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Il racconto di Romani, presidente di Arcigay trattenuto in Russia: “Fermati, ma non picchiati”

Insieme a tre attivisti di Antigone e alla direttrice di 'A Buon Diritto', era stato fermato ieri dalle Forze dell'Ordine

Pubblicato:28-06-2017 17:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:28

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ROMA – “Stiamo bene. Nonostante tutto quello che è successo, con noi le Forze dell’Ordine sono state molto corrette, anche gentili. Potevamo telefonare, stare su internet, fumare e mangiare”. È sereno Flavio Romani, presidente di Arcigay. È ancora in Russia, tornerà in Italia domani, 29 giugno.

Proprio ieri, insieme a tre attivisti di Antigone e alla direttrice di ‘A Buon Diritto’, e’ stato fermato dalle Forze dell’Ordine. L’incontro con associazione del posto era stato organizzato per monitorare lo stato di detenzione in Russia.

IL RACCONTO

“Dovevamo fare un incontro con associazioni che si occupano di diritti civili, in particolare di quelli di chi si trova in carcere”, il racconto all’agenzia DIRE di Romani.


Mentre si trovavano in una sede delle associazioni “hanno fatto irruzione 4 poliziotti, 2 in divisa e 2 in borghese. Avevano l’esposto di un signore che abita a 400 chilometri da dove ci trovavamo in cui si parlava di 5 italiani che si trovavano in riunione che andavano controllate. Nell’esposto c’erano i nostri nomi e cognomi“.

I poliziotti hanno così “preso i passaporti a tutti, ci hanno chiesto perche’ eravamo lì, chi eravamo… E ci hanno contestato il fatto che secondo loro stavamo facendo attività politica e di propaganda. Secondo loro non potevamo fare nulla perché avevamo un visto turistico”.

Per questo, “ci hanno presi dalla sede e portato a un posto di Polizia e li’ ci hanno tenuti per altre 6 ore. Noi abbiamo replicato dicendo che non accettavamo la contestazione, sembrava più un pretesto che altro”.

Prima di partire per la Russia, Romani e gli altri della delegazione si erano mossi secondo le procedure previste: “Il visto lo abbiamo chiesto al Consolato generale della Russia a Roma. Noi avevamo chiesto un visto per 5 persone, consegnando anche il programma dettagliato della nostra visita, avevamo spiegato chi avremmo incontrato e a che ora. Sapevano benissimo cosa eravamo venuti a fare“.

Tutta la vicenda è durata dalle 15 alle 23.30 circa. “Ci sono state delle lungaggini assurde, ci hanno interrogati e fatto contestazioni. Abbiamo anche avvisato l’ambasciata. Paura? No, ma momenti di tensione sì, ogni tanto. I ragazzi russi delle associazioni contestavano i poliziotti”.

Ad un certo punto “ci hanno detto chiudetela qui. Ho avuto l’impressione che ci fosse un ordine di dare segnale. Far capire gli altri ‘state a casa vostra e non venite a ficcare il naso da noi’“. Romani e gli altri attivisti, una volta pagata una sanzione amministrativa per quanto successo (“Duemila rubli”), torneranno a Roma via Turchia. ‘”Ma io qui voglio tornare il prima possibile. Credo che possiamo farlo quando vogliamo’”.

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