Uccisa in Messico la giornalista Maria Elena Ferral from Agenzia DIRE on Vimeo.
ROMA – In Messico è stata uccisa con otto colpi d’arma da fuoco la giornalista Maria Elena Ferral, nella città di Papantla, nello stato di Veracruz. Stando agli inquirenti, la donna lunedì scorso è stata avvicinata in pieno giorno da due uomini armati col viso coperto in sella ad una moto, uno dei quali ha fatto fuoco. La cronista, subito trasportata in ospedale, è deceduta alcune ore dopo.
Lo stato di Veracruz è noto per le violenze delle bande legate ai narcotraffici che non risparmiano i cittadini. Oltre agli scontri tra bande, in cui capita che restino coinvolti dei civili, i criminali eliminano anche attivisti, leader delle comunità, politici o – come in questo caso – giornalisti che con il loro lavoro cercano di denunciare abusi e illeciti.
Come Ferral, che per la testata locale di Papantla, El Diario de Xalapa, e attraverso il sito web da lei fondato, Quinto Poder de Veracruz, pubblicava inchieste sulle attività criminali e la corruzione tra malaffare e agenti di polizia.
I motivi dell’omicidio restano per ora incerti e non ci sono indagati. Tuttavia, la stampa locale evidenzia che la reporter era stata minacciata di morte nel 2016 e aveva ricevuto una scorta, poi revocata poco tempo dopo.
Come avverte l’ong Reporter senza frontiere, il Messico è un Paese rischioso per i cronisti: nel 2019 ne sono stati assassinati dieci, ben cento dal 2006, quando il Paese ha iniziato una dura lotta per estirpare i narcos. Quello di Ferral è il primo omicidio che si registra nel 2020.
Ieri a Papantla, alcuni cronisti hanno manifestato per chiedere allo Stato di accordare maggiori tutele al mondo dei media, e per chiedere che sulla morte della collega sia fatta luce. La reporter nel 2005 aveva ricevuto il Premio Nacional de Periodismo, il riconoscimento che ogni anno viene attribuito a quei giornalisti che si distinguono per l’impegno e il senso civico con cui conducono il proprio lavoro.
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