
REGGIO EMILIA – Con i guantoni da boxe, ma contro la violenza e per l’integrazione.
E’ la storia di Imane Kaabour. Giovane italiana arrivata dal Marocco per ricongiungersi alla famiglia nel 1991 e titolare a Genova della “Kbc” (Kaabour boxing center) dove insegna la “nobile arte” del pugilato.
“Non una palestra- precisa- ma una casa per molte persone perché è così che l’ho voluta”.
Kaabour, di religione musulmana e sposata con un italiano, spiega: “Oltre alla boxe facciamo anche numerose manifestazioni di promozione dell’integrazione gratuita nelle scuole, o, come l’iniziativa ‘la boxe è femmina’ contro le violenze di genere“.
Inoltre “vogliamo sfatare il pregiudizio che chi pratica la boxe è un delinquente, o comunque una persona aggressiva. Tanto è vero che abbiamo corsi anche nella fascia 3-5 anni“.
Nel centro, unico nel suo genere in Liguria, “ci sono ragazzi e ragazze di tutte le origini: cinesi albanesi italiani e marocchini. Ma è questa la questione: quando si presentano in palestra, non chiedo mai loro da dove arrivano, aspetto che me lo dicano loro se ne sentono il bisogno”.
Altrimenti, conclude Kaabour “per me sono solo i miei ragazzi”.
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