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Tg Ambiente, edizione del 30 gennaio 2024

Si parla di pomodoro 'San Marziano', auto elettriche ed energie rinnovabili

Pubblicato:30-01-2024 12:58
Ultimo aggiornamento:30-01-2024 12:59

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DA ENEA ECCO ‘SAN MARZIANO’, POMODORO NANO PER LO SPAZIO

Enea ha realizzato un pomodoro nano arricchito di molecole antiossidanti, utili per la dieta degli astronauti nelle missioni di lunga durata e in grado di resistere alle radiazioni dell’ambiente spaziale. Sin dal 2014 nell’ambito del progetto Bioxtreme, Enea ha studiato come le piante alimentari possano crescere in modo adeguato in un ambiente extraterrestre, arrivando a sviluppare un vero e proprio modello. In seguito, nell’ambito del progetto Hortspace, i ricercatori hanno valutato i requisiti di produttività e di qualità anche nello spazio, studiando come le radiazioni influenzino la fisiologia di queste piante, sottoposte alla simulazione di un ambiente spaziale. Rispetto alle piante non ingegnerizzate, il pomodoro sviluppato da Enea – ribattezzato ‘San Marziano’ dai ricercatori – ha dimensioni più compatte e un maggior contenuto di antocianine, con trascurabili variazioni di crescita e fotosintesi. L’esplorazione dello spazio ha sempre rappresentato un potente acceleratore di tecnologie per applicazioni sulla Terra, dove è urgente il ricorso all’innovazione tecnologica in agricoltura per far fronte all’aumento della popolazione mondiale, alla riduzione delle superfici coltivabili e agli effetti dei cambiamenti climatici. La ricerca Enea sulle biotecnologie punta allo sviluppo sia di piante resistenti a condizioni estreme (deserti, basi antartiche o ambienti disagiati come le basi militari) che di piante ‘biofabbrica’ per la produzione di molecole di interesse farmaceutico.

QUANTA STRADA FANNO LE AUTO ELETTRICHE? ECCO TEST SUL GRANDE RACCORDO ANULARE DI ROMA

Quando si parla di auto elettriche tutti si chiedono quanti chilometri si possono realmente percorrere con queste vetture prima di dover ricaricare e quali sono i loro effettivi consumi e i costi di gestione in condizioni reali. La risposta concreta arriva dalla nuova edizione di ‘Dove arrivo con…’, la più grande prova organizzata in Europa di vetture elettriche guidate in condizioni reali promossa dalle testate Motor1.com e InsideEVs che si svolge ogni anno sul Grande Raccordo Anulare di Roma, lungo 68,2 km. Rispetto allo scorso anno, è cresciuta l’autonomia media delle auto testate, compresa tra i 571 km (circa 8 giri di Gra) della Lucid Air e i 243 km (3,4 giri di Gra) della Lexus Rz. In media le auto provate hanno evidenziato un’autonomia reale inferiore del 28% rispetto al dichiarato in ciclo di omologazione Wltp, specifica procedura di prova per veicoli leggeri armonizzata a livello mondiale. Sul podio di questa speciale graduatoria si sono collocate la Tesla Model 3 (498 km), seguita a poca distanza dalla Bmw i5 (489 km). Sopra i 400 km di autonomia anche la Hyndai Ioniq 6 (476 km), la Byd Seal (452 km), la Kia Ev9 (448 km), e la Volkswagen ID.7 (400 km). Chiudono questa classifica le vetture con una taglia di batteria più contenuta: Fiat 600e (282 km), Jeep Avenger (275 km), Toyota bz4X (249 km) e Lexus RZ (243 km). Rispetto ai costi, l’auto più virtuosa ed efficiente è stata la Tesla Model 3 con 15,1 kWh/100 km per un costo di 10 euro/100 km, tallonata dalla Hyundai Ioniq 6 con 15,5 kWh e 10,30 euro e da Bmw i5 (16,6 kWh e 11 euro). A seguire tutte le altre, sopra i 18 kWh/100 km e i 12 euro ogni 100 km.

REWILDING APENNINES LIBERANO GIOVANE GRIFONE DOPO CURE

I team del Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Roma e di Rewilding Apennines hanno riportato un grifone in libertà nei pressi di una delle colonie riproduttive presenti in Abruzzo. Lo scorso 26 novembre il Gps del giovane grifone, monitorato nell’ambito della collaborazione tra Rewilding Apennines e Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro, ha segnalato un’anomalia. L’animale era fermo da troppo tempo. Non è strano per i grifoni fermarsi nello stesso posto per diverse ore, soprattutto in presenza di cibo, ma un soggetto fermo in un punto da giorni desta immediatamente dei sospetti. Nutrendosi esclusivamente di carcasse, infatti, non è raro che i grifoni siano vittime di avvelenamenti e intossicazioni. Il grifone, infreddolito e debilitato, è stato individuato e catturato. I risultati delle analisi svolte dalla Lipu, eseguite dopo diversi giorni dal momento in cui dovrebbe essersi alimentato per l’ultima volta, fanno pensare che si fosse nutrito di scarti di macellazione di animali cacciati con l’uso di munizioni contenenti piombo, rimanendone intossicato e non riuscendo a riprendere il volo. L’avvoltoio si è dimostrato da subito un combattente e ha ripreso a nutrirsi dopo poco tempo. Nonostante le ottime premesse, però, ha impiegato oltre un mese a tornare in condizioni tali da poter tornare in libertà. Il giovane esemplare di grifone è stato senza dubbio molto fortunato. “La sua storia dimostra come la collaborazione tra enti e organizzazioni locali possa risultare determinante per la salvaguardia degli animali selvatici”, commenta Nicolò Borgianni, Vulture Field Officer di Rewilding Apennines.


CASINI (AUTORITA’ BACINO APPENNINO): FARE DI PIÙ SU RINNOVABILI

Le fonti rinnovabili sono un elemento chiave nella mitigazione delle emissioni che causano l’emergenza climatica in atto. Però non stiamo facendo abbastanza, occorre fare molto di più, in particolare su efficienza e rinnovabili. Marco Casini, Segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale Appennino centrale, in una conversazione con l’agenzia Dire affronta il tema delle misure di adattamento. “La sfida oggi è quella di adattarsi ad un clima che è cambiato e che sta cambiando molto rapidamente”, spiega Casini. Nella risposta all’emergenza climatica in atto “l’Italia sconta l’enorme ritardo con cui è stato affrontato il tema dell’adattamento”. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici o Pnacc “rappresenta certamente un importante passo in avanti, ma gli oltre 300 interventi individuati devono essere ora integrati con gli altri Piani di tutela e di mitigazione e, soprattutto, devono essere definiti i tempi e le risorse per la loro realizzazione”, spiega l’esperto. Insomma, “c’è ancora molto da fare” per mettere l’Italia in grado di affrontare le aspre conseguenze del mutamento climatico.

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