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Donne, workshop di Omceo Roma per una via d’uscita dalla violenza

Un workshop per dire 'no alla violenza sulle donne'

Pubblicato:23-11-2018 16:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:49
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violenza donne
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ROMA – Un workshop per dire ‘no alla violenza sulle donne’. E’ l’appuntamento che Omceo Roma ha organizzato questa mattina, nella propria sede, per affrontare l’emergenza femminicidio attraverso la voce dei medici e degli specialisti. Omceo Roma da tempo e’ sul campo per il contrasto alla violenza contro gli operatori sanitari, che al suo interno ha una specifica declinazione di genere che espone le donne a pericoli e rischi maggiori. Scorrono sul video le testimonianze delle vittime.

Ginecologhe, psichiatre, studentesse universitarie, ma anche migranti, donne vulnerabili, figlie. Identita’ e vite diverse unite dalla comune violenza degli uomini incontrati. Una mattina di lavori con un fitto programma di relazioni, presentazione di progetti, ma anche testimonianze sui rischi che corrono le giovani donne medico, sui segnali d’allarme, e infine le questioni medico-legali. I medici, quelli di base o di Pronto soccorso, ma anche i dentisti, tra questi ultimi spesso i liberi professionisti, sono le sentinelle che prima di altri possono intercettare le vittime di abusi. Bisogna saper agire nel modo corretto, accogliere la vittima, tutelarla e indirizzarla nella fase traumatica e post traumatica.


“Una donna che subisce maltrattamenti familiari è una donna magari depressa, che lamenta dolori, che ha piu’ accessi al Pronto soccorso. Dobbiamo riuscire a identificarla. Il medico di base deve essere formato per saper intercettare i primi segnali di quella che in letteratura viene definita ‘intimate partner violence’ e che può degenerare”. E’ la sintesi della relazione che Cristina Patrizi, consigliere Omceo Roma, ha spiegato alla Dire, nel corso dell’intervista a margine del workhop di questa mattina, promosso da Omceo Roma, sulla violenza di genere.

“Non è affatto semplice- sottolinea Patrizi- Bisogna enfatizzare la confidenzialità con il paziente e saper poi mettere in atto una serie di strumenti per prevenire o evitare il peggio. Il punto critico è che spesso la denuncia non risolve la problematica. Abbiamo visto molte donne uccise dopo che avevano denunciato. Giornate come queste devono servire a sensibilizzare la categoria, ma anche a tirar fuori i sintomi precoci della violenza e a trovare le soluzioni, in alleanza con associazioni e istituzioni”.

“C’è un tempo per il racconto del dolore e successivamente uno per la speranza”. E’ il commento della psichiatra Rosa Maria Scalise, coordinatrice della commissione Pari opportunità Omceo Roma, che ha risposto alla Dire, a margine del workshop di questa mattina sulla violenza di genere, sull’opportunità di raccontare abusi e maltrattamenti.

Nei casi e nelle esperienze seguite dalla psichiatra con vittime di violenza, “se non si passa attraverso l’elaborazione del dolore vissuto- sintetizza Scalise- diventa davvero difficile arrivare al riscatto e alla speranza”.

Secondo Sabrina Santaniello, presidente di Andi Roma, il dentista può essere una “sentinella” in grado di intercettare una vittima di abusi. “La bocca è la parte più esposta del viso. Spesso il trauma di un dente o una ferita lacero-contusa del viso possono far presagire una violenza più grande”, dice interpellata dall’agenzia Dire a margine del workshop di questa mattina organizzato dall’Omceo Roma sul tema della violenza di genere.

“Ho lanciato il progetto ‘Dentista sentinella della violenza di genere’, che è un protocollo d’intesa proposto al ministero dell’Interno e ora al vaglio di quello della Salute- continua- per fare in modo che il dentista possa essere un valore aggiunto nel grande progetto di contrasto alla violenza di genere e a quella contro gli operatori sanitari”. E conclude sul valore centrale della formazione: “Spesso il dentista, specialmente il libero professionista, deve capire come agire e quali strumenti utilizzare per aiutare una donna. Serve una formazione specifica”.

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