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Rosetta, un anno fa l’atterraggio di Philae. E ora?

Era il 12 novembre 2014: la missione Rosetta dell'Esa è entrata nella storia grazie al rilascio sulla cometa 67P Churyumov Gerasimenko del robottino Philae

Pubblicato:06-11-2015 10:21
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:32

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Bentornati a ScientificaMente, l’appuntamento settimanale dell’Agenzia DIRE dedicato allo Spazio e alla scienza. Questa settimana il nostro approfondimento è sulla missione Rosetta dell’Esa, a un anno dall’atterraggio del lander Philae sulla cometa  67P Churyumov Gerasimenko

Nelle news:

  • Sepia, il nuovo cacciatore di acqua nell’Universo
  • Missione sulla Luna al femminile per la Russia (nel 2029)
  • Lo spettacolo delle Tauridi nel cielo di novembre
  • Tutto pronto per il lancio dei satelliti Galileo 11 e 12


Era il 12 novembre 2014: la missione Rosetta dell’Agenzia spaziale europea è entrata nella storia grazie al rilascio sulla cometa 67P Churyumov Gerasimenko del robottino Philae. Grande poco più di una lavatrice, il lander toccò il suolo di 67P diventando così il primo strumento costruito dall’Uomo a raggiungere questo traguardo. Non si trattò di un atterraggio morbido: Philae toccò il terreno e poi rimbalzò su una zona adiacente a quella prevista per l’ancoraggio, incontrando quindi qualche difficoltà a fissarsi al suolo con i suoi artigli meccanici. E qui ci fu la prima scoperta. Grazie allo strumento Mupus, Philae ci ha rivelato qualcosa che non sapevamo. Innanzitutto è stato stabilito che le temperature giornaliere sulla cometa coprivano una forbice che andava dai -183 ai -143 gradi centigradi, e che, soprattutto, il duro terreno di 67P era costituito da polvere e ghiaccio. Nonostante le turbolenze dell’atterraggio Philae ha eroicamente inviato dei dati a Terra, ‘salvando’ così la prima sequenza scientifica attesa sulla Terra: un pacchetto di 60 ore di dati. Poi è caduto in letargo.

Il segnale del suo risveglio è arrivato in Germania, nel centro Esa di Darmstadt, la sera del 13 giugno. Philae ha dialogato per 85 secondi. Ma quali informazioni ci ha dato? Parecchie, grazie ai raffinati strumenti di bordo. Adesso sappiamo, ad esempio, che l’interno di 67P è piuttosto uniforme, mentre i composti organici presenti sono 16, e almeno un paio su una cometa non erano mai stati rilevati prima. Gli occhi attenti di Philae hanno anche catturato il paesaggio cometario. Il terreno risulta molto fratturato e modellato dall’erosione. Sono dati importanti, che si aggiungono a quelli raccolti dalla sonda Rosetta, tutt’ora in orbita intorno alla cometa con cui viaggia da un anno e mezzo. Tra questi ricordiamo la scoperta dell’acqua ‘pesante’ su 67P, un’acqua in cui il rapporto fra deuterio e idrogeno è circa tre volte più alto rispetto a quello dei nostri oceani. Significa che l’acqua sulla Terra non l’hanno portata le comete, come invece si ipotizzava in un primo momento. Rosetta ha poi confermato l’esistenza di un ciclo del ghiaccio sulla cometa. Quando il Sole illumina certe zone, il ghiaccio scompare proprio laddove era presente quando la stessa area era in ombra. Il fenomeno è ciclico e si ripete per ogni rotazione. I dati suggeriscono che il ghiaccio presente sulla superficie e quello che si trova pochi centimetri sotto al suolo sublimano quando ricevono la luce del Sole, trasformandosi in gas e volando via. Successivamente, quando quelle zone finiscono nell’ombra, la superficie si raffredda rapidamente e si crea così un nuovo strato di ghiaccio. Questo comportamento era già stato teorizzato, ma è la prima volta che l’osservazione diretta del fenomeno ne fornisce la conferma.

La cometa 67P l’abbiamo ammirata in numerose immagini e l’abbiamo persino ascoltata, con una registrazione da un minuto e ventisette secondi di suoni prodotti misteriosamente a milioni di chilometri dal nostro pianeta. E adesso, cosa succede? Lo suggerisce un articolo pubblicato su Nature news. Secondo l’autorevole pubblicazione scientifica presto Philae non sarà più solo. La sonda Rosetta, infatti, segnerà il termine della propria missione con uno schianto sulla superficie della cometa. La data prevista per il tuffo spaziale è fissata al prossimo settembre, periodo che coincide con il termine del programma di finanziamneto della missione e con una lontananza dal Sole talmente significativa da rendere inutile il mantenimento in vita di Rosetta, perché la sonda non sarà più in grado di ricaricarsi con l’energia della nostra stella. Ma Rosetta lavorerà fino all’ultimo. Si spera, infatti, di ricevere immagini durante la sua discesa sulla cometa prima dello schianto finale.

