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Conte: “Non andrò a Bruxelles con il libro dei sogni, è manovra che farà crescere Italia”

Il premier in aula alla Camera in vista del consiglio Ue del 13 e 14 dicembre dove si discuterà della manovra

Pubblicato:11-12-2018 10:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:53

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ROMA – “Questa è una manovra che farà crescere l’Italia”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’aula di Montecitorio.

“NON UN LIBRO DEI SOGNI, RISPETTERÀ VINCOLI UE”

Non andrò a Bruxelles con un libro dei sogni ma presenterò lo spettro completo del progetto riformatore dell’esecutivo”, dice il premier Giuseppe Conte in aula alla Camera nel corso dell’informativa sul consiglio europeo del 13 e 14 dicembre. “Con il supporto di un approfondito lavoro istruttorio che ho personalmente coordinato- aggiunge- mi confronterò sui numeri nel presupposto che la manovra è stata strutturata per rispondere alle esigenze del paese” e “certamente all’interno dei vincoli delle regole di finanza pubblica che derivano dall’appartenenza alla zona euro”.

“INTERVENTI EQUITÀ SOCIALE NECESSARI E SOSTENIBILI”

“Il programma propone interventi di equità sociale necessari e sostenibili. E’ una risposta ai bisogni dei cittadini”. 


“POPULISMO È RIDURRE IATO DA POPOLO? SIAMO POPULISTI”

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte rivendica a nome del governo la definizione per il suo esecutivo di essere “populista”. “La crescita, la modernizzazione” dice Conte in aula alla Camera , devono essere realizzati “in modo sostenibile conservando per quanto possibile inalterato l’ordito dei diritti sociali, dall’istruzione alla salute, ricevuto come preziosa eredità dalle generazioni passate. Certamente i diritti costano ma sono costi che le società democratiche devono sostenere”.

Un costo “che non può essere sacrificato per seguire altri pur legittimi obiettivi. Questo non è populismo. Se populismo è ridurre lo iato tra popolo e élite restituendo al popolo la sovranità e rendendo il compito della rappresentanza realmente aderente alla tutela degli interessi rappresentati, rivendichiamo di essere populisti”.

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