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Eolico, se non si rinnovano le vecchie turbine si perderanno 3,5 GW al 2032

E' l'allarme lanciato oggi a Roma nella sede del Gestore servizi energetici (Gse) dallo studio svolto da Althesys

Pubblicato:31-03-2016 13:39
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:29

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eolico

ROMA – Il parco eolico italiano sta invecchiando e va dunque rinnovato, o si perderanno 3,5 GigaWatt di potenza installata al 2032. E’ l’allarme lanciato oggi a Roma nella sede del Gestore servizi energetici (Gse) dallo studio svolto da Althesys su ‘Il rinnovamento del parco eolico italiano’, che ha stimato quale potenziale ci sarebbe da un restyling del settore. Gli obiettivi eolici italiani di medio-lungo periodo (12 GW al 2020, 16,8 GW al 2030)- emerge dall’analisi- sono irraggiungibili senza un programma incisivo di ricostruzione dei siti brown field che accompagni lo sviluppo di impianti green. In Italia é invece stimato un grande potenziale da rinnovamento per l’eolico, pari a 7,9 GW, corrispondente ad un contributo netto alla potenza installata di 4,5 GW. Eppure, nonostante la situazione, si registra un forte rallentamento della potenza eolica installata in Italia a partire dal 2010, e in misura ancora più netta dal 2013. Il rischio è di un progressivo smantellamento degli impianti esistenti giunti al termine del loro percorso, ma anche la progressiva riduzione della produzione FER e l’allontanamento dai target.

Per Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys, sono molti gli esempi all’estero di best practice sull’eolico, su tutti Germania e Danimarca. “I primi-spiega – hanno ottenuto i risultati migliori: 766 MW di potenza da rinnovamento del 2013 e 1,1 GW nel 2014, bonus aggiuntivo alla tariffa rispetto a quella prevista per impianti green field (+5.5%) e valutazione ambientale unica per l’intera area occupata dal sito”. Lo stesso vale per i danesi, “i primi a prevedere incentivi ad hoc per il rinnovamento dal 2001, una nuova potenza da rinnovamento con 322 MW nel 2003 e 176 MW nel 2008, un bonus aggiuntivo rispetto alla tariffa incentivante prevista per gli impianti green field”. In Italia invece si brancola nel buio, le misure previste finora non si sono rivelate adeguate. L’attuale sistema, per esempio, prevede una decurtazione della compontente incentivo rispetto alla tariffa riservata agli impianti green field, un medesimo iter autorizzativo per impianti brown e green field, manca un contingente di potenza separato per le integrali ricostruzioni e c’è un ulteriore ostacolo causato dallo spalmaincentivi volontario. “Il rinnovamento dell’eolico- aggiunge Marangoni- avrebbe benefici per il sistema Paese e convenienza per l’operatore. Lo Stato migliorerebbe l’allocazione delle risorse per incentivi e riduzione dei prezzi, recupererebbe infrastrutture già esistenti, userebbe risorse naturali, creerebbe ricchezza sull’indotto e posti di lavoro”. L’operatore ne guadagnerebbe in incremento della produzione, a fronte della situazione attuale “dove ha convenienza ad intervenire su un impianto esistente solo aumentando la potenza installata”.


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