 sono calati complessivamente di 107 mila unità (-1,7%); nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%). Il gap occupazionale del Sud rispetto al Centro-Nord nel 2018- si legge nel rapporto- è stato pari a 2 milioni 918 mila persone, al netto delle forze armate. I settori nei quali vi sono i maggiori gap sono i servizi (1 milione e 822 mila unità, -13,5%), l’industria in senso stretto (1 milione e 209 mila lavoratori, -8,9%) e sanità, servizi alle famiglie e altri servizi (che complessivamente presentano un gap di circa mezzo milione di unità).

SVIMEZ: “TASSO OCCUPAZIONE DONNE RESTA TROPPO BASSO”

Resta ancora troppo basso il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno. “Nel 2018 appena il 35,4%, contro il 62,7% del Centro-Nord, il 67,4% dell’Europa a 28 e il 75,8% della Germania”, si legge nel rapporto.

SVIMEZ: RISCHIO SPOPOLAMENTO IN COMUNI SOTTO 5MILA ABITANTI

L’emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. La dinamica determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti.

SVIMEZ: DATI DRAMMATICI SU EDILIZIA SCOLASTICA

Sono “drammatici” i dati che riguardano l’edilizia scolastica al Sud. A fronte di una media oscillante attorno al 50% dei plessi scolastici al Nord che hanno il certificato di agibilità o di abitabilità, al Sud sono appena il 28,4%. Nelle scuole primaria del Centro-Nord il tempo pieno per gli alunni è una costante nel 48,1% dei casi, al Sud si precipita al 15,9%. Con punte del 7,5% in Sicilia e del 6,3% in Molise. Il numero di giovani che, dopo la licenza media, resta fuori dal sistema di istruzione e formazione professionale raggiunge nel Sud il 18,8%, con punte oltre il 20% in Calabria, Sicilia e Sardegna.

SVIMEZ: AUMENTO IVA PESEREBBE PIÙ AL SUD CHE AL CENTRO-NORD

Un eventuale aumento dell’Iva per effetto della mancata sterilizzazione delle ‘clausole di salvaguardia’ peserebbe per un -0,33 sull’economia nazionale. Questa cifra si scompone territorialmente in un -0,30% al Centro-Nord e in un -0,41% al Sud. L’impatto maggiore al Sud dell’aumento dell’Iva è legato a due ordini di fattori. Il primo è l’effetto regressivo che una manovra sull’Iva determina maggiormente nel Mezzogiorno, dove i redditi sono strutturalmente più bassi e la capacità di spesa reale dei consumatori è minore. Il secondo attiene alla trasferibilità dell’incremento dell’Iva sui prezzi finali, che è maggiore al Sud rispetto al resto del Paese. Le previsioni Svimez tengono conto dell’impatto positivo del Reddito di Cittadinanza, che è stimato nel 2019 in circa +0,14% di Pil. Qualora la misura fosse stata pienamente sviluppata in base a quanto originariamente previsto. Invece, in conseguenza della minore spesa conseguente a questa misura, l’effetto espansivo sul Pil meridionale non dovrebbe andare oltre +0,10%. Per il 2020, però, la Svimez stima che il Reddito di Cittadinanza potrà avere un impatto positivo pari a circa 3 decimi di punto percentuale, tre volte in più di quest’anno e doppio di quello rilevabile nel Centro-Nord.

SVIMEZ: CRESCONO ABRUZZO, PUGLIA E SARDEGNA, MAGLIA NERA CALABRIA

Nel 2018, Abruzzo (+1,7%), Puglia (+1,3%) e Sardegna (+1,2%) sono le regioni meridionali che fanno registrare il più alto tasso di sviluppo. Molise e Basilicata si attestano sul +1%, la Sicilia si ferma a +0.5%. Male Campania (crescita zero) e Calabria (unica regione italiana ad accusare flessione Pil nel 2018, – 0,3%). 

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