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Se il teatro non sale in montagna, così ‘scenderà’ sui palcoscenici

Per raccontare la vita nelle 'terre alte', fino alle città di mare

Pubblicato:30-06-2023 16:09
Ultimo aggiornamento:30-06-2023 20:03

ANTONIO-MASSENA
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TRIESTE – “Tra tutte la varie forme d’arte, alcune hanno dei collegamenti diretti con la montagna: la musica, la danza, il cinema“. Invece, “il teatro finora ha avuto poco appeal, si è confrontato poco con la montagna dal punto di vista della drammaturgia. Il teatro, che ha avuto come ambientazione, ricordi, emozioni relative alla montagna, è stato quello della narrazione, dei monologhi, che ricordano grandi personalità alpinistiche, le loro imprese, la loro storia”. Ma ora c’è voglia di fare un vero e proprio ‘salto’, non solo di qualità. Ed ha mosso il primo passo. La scommessa e l’obiettivo della prima edizione del contest ‘Oltre le nuvole’ per testi teatrali inediti sulla montagna, spiega alla ‘Dire’ Antonio Massena, presidente della giuria e della commissione consultiva Teatro del ministero della Cultura, “è portare in teatro una drammaturgia contemporanea che abbia come riferimento la montagna, il vivere, il ripopolamento, i grandi temi alpinistici, la sostenibilità.

Quindi, portando il teatro in teatro, di avere quel rapporto con lo spettatore e l’attore, che è un rapporto diretto, perché lo spettatore è un coprotagonista in teatro, che ci riporta a quella socialità che oggi abbiamo perso”.

IL VINCITORE DEL CONTEST OLTRE LE NUVOLE

Il vincitore della prima edizione, promossa dal Teatro Verdi di Pordenone e dal Club Alpino italiano è il testo ‘Disegno divino‘ di Cristian Gallucci, oggetto di una ‘mise en espace’, un pre-allestimento che darà l’idea con gli attori in scena di quello che è il testo vincitore. “L’obiettivo è portare avanti questo premio- sottolinea Massena- poi riuscire a creare una circuitazione di questi spettacoli nei teatri, non solo a Torino, Trento, Udine, Brescia, i capoluoghi vicini ad Alpi e Appenini, ma anche nei teatri delle città con poca dimestichezza con la montagna: Milano, Roma, Palermo e altre città di mare”.


Massena specifica che non si vuole tuttavia creare un nuovo genere di teatro. Al pubblico si vogliono dare emozioni e conoscenze, “di un ambiente che secondo gli organizzatori, e diamo merito al Teatro Verdi di Pordenone e al Cai che stanno puntando sul progetto ‘Vivere la Montagna. Vivere in Montagna‘, superi il concetto della narrazione e del monologo. Un obiettivo ulteriore per i prossimi anni, se ci saranno le forze, è di creare qui a Pordenone un festival del teatro legato alle tematiche della montagna”.

COME PORTARE IL TEATRO IN MONTAGNA

L’idea di portare invece il teatro in montagna si scontra con i problemi logistici che pone lo stesso ambiente in alta quota. “Ci sono esempi, ‘I suoni delle Dolomiti’, di concerti fatti, all’alba, alla sera, sia nel Trentino sia nelle Dolomiti bellunesi. Anche in quel caso- continua Massena- si cerca di portare musicisti con i loro strumenti agili: è difficile poter portare un pianoforte. Si è provato anche a portarlo con un elicottero, ma qui entriamo nella questione dell’impatto che hanno queste cose”.

Tuttavia un testo teatrale con due-tre attori, aggiunge, “anche davanti un rifugio, davanti a montagne stupende che diventano scenografia naturale dell’evento, sarà senz’altro uno dei passi per il futuro, sempre cercando di non andare a creare un impatto eccessivo su quello che sono i luoghi che vanno preservati”.

Tra i temi affrontati dal premio vi sono proprio la paura di impattare sull’ambiente, la necessità di preservare la montagna così com’è. Dall’altra parte ciò contribuisce a esaltare l’altro problema, lo spopolamento. Le due cose invece si conciliano, secondo, Massena, puntando sulla “valorizzare nella ricostruzione e riappropriazione di territori che sono abbandonati. Noi abbiamo paesi di montagna dove vivono oramai tre-quattro abitanti, con tantissime costruzioni in un degrado allucinante. Per far tornare le persone in montagna- osserva- bisogna dare delle opportunità di vita e lavorative che non possono essere legate esclusivamente al turismo (sport invernali ed escursionismo). Quindi ci vorrebbe un piano nazionale di riattivazione di alcuni luoghi significativi e storici legati alla montagna e al vivere in montagna“.

COME È CAMBIATO IL TEATRO

Proprio lo ‘spopolamento’ è una problema che la montagna condivide con gli stessi teatri. È forse il teatro una forma d’arte in decadenza? “Secondo me non è in decadenza, perché è una forma d’arte che vivrà per sempre, in modi che io stesso ora non so immaginare- obietta il presidente- è ovvio che l’avvento della tecnologia ha cambiato quelli che sono i gusti, le priorità e gli interessi degli spettatori. Il teatro ha fatto degli errori negli anni passati, tra cui quello di non cercare un rinnovamento, ma non testuale, non drammaturgico, non culturale, bensì un rinnovamento del pubblico– sottolinea- in questi ultimi dieci anni non c’è stato un investimento rispetto ai giovani. I giovani bisogna interessarli al teatro, perché sono quelli che diventeranno gli spettatori di domani, altrimenti si rischia che con gli attuali abbonati, con l’andare dell’età, ahimè, diminuiranno i posti pieni del teatro”.

Il rinnovo generazionale però è un processo già iniziato, con laboratori di costumi, musica, che permettono di imparare cos’è il teatro, e non ci si limita più, commenta, “a prendere 150 studenti e ‘deportarli’ in teatro a vedere delle cose di cui a loro non interessa nulla, non sanno nulla, e che prendono come una giornata di vacanza dalle ore di lezione”.

L’INNOVAZIONE DEI LINGUAGGI TEATRALI

Poi c’è anche l’innovazione dei linguaggi teatrali. “Ci sono molti spettacoli che, capendo in che modo sta andando la tecnologia, hanno superato quelli che erano i concetti base dell’allestimento (scenografia, luci, recitazione e base musicale registrata). Ci sono tantissimi spettacoli basati sulla drammaturgia contemporanea, ma anche sulla rilettura di Goldoni in chiave moderna, di Shakespeare e tantissimi altri autori, usando tecnologie digitali e tantissimo la videoproiezione interattiva con l’attore”, osserva Massena. E conclude: “C’è quindi un po’ uno scontro con gli spettatori tradizionalisti, ma bisogna rischiare, provare, andare avanti, e quindi cercare di dare la possibilità a tutti di frequentare un luogo straordinario perché è non solo luogo della memoria, ma luogo di trasmissione di emozioni.

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