di Andrea Sangermano, giornalista professionista
BOLOGNA – “Non c’è stata nessuna polemica, ma pretendo il rispetto delle posizioni che si assumono, perché la critica è una cosa, mentre il voler attribuire ad altri superficialità valutativa non mi sembra corretto, quando poi l’impegno dell’ufficio c’è stato”. Usa parole dure il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, che al termine della cerimonia in Consiglio comunale in ricordo del 2 agosto 1980 replica così alle critiche mosse dall’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione.
Nei giorni scorsi Amato aveva fatto intendere di poter anche non partecipare alla cerimonia, vista la polemica innescata proprio dai parenti sulla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura nell’inchiesta sui mandanti. Questa mattina il procuratore era comunque a Palazzo d’Accursio.
“Il sindaco mi ha telefonato e sono venuto volentieri– spiega Amato, a margine- il ruolo istituzionale ci imponeva di esserci, la memoria delle vittime va assolutamente rispettata”. Detto questo, il procuratore difende il lavoro del suo ufficio. “Abbiamo fatto le nostre scelte, che non sono irrevocabili e definitive- afferma- ognuno deve fare il suo lavoro, la storia è una cosa e la giustizia è un’altra. La giustizia a un certo punto deve dare una risposta. Il rispetto che si deve avere anche nei confronti delle vittime è quello di dare una risposta e la risposta è che quando non ci sono elementi spendibili bisogna avere il coraggio di chiudere, perché diversamente opinando si creano false illusioni alibi situazioni di incertezza che non sono accettabili”.
La giustizia, insiste Amato, “deve essere pronta e rapida e in questa vicenda non lo è stata. Poi se ci saranno altri elementi concretamente sviluppabili saremo i primi ad aprire nuovamente il fascicolo“, assicura. In ogni caso “non c’è amarezza- aggiunge- il magistrato accetta le critiche, ma non può determinare le proprie conclusioni su quello che pensa possa essere gradito o sgradito ad altri. Un magistrato risponde alla propria coscienza e alle regole del codice di procedura penale”, chiosa Amato.
La Procura di Bologna fa del “vittimismo”, ma anche i familiari delle vittime “devono poter aver il diritto di critica”. Non accenna a spegnersi lo scontro tra i familiari delle vittime del 2 agosto 1980 e i magistrati che hanno chiesto l’archiviazione per l’inchiesta sui mandanti della strage alla stazione di Bologna.
“Abbiamo mosso critiche e presentato atto formale di opposizione alla richiesta di archiviazione- ricorda il presidente dell’associazione, Paolo Bolognesi, in Consiglio comunale durante la cerimonia- ma salta all’occhio questo vittimismo. Vorrei ricordare che qui le vittime siamo noi, non i magistrati. Non cambiamo i termini del problema”.
Bolognesi ribadisce: “Dire nel 2017 che Mambro e Fioravanti erano degli spontaneisti vuol dire non aver neanche letto la sentenza del 1995″. E aggiunge: “Bisogna che il diritto di critica lo possano avere anche i familiari”.
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