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Confartigianato chiama esperti e spiega agli imprenditori il bail in

BOLOGNA - Che il tema sia molto sentito da piccole imprese e consumatori lo dimostra il sold out

Pubblicato:29-01-2016 17:03
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:52

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BOLOGNA – Che il tema sia molto sentito da piccole imprese e consumatori lo dimostra il sold out registrato dall’incontro organizzato ieri da Confartigianato Bologna e dalla raffica di domande che ha travolto gli esperti chiamati dall’associazione a spiegare cos’è e come funziona il ‘bail in’ bancario. Del resto, il decreto del governo che introduce anche in Italia la normativa europea che vieta agli Stati il salvataggio delle banche e lo scarica su azionisti, obbligazionisti e, in ultima battuta, anche correntisti (sopra i 100.000 euro), è arrivato proprio nelle difficili settimane dell’intervento sulle quattro banche in default (Carife, Banca Etruria, Banca delle Marche e Carichieti), costato i risparmi a molti clienti di quegli istituti che avevano sottoscritto le ormai famigerate ‘obbligazioni subordinate’. Naturale che le disposizioni Ue abbiano generato forti preoccupazioni nei risparmiatori, che ormai fanno fatica a fidarsi delle loro controparti dietro agli sportelli bancari.

confartigianato_bologna “Credo che oggi sia cambiato il paradigma: non è più la banca che si deve fidare del cliente, ma il cliente che si deve fidare della banca”, ammette il direttore di Emil banca, Daniele Ravaglia, chiamato da Confartigianato a spiegare il ‘bail in’ ai propri associati. “Questa normativa cade in un periodo in cui a rassicurare i nostri risparmiatori si fa fatica- ammette Ravaglia- a causa degli eventi che hanno interessato i clienti delle quattro banche andate in crisi. Tuttiavia, non credo che si debba avere una paura così forte come in questo momento in molti hanno”. Anche perchè, assicura il direttore della Bcc, al bail in si arriva come ‘extrema ratio’, dopo tutta una serie di tentativi andati a vuoto.

Il bail in è un salvataggio interno, un meccanismo che entra in gioco quando altre soluzioni non sono state sufficienti a salvare la banca. Ma è poco probabile che ci siano situazioni di questo tipo”, afferma Ravaglia. Ma come può il risparmiatore essere rassicurato sulla solidità dell’istituto a cui ha affidato i propri risparmi? “C’è un unico elemento esterno che possa certificare la sicurezza di una banca: il cet1, un indicatore che la Bce assegna alle banche come valore minimo per assicurarne la solidità. Chiediamo alle banche qual è il loro cet1 e qual è quello assegnato dalla Bce: se la differenza tra i due indicatori è ampia, ovvero se quello delle banca supera di molto quello attribuito, significa che la banca è solida”. Naturalmente, il presupposto è che il rapporto tra cliente e istituto di credito sia improntato alla trasparenza.


“Quello che il cliente deve fare è non stancarsi di approfondire e chiedere al proprio referente quali sono le caratteristiche esatte dei prodotti che gli vengono proposti e quali sono i rischi. Il cittadino non deve stancarsi di chiedere prima di mettere una firma sui famigerati moduli”, consiglia il commercialista Fabio Busuoli. “Il problema è nella percezione dei cittadini e dei piccoli imprenditori. Deve passare il concetto che le banche non sono più soggetti che fanno capo al sistema pubblico, ma sono imprese soggette al default come altre aziende. Investire comporta dei rischi”, ricorda.

confartigianato_bologna_2“La situazione sta diventando pesante. Il decreto è uscito nel momento in cui sono andate in dissesto le quattro banche e si è incrinato il rapporto di fiducia con i consumatori”, nota Maurizio Gentilini, presidente di Federconsumatori Bologna. A questo punto, “le cose da fare sono tante: c’è poca fiducia, non solo nelle banche, ma anche nella Banca d’Italia e nella Consob perchè chi doveva garantire i risparmiatori è diventato parte in causa”, spiega il responsabile dell’associazione di tutela dei consumatori, che si prepara a tutelare molti ex obbligazionisti delle quattro banche salvate a dicembre.
“C’è un problema forte di informazione e anche i consumatori devono fare autocritica. Ma tutto il sistema fa acqua. Dobbiamo far qualcosa per non trovarci nei prossimi anni di fronte a situazioni molto gravi”, avverte. “Avevamo una richiesta, un’ansia che ci veniva dai nostri associati. Per questo abbiamo chiamato esperti e addetti ai lavori per spiegare bene e tranquillizzare i risparmiatori”, tira le somme il segretario di Confartigianato, Giuseppe Cremonesi. “Anche il piccolo artigiano vede nella banca un suo interlocutore fondamentale- spiega- per questo è importante spiegare e uscire da preoccupazione forse eccessiva, montata da sistema informativo che ha enfatizzato gli incidenti gravissimi che hanno riguardato alcune banche. Certo, abbiamo bisogno di un sitema trasparente”.

di Vania Vorcelli, giornalista professionista

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