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Aida, così Esa e Nasa difendono la Terra dagli asteroidi

L'Esa e la Nasa sono al lavoro su un programma congiunto che mira alla realizzazione di un sistema in grado di deviare gli asteroidi

Pubblicato:11-12-2015 13:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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Bentornati a ScientificaMente, l’appuntamento settimanale dell’Agenzia DIRE dedicato allo Spazio e alla scienza. Questa settimana il nostro approfondimento è sulla missione Esa-Nasa Aida, nata per intercettare e deviare gli asteroidi

Nelle news:

  • Gli straordinari occhi di New Horizons
  • Una maratona corsa… Nello Spazio
  • Cygnus è partita
  • La moda spaziale arriva in passerella


La Terra ha bisogno di difendersi. E’ esposta non solo ad azioni umane spesso dannose, ma deve fronteggiare anche insidiosi pericoli che arrivano dallo Spazio. Uno dei più temuti è l’impatto violento con asteroidi, impossibili da intercettare e fermare. Finora, almeno.

L’agenzia spaziale europea (Esa) e la Nasa sono al lavoro su un programma congiunto che mira alla realizzazione di un sistema in grado di deviare gli asteroidi e salvare, così, la Terra. Non è facile. Le difficoltà di portare uno strumento costruito dall’uomo su un corpo in movimento nello Spazio sono emerse chiaramente durante la missione Rosetta, che ha previsto lo storico atterraggio del lander Philae sulla superficie della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko. Ma non senza difficoltà. Ora gli scienziati ci riprovano, e con qualche aggiunta.

Il programma internazionale varato per deviare gli asteroidi si chiama Asteroids Impact & Deflection Assessment (Aida) e prevede la partecipazione anche della Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, oltre che dell’Agenzia spaziale tedesca (Dlr) e dell’ Observatoire de la Côte d´Azur.  (Foto credits: Esa)

Sostanzialmente si sviluppa in due missioni gemelle, una targata Stati Uniti e l’altra Europa, destinate a concentrarsi su uno stesso sistema binario di asteroidi chiamato Didimo.

La prima a partire sarà quella europa, AIM (Asteroid Impact Mission). Sarà questa ad avere il compito di fotografare in ogni dettaglio Didimo, costituito da un corpo più grande di 800 metri di diametro e da uno più piccolo il cui diametro è di 170 metri. La sonda fornirà informazioni sulla sua massa, sul suo aspetto, sulle sue strutture superficiali e sul suo sottosuolo. Alla fine avremo una mappa 3D dell’asteroide. AIM rilascerà poi dei satelliti CubeSats e un lander che scenderà sulla superficie del Didimo più piccolo, chiamato Didymoon.

Il lander fornirà una dettagliata caratterizzazione della struttura interna dell’asteroide. Peraltro il lander Mascot 2 è stato progettato e testato dalla Germania basandosi sul lander che raggiungerà l’asteroide Ryugu con la missione giapponese Hayabusa 2 prevista per il luglio 2018.

Mascot 2 sarà in parte identico al suo predecessore, ma con due novità importanti: la sistemazione dell’antenna trasmittente a bassa frequenza e i pannelli solari che gli permetteranno di sopravvivere diverse settimane sulla superficice di Didymoon.

Gli scienziati e i tecnici sono al lavoro per la missione ESA-NASA, la cui prima finestra di lancio è attesa per il 2020. E’ nel 2022 invece che Didimo si troverà ‘vicino’ alla Terra, ad 11 milioni di chilometri di distanza da noi.

Nel quartier generale di Madrid dell’azienda spagnola Gmv è avvenuta in questi giorni la simulazione delle fasi più delicate dell’avvicinamento all’asteroide, utilizzando una camera montata su un braccio robotico. E’ stato un test estremamente realistico, che apre la strada alla realizzazione del delicato atterraggio del lander, che avverrà in condizioni di totale autonomia e di risorse limitate. La camera dell’Esa catturerà delle immagini per selezionare i punti di riferimento dentro al suo campo visivo e analizzarli uno a uno. E’ la stessa camera, peraltro, ad essere dotata di un sistema di achiviazione e di spedizione verso il computer di navigazione.

L’obiettivo della missione è quello di esplorare in maniera completa i corpi più piccoli del Sistema solare in un modo mai provato prima, aprendo nuove strade.

Alcuni mesi dopo l’arrivo della sonda europea, Didimo sarà raggiunto anche da quella statunitense. Si chiama Dart (Double asteroid redirection test), pesa circa 300 chili e ha il compito di colpire l’asteroide producendo una variazione nella sua velocità. Sarà AIM ad osservare tutte le sue mosse e a studiare come e quanto è cambiato Didimo dopo l’impatto. Proprio per questo motivo, due settimane prima dell’arrivo di Dart la sonda europea si sposterà a 100 chilometri di distanza per condurre in tutta sicurezza le osservazioni dell’impatto. Dopo l’impatto, la missione sarà conclusa con una ulteriore fase di osservazione e descrizione.

