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Proteste agli scali negli Usa, anche i repubblicani contro il Muslim Ban

In centinaia nei principali aeroporti alla notizia dell'ordinanza che blocca l'accesso agli immigrati provenienti da sette paesi a maggioranza islamica

Pubblicato:29-01-2017 10:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:50

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Foto da Twitter

ROMA –  Centinaia di manifestanti si sono affollati nei principali aeroporti degli Stati Uniti alla notizia del #muslimban, l’ordinanza firmata ieri dal Presidente Donald Trump che blocca l’accesso agli immigrati provenienti da sette paesi a maggioranza islamica: Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen.

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Un giudice federale dello Stato di Brooklin è già intervenuto a bloccare il provvedimento, nel tentativo di porre fine al caos scoppiato negli scali americani e in altre capitali del pianeta, dove vari passeggeri – seppur provvisti di Green card – si sono visti negare il permesso a imbarcarsi.

Non si tratta solo di rifugiati, ma anche di persone che negli Stati Uniti risiedono da tempo e hanno un impiego.


Tra questi anche il regista iraniano Asghar Farhadi, autore del film ‘The Salesman’ (Il cliente) che corre per il Oscar 2017 che si terranno il 26 febbraio prossimo. A confermare la sua assenza tramite Twitter è il presidente del National Iranian American Council, Trita Parsi, che sempre attraverso il suo profilo denuncia maltrattamenti da parte degli agenti ai viaggiatori iraniani: “anche se in possesso della Green card- ha scritto- sono stati ammanettati, i loro profili social sono stati controllati e gli è stato chiesto di dire cosa pensano di Trump“.

Molti i messaggi di condanna alla decisione del neoeletto inquilino della Casa Bianca, non solo da parte dei leader internazionali, come Hollande e Trudeau, ma anche dai politici americani di entrambi gli schieramenti: la senatrice democratica Elizabeth Warren al Logan Airport, nel Massachusetts, megafono in mano ha incoraggiato i manifestanti a “far sentire la propria voce forte e chiara contro questa ordinanza”, che trovano “illegale, incostituzionale”, nonché un “attacco ai fondamenti della democrazia”. Dello stesso parere anche il repubblicano Jeff Flake, che ha definito “inaccettabile” il provvedimento: “Il Presidente Trump e la sua amministrazione- ha aggiunto, stando a quanto riferisce la stampa statunitense- hanno ragione a essere preoccupati per la sicurezza nazionale, ma è inaccettabile quando i residenti permanenti sono detenuti o allontanati negli aeroporti”.

“Ci sono due modi per perdere la nostra battaglia generazionale contro il jihadismo- ha detto invece Ben Sasse, del Gop del Nebraska- Il primo è quello di continuare a fingere che il terrorismo jihadista non abbia alcuna connessione con l’Islam o con alcuni paesi. Sarebbe un disastro. Ed ecco il secondo- ha proseguito- Se al Medio Oriente arriva il messaggio che gli Stati Uniti considerano tutti i musulmani come jihadisti, i reclutatori di terroristi vinceranno, poiché diranno ai ragazzi che l’America sta bandendo i musulmani e che questa è l’America rispetto a una religione. Contro il jihadismo serve intelligenza”, ha concluso. “E’ un approccio estremo, del tutto incoerente rispetto ai nostri valori”, il commento invece di Justin Amash, del Michigan.

di Alessandra Fabbretti

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