BOLOGNA – “Non ci danno la piazza“. La candidata sindaco di Bologna Lucia Borgonzoni esce da un incontro in Questura arrabbiata: lei e il leader della Lega Nord, Matteo Salvini non potranno usare piazza verdi il 2 giugno. “Ma alle 18 saremo comunque a Bologna, decideremo dove”.
Questo, attacca poi, “è il giusto riassunto del Governo di Virginio Merola, perché tutti fanno quello vogliono in quella piazza. L’unica cosa che dico è che questa gente fa bene a chiamare i suoi a votare, perché se divento io sindaco gli interdico la piazza davvero”.
La Questura vieta piazza Verdi e scoppia l’ira di Matteo Salvini. “Vergogna“, tuona via Facebook il leader della Lega. “Sindaco e prefetto hanno vietato la manifestazione della Lega in piazza Verdi a Bologna giovedì alle 18, impauriti dalle minacce delle zecche rosse dei centri a-sociali“, scrive Salvini. “Ma può- si chiede Salvini- una intera città essere ostaggio di 100 violenti? Io comunque giovedì alle 18 sarò in piazza a Bologna“. Salvini invita poi ad una sorta di bombing telefonico i militanti leghisti: “Telefono del Comune 051-219311, della Prefettura 051-6401111. Se avete voglia di chiamare per ringraziarli…”.
Mentre arriva la notizia che la Questura di Bologna ha negato piazza Verdi al leader della Lega nord Matteo Salvini per il comizio di chiusura della campagna elettorale del 2 giugno, il collettivo universitario Cua ha occupato il 38 di via Zamboni, sede della Scuola di Lettere e filosofia, convinti di tenerla fino a dopodomani per protestare contro Salvini. Il Cua ha anche convocato una conferenza stampa lì al 38 a breve. Senza sapere, però, che in piazza Verdi il 2 giugno non ci sarà nessun comizio della Lega.
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