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Anno scolastico ai nastri di partenza. Tutto il buono della Buona Scuola secondo il ministro Stefania Giannini

Dalla mobilità, alla stabilizzazione dei precari, passando per il ruolo dei presidi e l'anagrafe edilizia. Tutto ruota attorno ad un'unica parola d'ordine: continuità didattica

Pubblicato:27-08-2015 11:19
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:30

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ROMA – Scuole più sicure e competitive, in grado di coinvolgere gli studenti e prepararli a diventare cittadini del mondo. Sono questi in sintesi, gli obiettivi della Buona scuola del ministro dell’istruzione Stefania Giannini che oggi, durante la trasmissione di Rai 1 “Uno mattina”, ha illustrato i passi salienti della nuova legge.

Dalla mobilità, alla stabilizzazione dei precari, passando per il ruolo dei presidi e l’anagrafe edilizia, il ministro in tv ha spiegato la Riforma e chiarito i punti più delicati che in queste settimane sono stati oggetto di polemiche.

Stando alle parole del ministro, tutto ruota attorno ad un’unica parola d’ordine: continuità didattica. “La scuola è fatta per gli studenti – afferma Giannini – noi dobbiamo nell’arco di un triennio dare regolarità a un processo che non lo è mai stato per garantire quella continuità didattica che la scuola ha il diritto di avere”. Colorful Chalk at Chalkboard


Tra i punti analizzati anche quello sulla stabilizzazione dei 100mila precari e in alcuni casi dei loro trasferimenti, che da mesi agita gli animi degli insegnanti. “Sarà una mobilità forse un po’ inferiore a quella che c’è sempre stata nel nostro paese. Ci sono molti meno posti al Sud e ci sono molti più posti al Nord. Un dato oggettivo contro cui non è possiamo fare nulla”. Sono le parole di Stefania Giannini, che spiega: “Stiamo cercando di ridurre al minimo questa mobilità che tutte le generazioni di lavoratori del pubblico impiego hanno in qualche modo vissuto e che riguarderà il primo anno di scuola”. Ai docenti che hanno alle spalle anni di anzianità e che devono trasferire le proprie famiglie in altre zone d’Italia, il ministro ricorda che “la scuola è fatta per gli studenti e il sacrificio di alcuni è necessario e funzionale per garantire nel corso del triennio quella continuità didattica che gli istituti hanno il diritto di avere”.

Dopo gli insegnanti è la volta del nuovo ruolo dei presidi, anch’esso oggetto di polemiche. “Il processo di valutazione lo introduciamo noi anche se in realtà la legge dello stato lo aveva già previsto quando si è passati da ‘il preside’ a ‘dirigente scolastico’” spiega il ministro. “I presidi sono già dirigenti dello Stato – specifica- ma non è mai stato affidato a loro un compito ben preciso. Ed è quello che faremo noi: daremo responsabilità valutata e valutabile e non super poteri”.

Un occhio di riguardo della Buona scuola è rivolto all’edilizia scolastica. “Abbiamo fatto la presentazione dell’anagrafe dell’edilizia scolastico a luglio attesa da 20 anni” afferma il ministro in trasmissione che continua:”abbiamo dato una fotografia di tutte le scuole italiane e abbiamo fatto un’operazione mai fatta prima negli ultimi 30 anni cioè mettere risorse”. E proprio in merito ai fondi destinati all’edilizia scolastica, Stefania Giannini spiega che “sono ben 3 miliardi e mezzo quelli previsti di cui una parte è già stata stanziata e cantierata nei lavori in corso per far si che tutte le scuole vengano monitorate soprattutto nel punto più fragile che sono i controsoffitti”. “Ad oggi sono 1,5 i miliardi stanziati impiegati in lavori di abbellimento e soprattutto di ristrutturazione. Il fatto che la maggior partegli istituti italiani (il 55%) non sia a norma – spiega il ministro – è legato dal fatto che si tratta di edifici costruiti prima degli anni ’70 e ciò significa che il collaudo formale non era richiesto. Ma ogni anno, lo dico per i genitori, ogni scuola ha un controllo e una certificazione di sicurezza. Quindi le nostre scuole sono sicure”.

la buona scuolaUna scuola sicura a livello strutturale dunque, che getta anche le basi  per una nuova offerta formativa. Con la legge della Buona scuola infatti “si potenziano quelle competenze che onestamente nella nostra scuola non sono ancora così forti come devono essere, per esempio, le lingue straniere” afferma il ministro, che ammette: “Non abbiamo nella scuola italiana, ragazzi che alla fine del ciclo di studi, indipendentemente da quale sia l’indirizzo, hanno una competenza in una lingua straniera, tipicamente l’inglese, sufficiente e necessaria per poter diventare cittadini del mondo”. “Con la Riforma – continua il ministro – abbiamo insistito a partire dalle scuole primarie, sulla necessità che le lingue straniere vengano insegnate con i metodi giusti per arrivare ad un risultato corretto al termine degli studi”. Il ministro dell’istruzione, spiega che per un paese come il nostro “la storia dell’arte e l’educazione musicale sono materie importanti”.

“Siamo la patria del melodramma – continua Giannini – e sinceramente penso che gli studenti debbano avere nel sangue e nel cuore l’importanza della musica. La scuola – conclude – ha bisogno di fare un cambio di paradigma, quindi scuola digitale per noi non significa avere solo strumenti multimediali ma avere insegnanti ben formati in grado non solo di fare lezione dalla cattedra ma di coinvolgere gli studenti”.

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