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Dalla Siria a Gioiosa Ionica, sognando Mandela

Oggi a Fiumicino sono arrivati in 50, uomini, donne, bambini, cristiani e musulmani, grazie ai corridoi umanitari

Pubblicato:27-02-2017 15:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:57

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ROMA – “Vengo da Idlib e, con mio marito e questo piccolino, non vediamo l’ora di conoscere la Calabria“: nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Fiumicino, Seba sorride, con Mohamed in braccio. Originaria del nord della Siria, è appena arrivata dal Libano, grazie ai “corridoi umanitari” voluti dalla Comunità di Sant’Egidio.

Un nuovo inizio, che prende già forma: con i giovani di Gioiosa Ionica, terra di olivi e di agrumi, nella cooperativa Nelson Mandela. “Partiremo in un pulmino con altre due famiglie” racconta Seba. Parla un po’ di inglese, quanto basta per spiegare che da Idlib è dovuta fuggire a causa della guerra civile. Da una parte l’esercito di Damasco, da un’altra i combattenti dello Stato islamico, da un’altra ancora i ribelli sostenuti dalla Turchia. Troppo per una famiglia sola, con tre figli. E allora ecco i campi profughi del Libano e un’opportunità inattesa: partire per l’Italia, legalmente e soprattutto in sicurezza, grazie ai “corridoi umanitari” ideati dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese.


Oggi a Fiumicino sono arrivati in 50, uomini, donne, bambini, cristiani e musulmani. In 18 continueranno il viaggio insieme, sull’Autostrada del sole, destinazione Gioiosa Ionica. “Sarà un’esperienza bellissima, che andrà anche oltre il percorso di accoglienza diffusa che abbiamo avviato anni fa con i progetti Sprar” spiega alla DIRE Maurizio Zavaglia, il vice-sindaco della cittadina. A Fiumicino è arrivato insieme con i figli, alla guida del pulmino che ritornerà a Gioiosa. Era pronto da settimane, ma oggi dice di sentirsi emozionato. L’impegno è ospitare tre famiglie, inserendole nel tessuto sociale e lavorativo di una terra di emigrazione capace però di offrire molto. “Con la cooperativa Nelson Mandela – dice Zavaglia – vogliamo valorizzare le risorse tipiche della nostra terra, a partire dagli agrumi e dall’olio, creando inclusione e sviluppo dal basso anche insieme ai nostri giovani disoccupati”. Percorsi nuovi, dice il vice-sindaco, necessari anche “per contrastare le mafie e la ‘ndrangheta che ci opprimono”. Con Seba, Mohamed e gli altri, allora. “Anche per far capire”, sottolinea Zavaglia, “che migranti e disoccupati non sono antagonisti ma al contrario possono diventare alleati”.


GIRO: “BASTA MURI E NAZIONALISMI”

“I corridoi umanitari sono il contrario dei muri, che non hanno mai funzionato,” e possono disinnescare “un clima di odio che favorisce solo sovranismi populistici che rendono la vita impossibile a tutti”: lo spiega alla DIRE il vice-ministro degli Esteri Mario Giro, a Fiumicino per accogliere 50 profughi siriani in arrivo dal Libano. “Non credo come dice Marine Le Pen che l’Unione Europea abbia fallito e che sia il momento degli Stati nazionali” ha sottolineato Giro. “I nazionalismi hanno dato davvero una pessima prova di sé, con 80 milioni di morti tra la Prima e la Seconda guerra mondiale: è davvero a questo che vogliamo tornare?”. Giovedì a Fiumicino sono attesi altri 75 profughi. A un anno dall’accoglienza di un primo gruppo, era il 29 febbraio 2016, saranno quasi 700 le persone giunte in sicurezza e legalmente in Italia grazie ai “corridoi umanitari”, sostenuti dai ministeri degli Esteri e dell’Interno.

RICCARDI: ITALIA APRIPISTA PER L’EUROPA

L’Italia e’ pronta a esportare in Europa un modello di “ponti positivi”, opposto alla “logica dei muri”: cosi’ alla DIRE Andrea Riccardi, fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio, sul progetto dei “corridoi umanitari” che ha permesso oggi l’arrivo a Fiumicino di 50 profughi siriani. “E’ un modello che funziona”, sottolinea Riccardi, “garantendo la massima sicurezza allo Stato e alla societa’ che accoglie e allo stesso tempo dando la possibilità’ a queste persone di scappare dal ricatto dei mercanti di esseri umani”. Secondo il fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio, l’Italia e’ apripista a livello europeo e internazionale. “Fa funzionare questo sistema proiettandolo su una logica che non e’ quella dei muri ma quella di ponti positivi” sottolinea Riccardi. Convinto che presto il modello sarà’ esportato: “C’e’ la Francia”, spiega, “e forse anche la Spagna”.

di Vincenzo Giardina, giornalista

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