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In Ecuador è allarme violenze, Capurro (Avsi): “Si fermano con cibo, lavoro e diritti”

La project manager da Quito: "I gruppi più esposti sono donne, giovani e migranti.: li sosteniamo per favorire integrazione sociale"

Pubblicato:28-02-2024 13:16
Ultimo aggiornamento:28-02-2024 17:50

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Foto: Avsi /Ana Caroline de Lima

ROMA – “Istruzione, lavoro, cibo e salute sono le chiavi per risolvere le tensioni sociali”: ne è certa Mileidy Capurro, project manager di Fondazione Avsi, che con la Dire parla da Quito, capitale dell’Ecuador. Questo piccolo Paese sta facendo notizia dopo che fonti istituzionali hanno rilevato un picco allarmante negli omicidi: dai 6,9 morti ogni 100mila abitanti del 2019 ai 26,7 del 2022.
A gennaio, il presidente Daniel Noboa ha proclamato “lo stato d’emergenza” per “il conflitto interno”, dopo che diversi leader dei gruppi legati al narcotraffico sono riusciti a evadere di prigione. Poi, l’occupazione della sede della tv nazionale da parte di un commando armato.

Noboa, presidente eletto a ottobre alla guida del paese collocato tra i più grandi produttori mondiali di cocaina – Colombia e Perù – ha quindi proclamato “guerra alla droga”. Vicino all’approccio del presidente di El Salvador Nayib Bukele, la linea di Noboa ha portato a più di 10mila arresti in circa 50 giorni, facendo temere ad alcuni osservatori una stretta eccessiva che potrebbe finire per colpire anche giovani in condizioni di disagio, così come è stato denunciato lo scorso anno nel vicino Salvador.


“In Ecuador- dice la cooperante- la popolazione fa i conti con tante sfide, dal lavoro alla malagestione delle risorse naturali come le foreste e la terra. Noi lavoriamo per l’inclusione sociale”. Da qui la decisione di Avsi di proporre una pluralità di programmi: si va dalla nutrizione dei bambini, a interventi che favoriscono l’accesso ai servizi sanitari, alla promozione e l’accompagnamento dell’imprenditoria femminile e dei giovani per garantire forme di reddito. “Offriamo anche workshop per ragazzi e ragazze, in collaborazione con le istituzioni e le comunità, per tenerli lontani dalle bande criminali”.

Tra i principali gruppi vulnerabili, ci sono anhce i migranti. L’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) riferisce che nel paese ci sono oltre mezzo milione di venezuelani – il 70% dei quali si concentra nelle province di Guayas, Manabì, e Pichincha – e anche per loro i bisogni prioritari sono “accesso a cibo, salute e lavoro”.
“Nelle regioni interessate offriamo servizi di assistenza legale” dice Capurro, “e di inserimento al lavoro. La crisi economica lascia senza reddito anche le comunità locali, quindi per i migranti è ancora più difficile”. Secondo il World food programme, la crisi economica ha spinto in povertà un quarto della popolazione, mentre il livello di povertà estrema è passato dal 7,9% all’8,2% soprattutto nelle aree rurali.
Dinamiche che rischiano di alimentare xenofobia, discriminazioni e ghettizzazione, per questo, come assicura la referente di Avsi, “lavoriamo per offrire a tutti delle opportunità ma stimoliamo anche il dibattito, sempre in collaborazione con le istituzioni, i leader sociali e le organizzazioni della società civile. L’obiettivo è far comprendere che lavoro, istruzione e salute per tutti significano anche più vantaggi per tutti”.

Un’altra sfida riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici: “Proponiamo progetti volti a promuovere il riciclo, l’economia circolare e la produzione di energie rinnovabili, ad esempio tramite l’installazione di pannelli solari. Quanto al Nino“, fenomeno meteorologico che negli ultimi anni sta causando conseguenze anche sul piano umanitario, “proponiamo interventi volti a rafforzare le infrastrutture”, conclude Capurro.

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