Questo è il momento chiave della missione: capiremo se siamo in grado di raggiungere un asteroide e di deviare la sua corsa, impedendogli di raggiungere la Terra.

Le news di questa settimana

Gli straordinari occhi di New Horizons
In questi giorni Plutone si mostra come non lo abbiamo mai visto. Sono arrivate a Terra le immagini catturate da New Horizons lo scorso 14 luglio, quando la sonda della Nasa ha sorvolato il pianeta nano. Crateri, montagne e ghiacciai si mostrano ora con una nitidezza nuova, grazie a scatti con una risoluzione di un’ottantina di metri quadri per pixel. Ma non solo. Nella sua attività, New Horizons, che attualmente viaggia nello spazio profondo, ha immortalato uno degli oggetti ghiacciati che popolano la cosiddetta fascia di Kuiper. La novità è che nessuna sonda aveva mai realizzato uno scatto così ravvicinato di un simile corpo: New Horizons si trovava infatti a 280 milioni di chilometri di distanza. E’ un avvenimento importante, perché indica la capacità della sonda della Nasa di svolgere attività di osservazione dedicata a questi oggetti e questo potrebbe permettere il rifinanziamento del suo programma spaziale, estendendo la missione ancora per diversi anni.

 

Una maratona corsa… Nello Spazio

Il prossimo 24 aprile si correrà a Londra la tradizionale maratona. Con una novità: in contemporanea andrà in scena una sua versione spaziale. La maratona, infatti, varcherà i confini del nostro pianeta e verrà corsa anche sulla Stazione spaziale internazionale. Il protagonista dell’avventura sportiva sarà l’astronauta britannico Tim Peake, che sul suo tapis roulant di bordo percorrerà i 42, 195 chilometri della classica gara. Naturalmente lo farà sotto controllo medico per evitare di compiere sforzi eccessivi che turbino le sue condizioni fisiche. Peake, nella realtà terrestre, ha già corso una maratona. Era il 1999. Mentre esiste anche un precedente in orbita. Protagonista di allora fu l’astronauta statunitense Sunita Williams, che, nel 2007, corse sulla Stazione spaziale in contemporanea con la maratona di Boston.

 

Cygnus è partita

La navicella Cygnus ce l’ha fatta: ha spiccato il volo alla volta della Stazione spaziale internazionale, portata in orbita dal vettore Atlas. Ma non è stata una missione semplice. Ci sono voluti tre tentativi prima di raggiungere l’obiettivo, centrato alla quarta prova. Le condizione avverse hanno infatti costretto a continui rinvii fino al lift-off definitivo del 6 dicembre, arrivato alle 22.44 ora italiana. Il primo lancio era previsto per tre giorni prima, il 3 dicembre. Il lanciatore Atlas 5 è partito dal Kennedy Space Center della Nasa, in Florida. La partenza è avvenuta a pochi giorni da u altro lancio eccellente, quello di Lisa Pathfinder, portato in orbita dal lanciatore italiano Vega. Un motivo doppio di soddisfazione per l’Italia. “Tutto questo – ha commentato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston  – è frutto di grandi capacità di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, sostenute da un patrimonio industriale incomparabile. Due lanci importantissimi per l’Italia, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro”.

 

La moda spaziale arriva in passerella

Un originale connubio tra tecnologia e moda è alla base del progetto dell’Esa ‘Couture in orbit’. Si tratta di disegnare degli speciali abiti per la vita terrestre partendo dal design unico ispirato allo Spazio, in grado di incamerare anche alcune innovazioni pensate per chi vive a bordo della Stazione spaziale, ma utili anche a chi rimane con i piedi ben piantati a Terra. Saranno coinvolte quattro scuole di moda in tutta Europa, che partiranno dalle esperienze di viaggio di cinque astronauti: l’italiana Samantha Cristoforetti, il britannico Tim Peake, il francese Thomas Pesquet, il danese Andreas Morgensen e il tedesco Alexander Gerst. A partecipare sono la Fashion Design Akademiet in Danimarca, il Politecnico di Milano e ESMOD in Francia e in Germania. Non si tratta propriamente di un concorso, ma piuttosto della sanzione del rapporto che si è creato negli anni tra Spazio e arte, arte intesa in questo caso come moda. Con una componente, irrinunciabile, di innovazione.

di Antonella Salini – Giornalista professionista

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