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Mafie, la Regione in aula al processo Aemilia: “Gravi danni all’economia”

Oggi in aula a Reggio Emilia ha parlato l'assessore regionale Massimo Mezzetti, inviato per conto della Regione

Pubblicato:18-04-2017 09:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:07

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Massimo Mezzetti

BOLOGNA – La mafia in Emilia-Romagna ha fatto danni “non solo morali o di immagine“, ma che “incidono direttamente sull’economia, con gravi distorsioni per il mercato e con il rischio concreto di disincentivare gli investimenti nazionali ed esteri in Emilia-Romagna, una regione che da sola vale il 9,1% del Pil nazionale”. Parola del presidente della Regione Stefano Bonaccini, nel giorno della deposizione da parte dell’assessore regionale Massimo Mezzetti al processo Aemilia in corso a Reggio Emilia. Mezzetti, titolare della Legalità, ha parlato in aula come delegato della Regione, che si è costituita parte civile. “La costituzione di parte civile, quindi- ha aggiunto Bonaccini- non è affatto solo un atto simbolico, è invece doverosa perché le istituzioni devono avere la lotta alle mafie e all’illegalità quale pilastro dell’azione di governo”.

L’esistenza della ‘ndrangheta in regione, secondo Mezzetti, implica “l’instaurazione e il consolidamento in settori della vita socio-economica dei metodi di intimidazione, di omertà e di sudditanza psicologica”. Questo sistema criminale ha quindi “deformato il corretto svolgersi del vivere civile, alterando l’immagine fisiologica dell’ente e pregiudicando investimenti e attività produttive”. In particolare, dal punto di vista del danno patrimoniale, ha detto Mezzetti, “si deve considerare la lesione delle potenzialità economiche, dello sviluppo turistico e delle attività produttive che consegue all’operatività delle consorterie criminali sulle aree di riferimento”.

Indici presuntivi che possono essere applicati anche rispetto all’esistenza di un danno non patrimoniale. Da questo punto di vista, ha affermato ancora Mezzetti, “deve considerarsi in primo luogo il danno all’immagine della Regione in quanto Ente territoriale, pregiudicato dal fatto di essere stato teatro di realtà delinquenziali infamanti”. Mezzetti ha anche affrontato in aula il nodo delle infiltrazioni nella ricostruzione post-sisma, ricordando i diversi accorgimenti messi in campo da viale Aldo Moro. Ma la Regione si è mossa con gli organi inquirenti “al fine di monitorare e successivamente bonificare la contaminazione da amianto dovuta agli interventi effettuati dalla Bianchini Costruzioni”, coinvolta nel procedimento in relazione a gravi violazioni ambientali perché accusata di aver “effettuato operazioni non consentite di recupero e miscelazione di ingenti quantitativi di rifiuti, non procedendo alla distinzione dei rifiuti non pericolosi da quelli pericolosi e in particolare da quelli contenenti amianto”. Fatti, ha detto ancora Mezzetti, “maturati in un momento in cui il territorio regionale era sconvolto e particolarmente vulnerabile per il sisma appena avvenuto, colpendo alcuni dei luoghi simbolo per la comunità quali le scuole temporanee e i campi d’accoglienza“.


di Mirko Billi, giornalista professionista

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