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Brexit, Colacino (Unicusano): “Johnson troppo disinvolto con istituzioni”

Il docente: "Premier deciso al divorzio, ma così mina parlamento"

Pubblicato:29-08-2019 15:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:38

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ROMA – “La mossa di Boris Johnson di ‘congelare’ il Parlamento britannico punta certamente a silenziare le polemiche interne. Il premier vuole concetrarsi sui negoziati con l’Unione europea rispettando ald ata del 31 ottobre, mentre l’opposizione interna avrebbe rischiato di complicare i lavori.

Tuttavia, far passare il messaggio che il parlamento sia un elemento di fastidio, e’ un dato preoccupante, che deve farci riflettere sulla salute delle nostre democrazie nazionali”. A parlare alla ‘Dire’ e’ Nicola Colacino, professore associato di Diritto internazionale e docente di Diritto dell’Unione europea presso l’ateneo romano ‘Niccolo’ Cusano’.

Ieri il premier britannico ha chiesto e ottenuto dalla Regina il rinvio dell’apertura del parlamento al 14 ottobre – allorche’ l’uscita definitiva di Londra dall’Ue e’ fissata al 31 ottobre – una scelta che ha sollevato reazioni negative sia internamente, che da parte dell’Europa.


Per il docente, la delusione dell’Unione europea e’ forte anche perche’ “dall’ultimo G7 di Biarritz era emersa la convinzione che si potesse raggiungere una soluzione negoziale, anche con un’ulteriore proroga della scadenza del 31 ottobre.

La mossa di Johnson ha spiazzato tutti, anche se negli ultimi giorni erano circolate indiscrezioni che la anticipavano”. A dare a Johnson il coraggio di imboccare questa strada con tanta determinazione, per Colacino “e’ la consapevolezza di godere dell’appoggio incondizionato degli Stati Uniti, su cui il premier britannico sa di poter contare in caso di conseguenze negative del ‘No deal’ (l’uscita senza accordo dall’Ue, ndr)”, vale a dire “in caso di carenza di prodotti di base come cibo e farmaci”.

Una eventualita’ che sta alimentando un forte dibattito interno al Paese. D’altronde, osserva Colacino, Johnson sembra il fratello minore di Trump e non solo per l’aspetto esteriore: sembra di aver ereditato quella disinvoltura con cui Trump e vari leader politici di oggi gestiscono le istituzioni. Il parlamento – e questo e’ il dato allarmante – viene visto come elemento di fastidio, un ostacolo”.

Eppure questo atteggiamento rivela una contraddizione forte, come aggiunge ancora il professore universitario: “se da un lato, alle istituzioni europee si chiede piu’ partecipazione e trasparenza, dall’altro le democrazie nazionali tradiscono un deficit di questi elementi”. Allarmante anche il fatto che i politici come Johnson “portino avanti le proprie idee senza tenere conto degli strappi sociali che potrebbero causare”.

Quanto all’Irlanda del Nord, la mossa del premier britannico secondo Nicola Colacino “non avra’ un particolare impatto”. D’altronde, prosegue l’esperto, “se fosse esistita una soluzione alternativa al ‘backstop’ (ossia la possibilita’ di mantenere, da un punto di vista doganale e tariffario, l’Irlanda del Nord nell’Unione Europea, senza minare l’integrita’ politica del Regno Unito, ndr) sarebbe emersa.

Theresa May ha lavorato molto per trovarla, e Johnson, che ha un approccio piu’ radicale rispetto alla premier precedente, ora punta unicamente a portare a termine la Brexit senza ulteriori rinvii e anche in caso di ‘No deal'”.

L’Europa “considera l’Irlanda un partner, quindi deve tutelarla: ne va della sua credibilita’ e un unita’. D’altronde non e’ stata l’Ue a volere la Brexit”.
Infine, un cenno alla corona britannica: “Johnson- dichiara Colacino- ha coinvolto la Regina sapendo che non gli avrebbe detto di no. Mai nella storia un monarca ha negato un rinvio dei lavori dei parlamentari.

Di certo Elisabetta II non sara’ stata contenta di essere chiamata in causa, anche se indirettamente, anche perche’ si mantenuta sempre neutrale sul tema. Ma la scelta di non interferire e’ stata corretta, o avrebbe introdotto un elemento di confusione in piu’, in una fase gia’ tesa per il Regno Unito”.

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