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Il lungo viaggio di Rosetta

Dieci anni di viaggio, più di 500 milioni di chilometri percorsi attraverso lo Spazio

Pubblicato:12-02-2015 15:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:06

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La cometa 67P Churyumov Gerasimenko

La cometa 67P Churyumov Gerasimenko

ROMA  – Rosetta non smette di parlarci. La sonda, in orbita a 522 milioni di chilometri da noi intorno alla cometa 67P/ Churyumov Gerasimenko, invia dati che si annunciano rivoluzionari. Grazie al suo lavoro, si è riacceso il dibattito su come l’acqua sia arrivata sulla Terra. Finora le teorie sostenevano che l’acqua, elemento indispensabile alla vita, fosse arrivata sul nostro pianeta grazie a comete e asteroidi, provenienti da zone lontane esterne al Sistema solare. Ma le osservazioni di Rosetta hanno rimescolato le carte in tavola. L’acqua presente sulla Terra è di una ‘qualità’ diversa rispetto a quella osservata da Rosetta sulla cometa 67P/ Churyumov Gerasimenko. In particolare a differire è la composizione isotopica. L’ipotesi si era già insinuata nella comunità scientifica fin dagli anni Ottanta, quando le osservazioni della cometa di Halley avevano suggerito l’incompatibilità dei due tipi di acqua. Le speranze erano riposte in 67P, perché ha una provenienza più interna al Sistema solare. Ma non c’è stato niente da fare: l’acqua non è la stessa, ha sentenziato Rosetta. Questo significa che, probabilmente, l’acqua è arrivata sulla Terra con dei veri e propri bombardamenti di meteoriti. D’altronde, ricorda Matt Taylor, responsabile scientifico della missione dell’Esa “sapevamo che le analisi in situ di Rosetta avrebbero portato grandi sorprese sulla comprensione del sistema solare”.

Sorprese che gli scienziati visionari che idearono la missione più di vent’anni fa potevano solo sognare. E che oggi sono realtà, grazie allo sforzo congiunto dei Paesi europei riuniti nell’ESA. L’ambasciata francese in Italia ha celebrato questa collaborazione con una mostra inaugurata a Palazzo Farnese. (Guarda la videointervista a Ercoli Finzi dal minuto 05.33)

Il messaggio della missione Rosetta è chiaro: insieme, si vince. E’ una missione nata in seno all’Europa e dall’Europa sviluppata nel corso di tre diversi decenni, a cavallo del secondo millennio. Il successo della cooperazione può essere un messaggio anche per la politica. “Mi piacerebbe che fosse così e credo che lo sia- commenta l’ambasciatrice francese in Italia, Catherine Colonna-. Se riflettiamo sui motivi del successo europeo di Rosetta, un successo unico al mondo, troviamo la tensione verso l’avvenire, la volontà, il saper fare insieme anziché ciascuno per conto proprio. Se ci pensiamo questi tre assi possono funzionare anche per l’europolitica”Una missione storica come Rosetta è costata all’Europa 1,4 miliardi di euro, un contributo annuo da 20 centesimi a persona, e adesso è il simbolo delle nostre capacità scientifiche e tecnologiche. (Guarda la videointervista all’ambasciatore tedesco Schäfers dal minuto 08.00)


Importante è stata la partecipazione italiana alla missione Rosetta, sia a livello scientifico e tecnologico che industriale. La mostra in particolare ricorda 4 gioiellini made in Italy, gli strumenti Giada, Virtis, Osiris e SD2. Una dettagliata descrizione di questi strumenti ce l’ha fornita Enrico Flamini, astrofisico e chief scientist dell’Asi (Guarda la videointervista dal minuto 08.54).

Rosetta prosegue il suo cammino verso il Sole. E’ previsto per il 13 agosto 2015 il passaggio a 183 milioni di chilometri di distanza dalla nostra stella. Per allora Rosetta ci avrà regalato già altre splendide immagine e magari avrà già sollevato altre domande sulla nostra origine.

LA FORMA DELL’ACQUA (SU MARTE)

Il rover Curiosity della Nasa ha regalato agli scienziati delle immagini precise ed inequivocabili: il monte Sharp, il rilievo di 5.500 metri all’interno del cratere Gale, si è formato grazie all’accumulo di sedimenti nel letto di un lago gigantesco. E’ stato un processo durato decine di milioni di anni, che, secondo gli scienziati, testimonia di un’era marziana in cui l’acqua scorreva allo stato liquido, in un clima mite. Le attenzioni della Nasa si sono concentrate sulla sezione di roccia denominata Murray, alla base dell’immenso Monte Sharp. Da quello che hanno osservato, emerge che i fiumi abbiano portato sabbia e limo all’interno del lago e abbiano poi depositato i sedimenti alla foce del fiume per formare dei delta. Quando il cratere Gale si è riempito, i sedimenti sono diventati duri e le rocce che conosciamo oggi si sono formate.

ORION, MISSIONE COMPIUTA. PROSSIMA FERMATA: MARTE

Orion è la capsula del futuro, quella che, entro 15 anni, porterà i primi astronauti su Marte. Ha effettuato il primo volo di prova da Cape Canaveral, da cui è partita per compiere due orbite intorno alla Terra all’altezza di 5.808 chilometri e rientrare alla velocità di 32.000 chilometri orari. Esattamente la velocità di rientro dalla Luna con astronauti a bordo. Al rientro, la capsula è stata ‘frenata’ da tre paracadute ed è ammarata mille chilometri ad ovest delle coste messicane della Bassa California. La Nasa ha comunicato che il volo di prova è “perfettamente riuscito”. Il test serve per valutare i sistemi di lancio e di rientro, tra cui il controllo dell’assetto, paracadute e scudo termico. In futuro, a lanciare Orion sarà il gigante dei lanciatori: lo Space Launch System (SLS), attualmente ancora non completato.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PASSA DALLE API DA MIELE

Le api da miele hanno una capacità prodigiosa: quella di avere una visione d’insieme dell’ambiente circostante. E’ una caratteristica che soltanto l’Uomo condivide e che è estranea alle altre specie animali. Eppure, nel cervello delle api da miele, ci sono appena un milione di neuroni. Lo studio di questo cervello in miniatura può portare ad un avanzamento importante nelle applicazioni per l’intelligenza artificiale, spiegano i ricercatori australiani che se ne sono occupati. Le api, oltre ad avere una visione d’insieme, usano una visione ultravioletta, blu e verde. Partendo da questo sono stati sviluppati dei modelli informatici per nuove soluzioni alla visione robotica.

UNA TAC TRA LE STELLE

I bambini che dovranno essere sottoposti ad una Tac nell’ospedale Bambino Gesù avranno la possibilità di farlo viaggiando tra le stelle. Grazie a una donazione di 500.000 euro da parte dei Enel Cuore è in arrivo un macchinario di ultima generazione in grado di ridurre il ricorso all’anestesia e di contenere ansia e stress nei bambini e nei loro genitori. Si tratta di un macchinario sofisticato che mentre esegue l’esame diagnostico trasporta i piccoli pazienti in un luogo pieno di stelle e di suoni, recuperando la magia e la suggestione degli astri per prevenire l’insorgere del dolore e ridurre al minimo la sua percezione durante un esame diagnostico altrimenti traumatizzante.

di Antonella Salini

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