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Il partenariato con l’Africa cambia filosofia con un programma promosso dalla diaspora

Presentata oggi un'iniziativa organizzata dall'Unione delle comunità africane d'Italia (Ucai) e finanziata dalla Farnesina

Pubblicato:28-12-2022 16:48
Ultimo aggiornamento:28-12-2022 16:48
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ROMA – Ripensare il “cuore epistemologico” delle relazioni fra Africa, Europa e Italia, dialogando in modo “franco e aperto” e “ascoltando veramente le teorie e le filosofie che si sviluppano nel continente”, nell’ottica di costruire una nuova “piattaforma di elaborazione culturale condivisa” che possa informare progetti, partenariati e prospettive di sviluppo fra le due sponde del Mediterraneo. Parte anche da qui il progetto “Africa-Europa: identità e differenze. Culture e politiche in dialogo”, promosso dall’Unione delle Comunità Africane d’Italia (Ucai) e finanziato dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

QUATTRO TAVOLE ROTONDE

L’iniziativa è stata presentata oggi presso la sede della Lega italiana dei diritti dell’uomo (Lidu), nella centrale Piazza d’Aracoeli di Roma, dal presidente di Ucai Otto Bitjoka e dal direttore scientifico del progetto, Marco Massoni. Il piano presentato oggi si articolerà in quattro tavole rotonde su altrettanti temi che si terranno, a porte chiuse, rispettivamente a febbraio, aprile, giugno e settembre. Gli argomenti di discussione saranno: “le forme della politica, democrazia e diplomazia dei popoli; culture, identità e valori; le asimmetrie nello sviluppo e nei partenariati; società matriarcali e patriarcali: la dimensione femminile”. Prevista la partecipazione “di esperti italiani e filosofi e accademici africani di primissimo livello”, come anticipato dal presidente di Ucai.

L’iniziativa si concluderà con la produzione di un documento che dovrà “giungere a una sintesi e infine convertirsi in fatti concreti, in progettualità”, ha aggiunto Bitjoka. “Africa-Europa: identità e differenze”, è finanziato dalla direzione centrale Africa della direzione generale per la Mondializzazione della Farnesina attraverso il “Decreto missioni 2022”. L’iniziativa, afferma inoltre il ministero, “è in linea con le proposte operative delineate dal documento di policy strategica ‘Partenariato con l’Africa’”, lanciato nel dicembre 2020 e di prossima riedizione.


CAMBIARE PROSPETTIVA SULLA COOPERAZIONE

Il presidente di Ucai, economista afro-italiano originario del Camerun e residente in Lombardia da più di 40 anni, ha esortato la platea a riflettere su alcuni nodi centrali delle relazioni fra l’Africa e l’Europa. “Di recente il presidente del Camerun Paul Biya ha detto che il continente ormai non vuole più la classica cooperazione allo sviluppo, e penso abbia ragione- ha detto Bitjoka – se i Paesi africani investono sulle loro materie prime, anche con la creazione di società sovrane, e vanno sul mercato, sono in grado di raccogliere molti più fondi”.

Da comprendere meglio, e con una logica diversa, anche l’instabilità politica che caratterizza alcune aree del continente. “Vediamo dispiegarsi in tutta la sua forza quella che io chiamo l’antropologia della rabbia’, quella che agisce all’origine dei golpe militari in Mali e in Burkina Faso”, ragiona l’economista. “Serve capire che questi interventi dell’esercito sono diversi dal passato: ora è il popolo che li guida e chi mette al potere chi vuole lui. Ci dobbiamo chiedere- ha interrogato i presenti Bitjoka durante il dibattito che ha seguito la presentazione – a quale livello di maturazione collettiva si è arrivati per giungere a questo livello di consapevolezza politica?”.

UNA VISIONE PIÙ A LUNGO TERMINE

A un cambio di paradigma guarda anche Massoni, analista e advisor esperto di relazioni internazionali. “Risulta urgente la necessità di superare le difficoltà e i non detti di alcune delle forme più recenti dei partenariati fra Europa e Africa”, afferma il direttore scientifico. “Questi strumenti in teoria potrebbero funzionare ma poi si dimostrano privi di visione a lungo periodo e di condivisione profonda, oltre che ancora concepiti su un rapporto asimmetrico, ancora bloccati sulla struttura donatore-beneficiario”.

L’iniziativa presentata oggi poi, secondo Massoni, “deve anche ragionare con maggiore attenzione sul linguaggio: a una certa terminologia si dà per scontata un’attribuzione di significato, pensando che sia condivisa anche quando non lo è”, ha spiegato l’esperto. “Chi elabora strategie e linee di finanziamento spesso è portatore dell’interpretazione linguistica dominante, in modo più o meno consapevole”. Il progetto in definitiva, aggiunge Massoni, “ha anche l’obiettivo di riportare i valori culturali al centro dell’agenda politica e diplomatica”.

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