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Dalle associazioni l’appello per il bimbo di Ischia: “Ha una patologia genetica, sia portato a casa”

In una lettera denunciate le condizioni del piccolo, prelevato dalla sua abitazione il primo dicembre scorso

Pubblicato:27-12-2023 12:32
Ultimo aggiornamento:28-12-2023 10:20
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bambino di ischia
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ROMA – “Le associazioni firmatarie – UDI Napoli, Arcidonna, Donne Insieme, Psy-com Protocollo Napoli, Salute Donna – segnalano la collocazione di un bimbo di 8 anni, contro la sua volontà, in una comunità protetta dove si trova dal 1° dicembre per decreto del tribunale di Napoli. La vicenda viene sollevata, da un lato, a difesa dei diritti del bambino (Convenzione di Lanzarote, Convenzione sull’esercizio dei diritti dei bambini di Strasburgo, Convenzione sui diritti del fanciullo di NY), dall’altro a difesa della sua salute. Il minore soffre, infatti, di una patologia genetica (favismo) che può dar luogo a gravi scompensi emotivi e soprattutto fisiologici (crisi emolitica grave) in caso di stress, come quello causato delle vicende che descriveremo”.

Così in una lettera le associazioni denunciano le condizioni del bimbo strappato alla mamma e scrivono al ministro della salute, Orazio Schillaci; alla ministra per la famiglia, Eugenia Roccella; alla Presidente Commissione femminicidio, Martina Semenzato; al Commissario alla Sanità della regione Campania, Al Garante dell’infanzia nazionale e regionale e per conoscenza alla senatrice Valeria Valente e al Sindaco di Lacco Ameno.

“Il bambino, come da notizie di stampa, il primo dicembre, è stato prelevato con la forza dalla sua abitazione, a Lacco Ameno di Ischia, da più rappresentanti delle FFOO, dei Servizi Sociali e dei Vigili del Fuoco al fine di dare esecuzione al provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli. Ciò accadeva nonostante l’Ordinanza di Cassazione n. 9691/22 in cui si specifica che togliere i bambini con l’uso della forza dai propri contesti non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto, così come afferma a più livelli altra giurisprudenza basata sui diritti dei minori all’intangibilità corporea (a meno che non vi sia un immediato rischio per la loro vita). Si sottolinea come la difesa della madre, prima del Decreto del 15 settembre 2023, aveva chiesto che venisse sentita la psicologa che aveva seguito per due anni il bambino in psicoterapia e che aveva scritto, in un suo parere depositato agli atti, che togliere la madre al minore avrebbe rappresentato un trauma. Era stato chiesto anche di ascoltare i medici che si erano occupati della salute del minore in quanto affetto da malattia genetica, allegando i certificati medici che provavano (invano) le fragilità e i pericoli per il bambino. Alle scriventi sembra che si sia di fronte ad una errata interpretazione del significato del best interest del minore, non essendosi tenuto conto di alcuna documentazione sullo stato di salute e sulle condizioni di vita del minore”.


Le associazioni ricordano che “un video, prodotto da un giornale locale, testimonia la condizione traumatica del bambino, al momento del prelievo forzoso con urla, grida e pianti. In conseguenza di ciò, le scriventi associazioni avanzano preoccupazioni circa lo stato di salute del bambino a circa un mese dal suo prelievo coattivo, che da quanto riportato da alcune testimonianze è peggiorato (né poteva essere diversamente). Il bambino continua a chiedere di tornare a casa, e lo ha chiesto in ultimo al sindaco di Lacco Ameno che è andato a trovarlo”.

LE RICHIESTE

Ecco le richieste per il piccolo: “un intervento urgente affinché il bambino sia sottoposto a immediata visita medica collegiale (di cui faccia parte il suo pediatra curante) che valuti le attuali condizioni di salute, l’adeguatezza delle cure che riceve e la compatibilità del suo stato psicofisico con le condizioni della permanenza in una struttura, senza il sostegno psicoaffettivo delle proprie figure di riferimento (la mamma e la nonna) e della famiglia; sia condotto un esame per accertare se e quanto abbia influito, sulle attuali condizioni di salute, il violento trauma subito per il prelevamento forzato dalla casa e la scomparsa ex abrupto dalla sua vita quotidiana della madre – principale figura d’attaccamento e di cura – e della nonna materna, con le quali ha finora vissuto, si valuti l’eventuale aggravamento della malattia genetica di cui il bambino soffre, con danno grave della salute psicofisica, in rapporto con l’ultimo evento traumatico consistito dal prelievo forzoso e dalle reazioni di terrore del bambino, espresse attraverso grida e urla apprezzabili dalla registrazione audio-video pubblicata da una testata locale, il cui link abbiamo inserito”.

Chiedono inoltre che “il minore sia riportato nel proprio contesto abituale di vita dove possa trovare riparazione dal grave trauma patito (accertabile anche con gli esami richiesti) e dove le cure possano essere dispiegate nell’ambito delle relazioni familiari affettive abituali, essenziali e necessarie a un bambino di 8 anni per prevenire un aggravamento delle sue condizioni di salute e conservare un adeguato livello di benessere psicofisico”.

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