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La denuncia a Bologna: “Ragazzini stranieri discriminati da Polizia locale”

Un'associazione di Bologna denuncia l'episodio: "Minorenni di origine straniera criminalizzati e discriminati per dei petardi"

Pubblicato:27-04-2023 15:25
Ultimo aggiornamento:27-04-2023 15:25

auto polizia locale Bologna
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Quattro ragazzini di origine straniera, tra i 9 e i 12 anni, portati in auto “a sirene accese” e costretti a stare “per oltre due ore” in un presidio di Polizia locale per aver fatto scoppiare alcuni petardi in piazza Lucio Dalla a Bologna. Con una modalità di “concreta criminalizzazione” che “non dovrà mai più ripetersi”. A denunciare l’accaduto, su cui aleggia l’ombra della discriminazione, è Guy Didier Monhesea Tieolue, rappresentante dell’associazione ‘La Casa del Mondo’, intervenuto questa mattina in Consiglio comunale nell’ultima seduta dell’Istruttoria pubblica sull’infanzia e l’adolescenza indetta dal Comune di Bologna.

L’INTERVENTO DEI VIGILI PER DEI PETARDI

‘La Casa del Mondo’ è un’associazione nata proprio per contrastare episodi di discriminazione nei confronti delle famiglie che vivono in Bolognina e che provengono da ogni parte del mondo. “Siamo qui per denunciare un fatto grave– dice Monhesea- accaduto il 23 febbraio 2023 in piazza Lucio Dalla e che ha coinvolto quattro dei nostri adolescenti”. A seguito di alcune segnalazioni, racconta il portavoce dell’associazione, la Polizia locale quel giorno è intervenuta perchè sotto la Tettoia Nervi quattro ragazzini stavano facendo esplodere dei petardi acquistati in una vicina merceria, in violazione al regolamento comunale. Fin qui niente di strano. Se non che i quattro ragazzini, tutti tra i 9 e i 12 anni, afferma Monhesea, sono stati trasportati su un’auto della Polizia locale al vicino presidio di via Fioravanti “con sirene accese e scatti repentini dell’auto“.

“FERMATI PER OLTRE DUE ORE”

In ufficio, gli agenti hanno poi verificato “eventuali carichi pendenti e il casellario giudiziario di ciascun genitore dei minori“. Questi controlli, spiega il portavoce dell’associazione, hanno costretto alla permanenza dei ragazzini “per oltre due ore” nel presidio dei Vigili urbani, “come se fosse stato un vero e proprio fermo di polizia“. All’ispettore in servizio, riporta Monhesea, “è stato fatto presente che tale modalità non sarebbe mai più dovuta ripetersi, perchè le questioni relative ai minorenni vanno sempre trattate con le dovute garanzie costituzionale, specie se si tratta di ragazzini che vivono la violenza mediatica e la difficoltà quotidiana di appartenere a classi meno agiate. Nei modi e nei tempi in cui è avvenuto l’intervento della Polizia locale- afferma il rappresentante dell’associazione- di certo è stata realizzata in concreto una criminalizzazione e conseguente autorappresentazione negativa di sè” dei quattro ragazzini.


“MILITARIZZARE NON SERVE”

Monhesea allarga poi il discorso, e lancia un monito alla Giunta Lepore. “Il disagio giovanile va contrastato con la cultura dell’educazione, della solidarietà e autodeterminazione”, afferma il rappresentante dell’associazione, che tra l’altro lamenta anche la difficoltà a ottenere spazi in quartiere per realizzare attività culturali per adolescenti e famiglie. “Oggi siamo qui anche per proporre al Consiglio comunale una soluzione collettiva e solidale a quella che viene chiamata delinquenza giovanile– spiega Monhesea- che vada oltre la repressione del fenomeno, con l’aumento delle Forze dell’ordine in quartiere. I nostri ragazzi hanno bisogno di mezzi, strumenti e solidarietà per sognare al di là della loro condizione materiale. Il vero antidoto alla marginalità e al fenomeno delle cosiddette baby-gang è la socialità. La militarizzazione della città a seguito dei protocolli siglati dal Comune, come l’ultimo col ministro Piantedosi, è uno strumento che mina la coesione sociale“.

SOLIDARIETA’ PER CONTRASTARE IL DISAGIO

Secondo Monhesea, “il degrado si combatte con presidi sociali, più accessibili della stessa piazza Lucio Dalla, dove mancano panchine, fontanelle e bagni pubblici, finendo per renderla inospitale per i residenti, che devono trasformarsi in un consumatori commerciali per vivere quella piazza. Quindi non più polizia, ma spazi solidali per attività solidali e collettive“, conclude il portavoce de ‘La Casa del Mondo’.

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