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L’archeologa italiana in Iraq: “Salviamo la storia dall’acqua dopo averla salvata dall’Isis”

Paola Sconzo studia i danni al patrimonio archeologico causati dalla realizzazione dei grandi bacini idroelettrici in Medio Oriente

Pubblicato:30-04-2024 17:37
Ultimo aggiornamento:30-04-2024 17:45
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IRAQ – “Sono arrivata qui in Kurdistan, nelle prime missioni nel 2013. Abbiamo potuto vivere solo un anno di sicurezza; dopo ci fu l’attacco dell’Isis. E’ stato un anno difficilissimo e le ripercussioni si sono sentite per i tre anni a venire. Qui ci sono altri problemi di distruzione dei siti archeologici che vanno affrontati. Con il mio progetto mi occupo di siti distrutti ciclicamente dalla fluttuazione del livello della diga di Mosul che sommerge paesaggio e procura erosione e distruzione”.

All’agenzia Dire l’archeologa Paola Sconzo, dell’Università di Palermo, ha ricordato la sua esperienza: aver visto in faccia l’Isis, i timori, la distruzione di una cultura millenaria. Oggi, nell’inaugurazione delle mostre archeologiche italiane, quel momento “è solo un ricordo”. Il progetto di cui è responsabile Sconzo si chiama ReLand ed è nato appunto per studiare i danni al patrimonio archeologico causati dalla realizzazione di grandi bacini idroelettrici nelle regioni aride del Medio Oriente. Nato nel 2023, il progetto è co-diretto con Bekas Jamaluddin Hasan Al-Brifkany (direzione delle Antichità di Dohuk). La ricerca sul campo coinvolgerà dieci siti sulla sponda orientale del bacino, scelti tra quelli che riemergono ogni anno. 


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