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Emergenza coronavirus, dura poche ore la pace tra Conte e Salvini

L’editoriale di Nico Perrone per DireOggi

Pubblicato:26-02-2020 15:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:03

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ROMA – Dopo mesi e mesi si erano sentiti al telefono. L’emergenza coronavirus aveva convinto anche il leader della Lega, Matteo Salvini, a fare pace col presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Era stato messo da parte anche lo scontro tra il premier e il presidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, che quando ha sentito Conte parlare di ‘falla’ nel sistema sanitario lombardo per come era stata gestita l’emergenza all’ospedale di Codogno, si era alzato dal tavolo mandandolo a quel paese. Poche ore, la pace è durata fino a questo pomeriggio, quando il leader della Lega ha di nuovo sparato ad alzo zero contro il presidente del Consiglio: «Se fosse vera la notizia di un’inchiesta della Procura a carico degli ospedali di Codogno, Casalpusterlengo e Lodi, dove stanotte i Nas hanno fatto un’ispezione, saremmo all’assurdo. Sarebbe il risultato delle insinuazioni del presidente del Consiglio. Medici, infermieri, volontari stanno rischiando in prima persona per proteggere tanti italiani: meritano protezione e ringraziamenti». 

In queste ore il Governo sta mettendo a punto le nuove misure di aiuto alle zone colpite dall’epidemia. Già la prossima settimana dovrebbe essere portato all’approvazione, perché si rischia un vero e proprio tracollo economico. In Parlamento si rincorrono le voci più disparate. Il presidente del Consiglio «sta sempre in tv, è dappertutto, parla sempre del coronavirus… forse vuol nascondere la debolezza del suo Governo, cerca riparo dietro il virus», dicono esponenti dell’opposizione. Per altri tocca sempre a Conte, visto che la Protezione civile è in capo a Palazzo Chigi. Ma ci sono anche quelli che vedono un complotto, che il metterlo in sovraesposizione possa, alla fine, trasformarlo in possibile capro espiatorio «quando dal dramma del virus passeremo al caos economico». Intanto, anche alla Camera e al Senato sono scattate le misure di prevenzione. All’entrata tutti sono invitati a pulirsi le mani con l’amuchina e tra poco arriveranno anche i termometri per misurare la temperatura. Tra i parlamentari qualcuno scherza: «Meno male che siamo riusciti a bloccare i tamponi… Ci pensate? Se trovavano uno positivo questi ci rinchiudevano qui dentro per 14 giorni».


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