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VIDEO | Operazione ‘Monte Nuovo’, Solinas: “L’isola non è mai stata terra di mafia, aspettiamo l’iter giudiziario”

Il governatore sulla maxi operazione dei Ros: "Ora non è tempo di giudizi". In totale sono 13 le persone arrestate e 18 ai domiciliari

Pubblicato:29-09-2023 13:47
Ultimo aggiornamento:29-09-2023 16:58
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solinas operazione monte nuovo
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CAGLIARI – “La Sardegna non è storicamente una terra di mafia, mi auguro che all’esito del percorso giudiziario la nostra isola possa continuare a fregiarsi di questo primato”. Così il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, intervenuto stamane a margine di una conferenza stampa a Villa Devoto, sull’operazione dei Ros “Monte Nuovo” che nell’isola ha portato all’arresto di 13 persone, tra cui l’ex assessora regionale Gabriella Murgia, mentre altre 18 sono ai domiciliari. Indagine che ipotizza le accuse di associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione segreta, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione aggravata dal metodo mafioso, peculato e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso.

Insomma, un terremoto giudiziario che rischia di travolgere anche la politica (tra gli indagati c’è anche il presidente dell’Anpal, Massimo Temussi, per fatti che lo riguardano quando era commissario straordinario dell’Azienda sanitaria sarda, ndr), ma Solinas predica prudenza: “Non ho mai commentato l’attività della magistratura, che rispetto, e non lo farò oggi- spiega ai croniosti-. Non si può che attendere l’esito della vicenda, lasciando a ciascuno la propria competenza e rinviando qualsiasi giudizio a quando i fatti saranno acclarati. Riferire in Consiglio regionale come chiedono le minoranze? Sarebbe politicizzare una vicenda che in questo momento è giudiziaria, e il mondo giudiziario ha delle sedi nelle quali si discutono queste contestazioni. Ritengo che da parte della politica ci voglia rispetto assoluto”.

Le istituzioni, ribadisce Solinas, “non possono permettersi il lusso delle opinioni, noi dobbiamo semplicemente rispettare le leggi che esistono e gli organi che sono proposti a valutare queste vicende. Ricordiamoci che siamo in una fase di indagine, si dovrà attendere che ci siano le posizioni di tutti, accusa e difesa, e che poi un giudice terzo valuti i fatti e ci dica la verità processuale”. Per poi sottolineare: “Personalmente, e come presidente di questa Regione, non posso che augurarmi che all’esito di questo percorso giudiziario che deve ancora svolgersi completamente, si possa continuare ad affermare -come ribadito dalla letteratura scientifica- che la Sardegna ha delle forme di criminalità di un certo tipo, ma che non abbiamo per natura antropologica l’attitudine ad essere terra di mafia. Il mio auspicio più grande è che il percorso giudiziario possa acclarare che ancora la Sardegna possa fregiarsi di questo primato”.


Solinas interviene quindi sul passaggio dell’ordinanza del Gip, nella quale emergono intercettazioni degli indagati che definiscono il governatore “anguillone”, a sottolineare il suo essere sfuggente: “Il presidente della Regione è uno tra 1,6 milioni di sardi, è assolutamente incontrollabile il fatto che chiunque possa parlarne, fare il suo nome, attribuirgli giudizi ed epiteti- spiega-. Per me sarebbe impossibile essere in ogni luogo a verificare cosa dicono le persone e cosa pensano. Se fossi un marziano, lo interpreterei nel senso di una persona che rifugge certe frequentazioni e certe sollecitazioni. Anche perché stando diverse ore dentro a Villa Devoto non avrei modo di consumarle. È forse la prova migliore del fatto che io non ho abbia mai avuto a che fare con queste persone”.

OPERAZIONE ROS, SOLINAS: PROTEZIONE DA CRIMINALI? MACCHÉ

“Un servizio di protezione da parte di alcuni arrestati? Quando ho ricevuto minacce e la Digos ha ritenuto di mettermi un dispositivo di protezione, sono stato ripreso qualche volta perché non ho osservato puntualmente il fatto di comunicare ogni spostamento o chiedere che ci fosse qualcuno vicino a me. Non vedo da chi mi dovrei proteggere, non ho altro che l’attività politica che faccio con molta dedizione lavorando tante ore al giorno, nell’interesse della Sardegna”, ha detto Solinas.

Indagine che ipotizza le accuse di associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione segreta, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione aggravata dal metodo mafioso, peculato e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso. Da quanto emerge in un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Cagliari, almeno in due occasioni l’associazione avrebbe offerto protezione al governatore. In particolare, sarebbe stato predisposto una sorta di “servizio d’ordine” in occasione di una manifestazione di pastori organizzata dalla Coldiretti, a Cagliari nel febbraio del 2022, rispetto alla quale Murgia temeva contestazioni: “Puoi immaginare, con questi animali…”, si legge nelle intercettazioni di Murgia al telefono con Nicolò Cossu, considerato il capo dell’organizzazione. Da qui le rassicurazioni di Cossu: “Tranquilla dai! Stiamo venendo, sono con mio nipote e un altro amico”.

“L’indiziale ‘preoccupazione’ della sodale Murgia- si legge nell’ordinanza- si trasformò nel corso della medesima giornata in una vera e propria richiesta di ‘protezione’, ovviamente esaudita dai detentori, indagati, della ‘riserva di violenza’ del gruppo criminale”. Mentre l’assessore e il presidente “erano ancora sul palco dalla Coldiretti- si legge ancora- gli indagati Cossu, Mesina e Battista Mele li raggiunsero rimanendo in attesa, dietro il palco, in compagnia di varie personalità politiche, quali i consiglieri regionali Giuseppe Talanas (Fi), Franco Mula (Psd’Az) e Giovanni Satta (Psd’Az)”. Successivamente Nicolò Cossu, Battista Mele ed Antonio Giuseppe Mesina “furono raggiunti dall’assessore all’Agricoltura Gabriella Murgia, e ad essi si aggiunse, cinque minuti dopo, il presidente Solinas, che rimase accanto a lui per tutto il tempo, sino alla conclusione della manifestazione. Dopodiché, il gruppo composto da Cossu, Mele, Mesina e Murgia, unitamente ad altre persone non identificate, si allontanarono dalla manifestazione e si recarono a piedi al ristorante Su Cumbidu’, nel quartiere Marina di Cagliari, dove pranzarono e dove furono raggiunti da Giovanni Satta”.

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