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M5S e Pd litigano sulla Giustizia, stasera passa l’anti Di Maio?

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'agenzia stampa Dire, per DireOggi | Edizione del 27 novembre 2019

Pubblicato:27-11-2019 16:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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ROMA – Il Governo non è bello se non è litigarello. M5S e Pd continuano a darsele di santa ragione. Stavolta sulla riforma della Giustizia, che i ‘grillini’ voglino portare subito all’incasso, mentre i Dem guardano con orrore la norma giustizialista sulla prescrizione. Dal primo gennaio, infatti, scatterà la regola che dopo la condanna di primo grado si bloccano i tempi di scadenza. Il Pd la vorrebbe spostare in avanti accompagnandola a una riforma sulla durata certa del processo, per non rimanere ‘appesi’ anni e anni. La corda è tesa, e dentro il Pd lo sono anche i nervi del segretario Nicola Zingaretti.

Per quanto riguarda lo scontro dentro il Movimento, stasera ci sarà una nuova assemblea dei deputati per eleggere il nuovo capogruppo. Sono mesi che nessuno riesce a superare lo scoglio della maggioranza più uno. Nel frattempo è cresciuta la fronda di chi ormai sta contestando il Capo politico, Luigi Di Maio, per aver accentrato i poteri. Vero che, dopo la nuova investitura da parte di Beppe Grillo, è scattata una tregua, ma in molti pensano che non durerà. Già stasera, infatti, tutti gli oppositori potrebbero convergere e far eleggere Davide Crippa, ex sottosegretario rimasto fuori dalla compagine governativa. «Crippa- spiega una fonte- era un fedelissimo di Di Maio, fatto fuori senza tanti complimenti. Potrebbe benissimo essere lui la risposta politica dell’opposizione a Di Maio, sarebbe una bel guanto di sfida».

Sul fronte della Lega, in attesa del voto in Emilia-Romagna, è sempre attiva la campagna acquisti di senatori ‘grillini’ scontenti e in cerca di un futuro posto in lista. Al momento, comunque, la partita è fiacca, ci sono troppe incognite, a partire dalla nuova legge elettorale e, soprattutto, tra quanto tempo si andrà a votare. Anche dentro la Lega pensano che il Governo resterà incollato fino alla fine e che, se pure riusciranno a portare con loro 20 senatori ‘grillini’, subito spunteranno altri 20 responsabili pronti a votare per la maggioranza.


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