La missione Rosetta parte da lontano. E’ stata ideata più di vent’anni fa, quando gli scienziati che lavoravano al progetto venivano considerati dei visionari. Ecco cosa ci aveva detto Amalia Ercoli Finzi, Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 della missione Rosetta. “Non solo visionari: io ancora adesso penso che quando abbiamo cominciato a pensare a questa cometa non fossimo nel pieno delle nostre facoltà mentali”. La missione Rosetta resterà “nella storia della scienza, nella storia della tecnologia e nella storia dell’umanità, perché abbiamo dimostrato che si può lavorare insieme”.

Le news di questa settimana

Sepia, il nuovo cacciatore di acqua nell’Universo
Un nuovo strumento, montato sul telescopio APEX (Atacama Pathfinder Experiment) da 12 metri di diametro, a 5000 metri sul livello del mare nelle Ande cilene, ci offre una nuova finestra sull’Universo, finora inesplorata. Lo strumento si chiama SEPIA (Swedish–ESO PI receiver for APEX) e sarà in grado di rivelare i deboli segnali emessi dall’acqua e da altre molecole nella Via Lattea, in altre galassie vicine e nell’Universo primordiale. “Le prime misure con SEPIA su APEX mostrano che stiamo veramente aprendo una nuova finestra, che comprende la possibilità di osservare l’acqua nello spazio interstellare – SEPIA darà agli astronomi la possibilità di cercare oggetti che si potranno seguire con alta risoluzione spaziale quando gli stessi ricevitori saranno operativi su tutta la schiera di ALMA”, commenta John Conway, direttore dell’Osservatorio spaziale di Onsala, Chalmers University of Technology in Svezia.

Missione sulla Luna al femminile per la Russia (nel 2029)
Un’intera squadra di astronaute russe si sta preparando per raggiungere la Luna. Lo ha reso noto l’agenzia spaziale Roscosmos. Quello che si sa finora è che la prima fase del reclutamento prevede che sei tra le migliori scienziate e pilote siano protagoniste di un esperimento dell’Accademia russa delle Scienze, che si basa sulla simulazione del volo spaziale. Lo scopo è valutare le reazioni delle prescelte in vista del viaggio verso il nostro satellite, previsto per il 2029. La Russia è stato il primo paese al mondo a far volare una donna nello Spaizo. Era Valentina Tereshkova e la missione risale al 1963. Da allora, però, le astronaute sono state soltanto 4 nella storia spaziale russa.

Lo spettacolo delle Tauridi nel cielo di novembre
Quest’anno il cielo autunnale potrebbe regalarci una cascata mozzafiato di stelle cadenti. Sono le Tauridi, meteore che hanno origine dal passaggio della Terra in una regione di Spazio dove si affollano sia i detriti della cometa Encke che i frammenti di alcuni asteroidi. Accade ogni anno, e il passaggio di solito è percepibile solo con lievi bagliori. Ogni dieci anni, però, la situazione cambia: la Terra entra in un’area in cui volteggiano frammenti molto più voluminosi del solito e il risultato è una stupefacente pioggia di stelle. In parte è già in corso, ma uno dei picchi ci sarà tra il 12 e il 13 novembre. Occhi all’insù, quindi. Le Tauridi saranno visibili a Nord della costellazione del Toro.

Tutto pronto per il lancio dei satelliti Galileo 11 e 12
Il penultimo passo di una catena di produzione che ha attraversato tutta l’Europa è stato compiuto venerdì scorso. I satelliti 11 e 12 della costellazione Galileo sono sbarcati in Guyana francese. E’ da lì che prenderanno il volo verso lo Spazio il prossimo 17 dicembre. Sarà, questo, il terzo lancio dell’anno. I due satelliti sono stati costruiti in Germania, con payload inglesi e con contributi da tutto il vecchio Continente e hanno ricevuto l’ok definitivo da estec, il centro Esa olandese. La costellazione Galileo è nata per offire un servizio civile di posizionamentoe navigazione satellitare.

di Antonella SaliniGiornalista professionista

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